Tutti gli osservatori si interrogano sulle motivazioni che hanno indotto Obama a minacciare un intervento americano in Siria, intervento poi rimandato nel tempo e sfumato nelle intenzioni ma pur sempre drammaticamente presente. Partiamo dalla motivazione addotta ufficialmente . Il governo di Assad avrebbe usato armi chimiche contro la fazione ribelle: Assad tuttavia respinge decisamente l’accusa:.E’ certo che tali armi siano state usate, non chi le abbia effettivamente usate: potrebbero essere stato qualcuno dei gruppi ribelli che far ricadere la colpa sul regime o qualcuno dei sostenitori degli Assad a insaputa del governo caso nel quale tuttavia resterebbe la responsabilità del governo. Non dovrebbe essere impossibile poi scoprire i responsabili ma pare che non si vogliano indagini veramente imparziali preferendo ciascuno sostenere le proprie tesi politiche. Gli USA affermano di avere le prove del coinvolgimento del governo: ne mina nell’opinione pubblica mondiale la credibilità il precedente delle armi di sterminio di massa mai trovato poi in Iraq. La proposta russa, subito accettata dalla Siria, di mettere sotto controllo internazionale le armi chimiche pare avere disinnescato per il problema : non che poi sia effettivamente possibile una cosa del genere tuttavia di fronte all’opinione pubblica internazionale un intervento militare parrebbe del tutto ingiustificato di fronte alla buona volontà siriana.
D’altra parte l’ONU è bloccata dai veto russo e cinese: e quasi tutti gli altri paesi NATO si sono dichiarati indisponibili: gli USA, quindi, verrebbero ad assumere quel ruolo tante volte rimproverato di gendarme del mondo che non trova giustificazioni.
Tuttavia è chiaro che il caso dell’uso delle armi chimiche, se non proprio un pretesto, è semplicemente una occasione di intervento: allora c’è da chiedersi quale sia la motivazione non ufficiale ma reale dell’intervento americano . Si può supporre che Obama si sia convinto che, alla fine, il regime di Assad crollerà e quindi intende mettersi dalla parte dei vincitori per avere poi qualche influenza sul dopo Assad che certo si presenta pieno di incognite per la presenza massiccia fra i ribelli di gruppi di fanatici islamisti ispirati ad al Qaeda . Dopo il fallimento, però, della democrazia in Egitto pare difficile che in Siria possa affermarsi una qualche forma, seppure vaga, di democrazia sul modello occidentale che era il sogno da cui scaturì la rivolta stessa. l’idea di una democrazia nei paesi islamici sembra tramontata almeno per una generazione
A noi sembra che il motivo più corposo possa essere il fatto che la guerra civile in Siria si sia ormai trasformata, nella sostanza, in uno scontro fra sunniti e sciiti . Gli alawiti, il gruppo dominante in Siria, in realtà, non sono sciiti e hanno preso il potere proprio appoggiandosi a una rigida laicità, ponendosi cosi come garanti fra le varie confessioni religiose. Tuttavia in questi due anni di sanguinosa guerra civile di fatto si sono omologati agli sciiti dominanti in Iran dalla quale ricevono aiuti sostanziali tanto che gli Hezbollah. milizie degli sciti libanesi. combattono apertamente in campo con gli Assad
Obama forse ritiene che il vero nemico da combattere in Siria non siano tanto gli Assad quanto gli iraniani che lo sostengono e di cui temono una affermazione : preferisce quindi allearsi con il mondo arabo (soprattutto Arabia Saudita) in grande maggioranza sunnita che appoggia i ribelli (tutti sunniti ) ,con la Turchia sostenitrice dei ribelli e soprattutto con Israele, a sua volta intimorita dai progetti atomici dell’Iran .L’intervento in Siria qavrebbe quindi una funzione anti-iraniana
Non sono pero nemmeno chiari i caratteri dell’intervento. Si parla di attacchi limitati di tre mesi senza interventi terrestri. Formula quanto mai ambigua: che succede se dopo tre mesi se gli Assad restano al potere? gli Usa si ritirerebbero sconfitti dagli Assad : è veramente pensabile? Il fatto è che Obama aveva imprudentemente fissato una linea rossa nell’uso delle armi chimiche : quando queste sono state usate ha annunciato un intervento immediato che poi non ha attuato: Tutto questo ha scatenato in tutto il Medio Oriente una serie di scherno di ilarità, una caduta di immagine insopportabile per gli USA.
Il problema forse più importante è che quando gli interventi militari vengono iniziati o anche solo minacciati non possono essere poi ritirati come se niente fosse. Il ritiro significa una sconfitta politica. Se gli americani non interverranno, in tutto il mondo islamico il fatto sarà visto come la vittoria del regime di Assad sulla potenza americana non certo che gli americani abbiano mostrato moderazione o desiderio di pace
Il jihadismo che ha portato all’11 settembre si è nutrito dell’idea di bin Laden che se i Russi erano stati sconfitti in Afganistan potevano essere anche sconfitti gli Americani
Le guerre bisogna non cominciarle: ma una volta iniziate si possono perdere o vincere : è generalmente impossibile poi uscirne con un pareggio come se niente fosse . Si guardi all’esempio dell’Afganistan dell’Iraq e un po più lontano al tragico Viet nam : ma in fondo anche le guerre mondiali iniziate quasi per caso non poterono più essere fermate: si innesca una spirale drammatica che è difficile spezzare
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