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Religione e libertà

 

 

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Pubblicato da   IL RIFLETTERE organo della AIAC .CLI  

 

Giovanni De Sio Cesari  

www.giovannidesio.it

 

 

 

 

È comune nei nostri tempi (e non solo) l’idea che la religione reprima la libertà personale, che ci costringa, cioè, a rinunciare ai nostri desideri. Liberarsi quindi dalle credenze religiose significherebbe liberare la nostra volontà di seguire ciò che desideriamo.

In un certo senso può pure considerarsi vero, ma occorre intendersi sul significato di libertà che, come tutte le parole importanti, può significare tutto e il contrario di tutto.

Per il nostro discorso indicherei due ordini di significati: libertà nel campo dell'azione personale (possiamo fare quello che vogliamo) e in senso socio-politico (possiamo esprimere pubblicamente le nostre opinioni, qualunque esse siano, ed eventualmente diffonderle).

Esaminiamo il primo significato: possiamo fare tutto quello che ci passa per la mente? Nessuno pensa che si possa agire senza limiti ben precisi. Non è che se una persona mi è antipatica posso ucciderla o se una donna mi piace posso violentarla. Noi siamo esseri sociali, viviamo in una società e non possiamo viverci senza rispettare le regole della nostra società. A differenza degli animali sociali, non abbiamo un istinto che ci fa osservare rigidamente regole naturali, ma le regole umane sono flessibili, mutano secondo le società: occorre quindi uno sforzo cosciente, a volte veramente eroico, per non infrangerle. Quindi è impensabile che un uomo possa fare tutto quello che in quel momento gli viene in mente, sempre e comunque; vi sono un gran numero di limiti.

Non è quindi la religione a imporre limiti, ma la nostra stessa natura umana. Secondo il pensiero cattolico (ma in generale di tutte le religioni), essere liberi significa allora non fare qualunque cosa di cui abbiamo un impulso, ma seguire la nostra stessa natura: si è liberi, cioè, quando si realizza la natura. Ad esempio, la famiglia fondata sul matrimonio e l'allevamento ed educazione dei figli è un fatto che realizza la nostra natura: senza di essa l'umanità si estinguerebbe. Certo, la famiglia ci porta a una serie di obblighi e necessità che condizionano profondamente tutta la nostra vita. Tuttavia, senza la famiglia, senza l'amore coniugale, senza il sorriso dei bimbi, noi siamo infelici perché non abbiamo realizzato la nostra vera natura.

Possiamo anche aggiungere che se alcuni liberamente vogliono rinunciare al matrimonio per dedicare tutta la propria vita al servizio di Dio (sacerdozio, ordini religiosi) o anche ad altra causa, realizzano comunque la loro natura nel loro elevarsi a Dio; anzi, consideriamo in genere questa condizione come privilegiata.

Il problema quindi è se questa o quella prescrizione religiosa realizzi o meno la natura umana e non che i precetti religiosi siano di per sé una coartazione della libertà e non invece una liberazione. Ad esempio, è più conforme alla natura umana la carità cristiana oppure la sopraffazione del superuomo nicciano?

L'altro aspetto è quello politico: si può imporre una religione anche a chi per qualsiasi motivo ritiene di seguire un'altra religione o nessuna?

È vero che comunque non si può costringere una persona a credere in quello che non crede: occorre sempre la convinzione. Nel passato però realmente il Cristianesimo ha impedito anche con la forza la diffusione di dottrine considerate contrarie al credo e non sono mancate le persecuzioni, anche gravi e sanguinose: si pensi alle terribili guerre di religione.

In realtà, fino a qualche tempo fa (breve sul metro della storia) non si concepiva la libertà di opinione in nessun campo e quindi nemmeno in religione: quando questa si è affermata in tutti i campi, allora è stata accettata anche in campo religioso (sia pure dopo un lungo conflitto). Attualmente il Cristianesimo accetta e anzi se ne fa paladino della libertà religiosa. Quello che è cambiato nell’ambito socio-culturale è l'idea che nessuno può pretendere di avere la verità ultima e definitiva. In democrazia si decide con la maggioranza rispettando le libertà e si dice giustamente che la libertà religiosa è la prima e la matrice di ogni altra libertà.

Da chiarire che la libertà di opinione non significa che tutto è vero e che tutto è falso, ma che ognuno ritiene che la sua opinione sia quella vera, ma rispetta quella degli altri. In altre fedi invece non si è raggiunta l'idea della libertà religiosa, particolarmente in quella islamica. Non è che dipenda tanto dalla religione in sé, ma dal fatto che nei popoli presso cui è diffusa non si è giunti all’idea della libertà di opinione e quindi anche di quella religiosa.