•  Pubblicato in Italianotizie  20/11/19 Home  

     

    La resa degli studenti a Hong Kong

     

     

     

    Giovanni De Sio Cesari  

     

     Su tutti i mass media si vedono gli studenti della Università di Hong Kong, in fila  ciascuno con le mani sulla spalla del precedente, a testa bassa, umiliati,  sfilare fra i poliziotti verso il carcere Quelli maggiorenni saranno poi processati e condannati: le immagini sembrano raffigurare il triste tramonto delle grandi manifestazioni che da mesi, dilagavano in tutta la citta  e attraverso i mass  media in tutto il mondo

    Poteva (o può)  finire diversamente, potevano o possono ancora vincere la loro lotta ? A noi sembra di no, in nessun caso: la loro sconfitta  era ed è nei fatti ineluttabile

     Vediamo i fatti. Hong Kong era una territorio senza importanza ceduto alla Inghilterra al seguito  delle guerre dell’Oppio, una grande  umiliazione per  il “paese  di mezzo” perdere comunque un lembo del proprio  territorio. Man mano e soprattutto dopo la vittoria di Mao in Cina,  Hong Kong divenne la porta della Cina verso il mondo ed ebbe uno sviluppo industriale eccezionale per le eccezionali condizioni commerciali. Grande il numero dei cinesi che fuggivano nella citta dalla  povertà della  Cina di Mao, pronti a qualsiasi  lavoro a qualsiasi salario. Poi per  effetto delle  riforme di Deng Xiaoping la Cina ha avuto un suo grande sviluppo, è tornata sul contesto internazionale con il posto che le spetta. Nel 1997 pacificamente l’Inghilterra ha rinunciato alla colonia e si è concordato  che essa avrebbe mantenuto la sua autonomia per 50 anni pur facendo parte della Cina ( un paese con due sistemi) I soldati della  armata cinese sfilarono nelle vie  a Hong Kong , issarono  la bandiera nazionale ma  di fatto Hong Kong rimane  come uno stato distinto con proprio governo, proprie  leggi.  Il governo della citta viene eletto a suffragio universale ma i candidati devono avere la approvazione di Pechino secondo una procedura  molto complesso  nella  quale Pechino  ha una influenza decisiva  

    Ora Hong Kong dopo oltre un secolo di  dominio inglese è  abituata alla  liberta alla democrazia di stampo occidentale anche se non c’erano elezioni e inoltre, occorre notarlo, la sua popolazione è formata dai discendenti di quelli che fuggirno dal comunismo. Il resto della Cina non ha mai conosciuto nel corso della sua millenaria storia la libertà e la democrazia. è sempre stata  retta da una ristretta oligarchia, al tempo degli imperatori , del nazionalismo di Chiang Kai-shek (Jiang Jièshí nella moderna grafia), del comunismo di  Mao o anche delle riforme di Deng ( autore  della repressione di Tien an men)  E davvero pensabile  che i sette milioni  di abitanti di Hong Kong possano prevalere sui 1.400 milioni del resto della Cina, é mai pensabile che il Partito Comunista Cinese rinunci al ferreo controllo  che detiene sull’immenso paese? E’ una questione di numeri; stesso discorso si può fare  per  il Tibet e per gli Uiguri, piccoli trascurabili numeri rispetto alla immensità della popolazione  cinese

     Le manifestazioni si sono originate per un trattato di estradizione con la Cina: nulla  di particolare  ma si disse che sarebbe  potuto diventare un mezzo per perseguire  dissidenti politici anche se questo veniva escluso dal trattato stesso

     Ovviamente era solo una scintilla, un pretesto: il vero nodo è che si rifiutava in prospettiva il sistema politico cinese. Apparvero bandiere americane come nelle  dimostrazioni di Tien anmen di trenta  anni prima.  Certo era una cosa non tollerabile agli occhi della autorità  cinesi, un vero tradimento acuito  anche dall’improvvido, improvvisato appoggio della amministrazione Trump che dichiara di voler intervenire nel conflitto:  ma come poi? Ovviamente questo da ancora il pretesto alle autorità  cinesi di fare appello all’orgoglio nazionale  cinese,  alla  unità della  patria, qualcosa di simile al nostro  irredentismo di cento anni fa. Gli scontri si sono fatti sempre  più duri e se in Occidente si parla di dimostrazioni popolari le autorità di Pechino  le hanno etichettate come terrorismo, addirittura.

     La governatrice (Chief Executive) di Hong Kong, Carrie Lan oltre che cattolica praticante, è una cinese di formazione occidentale ( ha studiato  in scuole  cattoliche  e in USA) ma ha ben chiaro che non può cedere alle proteste che mettano in  dubbio il regime cinese con il rischio di un intervento diretto della armata cinese e da qui la sempre maggiore intransigenza della  repressione.

    Non sappiamo ancora quali saranno gli avvenimenti dei prossimi giorni ma in prospettiva il movimento non può che  risultare  perdente

     Ma nella storia  ci  sono anche fatti imprevedibili