•  Pubblicato in Italianotizie 10/04/18 /   Home  

     

     

     

     

     

     

     

    La lobby Israeliana

     

     

    Giovanni De Sio Cesari

     

    La decisione di Trump di spostare  la ambasciata Usa a Gerusalemme. cioè di riconoscere ufficialmente l’annessione della citta contestata  a Israele,  ha riproposto all’attenzione il sostegno pressocchè incondizionato che gli  Usa prestano ad Israele

     Prendiamo spunto dall’opera di d John Mearsheimer e Stephen Walt, pubblicata quasi esattamente 10 anni fa e tornata di attualità anche per un un intervento sulla stampa degli stessi autori. Quando si parla di lobby israeliana  non  ci si riferisci ad oscuri manovre, a complotti nascosti che muoverebbero la politica mondiale  al di sotto delle motivazioni ufficiali che à molto diffusa a livello popolare ma respinta dagli analisti politici e storici.  Non si parla  di un oscuro complotto del tipo di quello che alcuni immaginano sia al di sotto dell’attacco del 11 settembre

     Si  tratta invece di movimenti  di opinione, sostenuti di gruppi organizzati, tutto alla luce del sole e chiaramente individuabili. Un punto importante è che in questo ambito non vi sono solo organizzazione ebraiche che, anzi, in fondo sono in minoranza e anzi alcuni gruppi e organizzazione ebraiche sono addirittura contrari.  La maggiore forza viene da gruppi non ebraici di ispirazione  cristiana fondamentalista e laiche che per complessi motivi ritengono che gli USA debbano sostenere assolutamente Israele

      Come nasce questa convinzione ?  Per qualche gruppo fondamentalista cristiano si segue l’idea biblica  che la Palestina appartiene agli Ebrei per volontà divina: è  la stessa idea che  guida i fondamentalisti  ebrei in  Israele che, sia pure in minoranza. sono in grado di condizionare profondamente la politica di Israele e rendono sempre più difficile la  formazione di uno stato autonomo palestinese con il proliferare delle  cosi dette colonie

    In linea più generale, pero, il sostegno ad Israele nasce pero dai ricordi della Guerra Fredda. All’inizio ci fu la commozione di tutto l’Occidente, non solo degli USA, per la tragedia della shoah e in qualche modo anche un senso di colpa generale per non aver fatto abbastanza per  impedirla. Negli anni 50, però, l’ostilità araba si rivolse per aiuti  ed alleanza all’URSS e al comunismo internazionale. La  lotta per la liberazione  della Palestina, come  si diceva allora, venne inquadrata come un aspetto della lotta dei popoli oppressi dal capitalismo, dal colonialismo e la sinistra in tutta Europa abbracciò molto acriticamente questa posizione. Il Fronte Nazionale  di Liberazione era assimilato a tanti altri movimenti anticolonialisti con l’apporto dei  quali il comunismo internazionale voleva conquistare  il mondo intero. Israele invece era un paese  democratico e liberista, un naturale alleato del mondo libero come  si diceva.  In realtà Israele dipendeva del tutto dagli aiuti e dall’appoggio americano che le permise di vincere le guerre del 67 e soprattutto di trasformare le prime difficoltà della guerra del Kippur in una vittoria.  In seguito il comunismo internazionale si è dissolto e allora la lotta contro Israele ha assunto aspetti di guerra santa. Se prima i combattenti  venivano spesso dalle minoranze cristiane palestinesi man mano sono i gruppi fondamentalisti islamici ad assumerne la direzione

     L’attentato del 11 settembre e in seguito le  guerre in Iraq e Afganistan  e il terrorismo  in generale  hanno ancora una  volta fatto apparire Israele come  il sicuro  alleato contro i nemici dell’America 

    In realtà  le cose sono alquanto diverse. Innanzi tutto dopo la guerra dei Sei Giorni del 67 e dopo il disimpegno egiziano dopo la guerra del Kippur, Israele è ormai piu che sicura e non ha avversari nella  regione in grado di minacciarla seriamente. Se il conflitto permane e assume aspetti relativamente sanguinosi  è perchè Israele non mostra alcuna  volontà di attenersi alla soluzione che universalmente viene accettata : la formazione di uno stato palestinese.  E questo avviene  soprattutto perchè riesce ad avere l’appoggio incondizionato degli USA. In realtà quindi,  come  giustamente dicono gli arabi, sono in fondo gli USA a impedire  la soluzione del problema , E vero che il fondamentalismo islamico  è nemico comune: pero bisogna pure considerare  che la mancata soluzione  del problema palestinese accentua e accende sempre di  piu  l’odio verso gli Usa. Insomma è vero che l’ 11 settembre nasce dal  fondamentalismo  islamico ma è anche vero che esso a sua volta si nutre, e non poco, della questione palestinese  (bin Laden  presentò l’attacco come  la giusta reazione all’oppressione dei Palestinesi )

    La conclusione dei due autori, John Mearsheimer e Stephen Walt ,    è che in effetti la politica di appoggio palestinese a Israele è eccessiva e ingiustificata per una  sia pure legittima  difesa dell’esistenza di Israele e che in realtà invece rende nemici degli USA e crea odio e risentimento in un parte cosi ampia del mondo mussulmano.  E contraria quindi gravemente agli interessi americani : la soluzione  del conflitto invece sarebbe  di grande aiuto all’immagine  degli Usa nel mondo islamico e sarebbe un colpo grave per il terrorismo Gioverebbe  in fondo anche ad Israele che troverebbe uno stato  di pace e sicurezza.

     La società ebraica all’inizio fu sostanzialmente guidata  da una mentalità laica, socialista, democratica  ma in seguito correnti intransigenti fondamentaliste hanno finito  con il prevalere e condizionarne  la politica. Alla fine  il fondamentalismo ebraico non è migliore di quello islamico, anzi,  anche se non minaccia  l’Occidente 

     

     

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