•  Pubblicato in Italianotizie 23/02/19 Home  

     

     Il lungo tramonto  del Califfato  

     

    Giovanni De Sio Cesari

     

     

    Lentamente, molto lentamente si spengono gli ultimi fuochi del Califfato islamico  Ancora oggi (,23 febbraio 2019) , qualche centinaio di suoi uomini resistono accanitamente   nella remota  cittadina   di Baghuz, nella provincia di Deir ez-Zor.  ultimo  lembo di Siria sulle rive dell’Eufrate. La  affermazione dello Califfato islamico  fu fulminea  con l’occupazione quasi senza combattere di ampie zone della Siria e dell’Iraq, con   la grande citta di Mossul con 700.000  abitanti . La sua decadenza, il suo tramonto è stato invece lunghissimo.  Già nel 2016   la sua sorte appariva segnata:  sono passati invece ancora due anni e mezzo e ancora un piccolo nucleo continua a  resistere

     Perchè un affermazione  cosi rapida e un fine cosi lunga? In qualche modo le motivazioni sono le stesse. Il  Califfato si è affermato in un vuoto di potere senza forze che fossero in grado di opporsi effettivamente.  La parte siriana infatti era preda di una guerra civile feroce e insensata e infinita  con  il  territorio in mano a gruppi, meglio  bande, disordinate, in una folle lotta di tutti contro tutti. La parte irachena era invece  in preda di un forsennato conflitto etnico religioso: la maggioranza sciita dell’Iraq, da sempre oppressa dalla minoranza sunnita,  aveva preso il potere in base al democratico suffragio universale improvvidamente imposto dagli Americani e dominava a sua volta sui sunniti. Il movimento del Califfato, dominato dalla ideologia wahabita che considerava nemici più odiati proprio gli sciiti ,  apparve per qualche momento il mezzo provvidenziale di riscatto o almeno il male minore  per i sunniti.  Il fulmineo affermarsi del Califfato era quindi dovuto all’infinito inestricabile conflitto del Medio Oriente di tutti contro tutti.   Apparve pero ai credenti fanatici come  segno di Dio, la realizzazione voluta da Dio di uno stato pienamente islamico. Infatti  nel giugno del 2014 veniva proclamato il  Califfato islamico  che prendeva il posto del nome ISIS (acronico inglese di Islamic State of Iraq and al-Sham , in arabo Dawla al-Islamiya fi Iraq wa ash-Sham da cui DAESH ). Non si trattava di un semplice cambio di nome ma di una pretesa universalità del mondo islamico tutto riunito sotto la guida di una sola autorità, secondo la tradizione dei primi tempi. L’ultimo califfo era stato il sultano turco, poi deposto dai Giovani Turchi, e da allora la carica è restata vuota  Veniva pero proclamato califfo un personaggio non molto eminente, quasi sconosciuto, Ibrāhīm al-Badrī con il nome altisonante di Abū Bakr al-Baghdādī:  Abu bakr è il nome del primo califfo ( =succesore  ) del  Rasul   (l’inviato, il profeta)   , il padre della  famosa Aisha data in sposa ancora bambina  a Muhammed ( Maometto) , baghadadi invece  significa  da Bagdad perche pare che questi .nativo di Samarra , aveva studiato in quella città storica, sede dei primi califfi.   La proclamazione  di un califfo quasi sconosciuto era del tutto fuori delle  regole  della tradizione ma si affermava che Dio, dando la vittoria,  aveva dato il segno della sua volontà e che man mano i successi  futuri  avrebbero consolidato il suo ruolo. Accorrevano allora volontari (foreign fighters) da ogni parte, non solo dal  mondo islamico  ma anche dall’Occidente fra lo stupore e il timore degli occidentali . Questi  hanno sempre capito poco del jihadismo, inteso sempre come un fenomeno di arretratezza o di follia  che poteva contagiare solo menti di popoli arretrati  mentre invece vedevano con sgomento, che esso risorgeva fra le terze generazioni degli immigrati, gente nata e cresciuta ed educata in Occidente.  Il fenomeno del jihadismo  aveva già  una lunga storia  ed era culminato con l’attacco alle Torri Gemelle  del 11 settembre. Pero fino ad  allora   si trattava sempre  di gruppi terroristici  senza responsabilità di governo  mentre ora si aveva un territorio da amministrare , si creava insomma un vero stato islamico  sia pure non riconosciuto da nessuno a livello internazionale. Il successo fu quindi attribuito alla  volontà di Dio invece che a condizioni eccezionali e diede ali al fanatismo più esasperato , soprattutto si perse ogni senso del limite e della realtà  inimicandosi tutto e tutti. Furono  perseguitati sanguinosamente e crudelmente cristiani , yazidi,  sciiti ,ogni altra minoranza, ci  si scontro con i bellicosi Curdi  sostenuti dagli Americani,  attentati  dappertutto anche in paesi che potenzialmente  potevano sostenerli come  la Turchia e perfino l’Afganistan. Sono stati cosi sempre più isolati   ed è cominciata la lunga,  lunghissima lotta di tutti  contro il Califfato. La lunghissima durata di essa è dovuta alle stesse ragioni della sua fulminea affermazione: lo stato di caos, di lotta di tutti contro tutti  che purtroppo caratterizza quelle terre. Curdi, Turchi, sciiti, sunniti, moderati e estremisti islamici, integralisti di diverse tendenza sono tutti in lotta fra di loro  e i nemici diventano provvisoriamente alleati  per ridiventare nemici un momento dopo, con interventi poi esterni di Americani e Russi ( i Cinesi si tengono ancora in disparte). La guerra  contro il  Califfato è stata per questo condotta da tutti ma nello stesso tempo tutti in lotta e in sospetto fra di loro  Gli eccessi poi  del Califfato  hanno portato i loro  aderenti a vincere o morire senza alcuna prospettiva di mediazione In particolare i foreign fighters  non possono fuggire o nascondersi e quindi  sono condannati a combattere fino alla  morte

    La fine del Califfato non vuol dire la fine del  jihadismo  che continuerà ancora per un tempo imprevedibile. E’ però, a nostro parere, un colpo fortissimo per il jihadismo:  pare difficile credere ancora che Dio sia con essi dal momento che quel tentativo di stato è finito nel sangue, nella desolazione, in inaudite quante inutili sofferenze. Per i credenti questo può essere un motivo decisivo   

     

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