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Le esitazioni di Obama

12 settembre 2013
by Giovanni De Sio Cesari
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Mideast Syria Adapting Arsenals

 

Tutti  gli osservatori si interrogano  sulle motivazioni che hanno indotto Obama a minacciare un intervento americano in Siria, intervento poi rimandato nel tempo e sfumato nelle intenzioni ma pur sempre drammaticamente presente.   Partiamo dalla motivazione addotta ufficialmente . Il governo di Assad avrebbe usato armi chimiche contro la fazione ribelle:  Assad tuttavia respinge decisamente l’accusa:.E’ certo che tali armi siano state usate, non chi le abbia  effettivamente usate: potrebbero essere stato   qualcuno dei gruppi ribelli che far ricadere la colpa sul regime o qualcuno dei sostenitori degli Assad a insaputa del governo   caso nel quale tuttavia resterebbe la responsabilità del governo. Non dovrebbe essere impossibile poi scoprire i responsabili ma pare che non si  vogliano  indagini veramente imparziali preferendo ciascuno sostenere le proprie  tesi politiche. Gli USA affermano di  avere  le prove del coinvolgimento del  governo: ne  mina nell’opinione pubblica mondiale la credibilità  il precedente delle armi di sterminio di massa mai trovato poi in Iraq. La proposta  russa, subito accettata dalla Siria,  di mettere  sotto controllo internazionale  le armi chimiche pare avere   disinnescato per il problema : non che poi sia effettivamente possibile una cosa del genere  tuttavia di fronte all’opinione pubblica internazionale un intervento militare parrebbe del tutto ingiustificato   di fronte alla  buona volontà siriana.  

 

D’altra parte  l’ONU  è bloccata dai veto russo e cinese: e quasi  tutti gli altri paesi NATO si sono  dichiarati indisponibili: gli USA, quindi, verrebbero ad assumere quel ruolo tante volte rimproverato di gendarme del mondo  che non trova giustificazioni.

Tuttavia è chiaro che il caso dell’uso delle armi chimiche, se non proprio un pretesto, è semplicemente una occasione di intervento: allora c’è da chiedersi quale sia la motivazione non ufficiale ma reale  dell’intervento americano . Si può supporre  che Obama si sia convinto che, alla fine, il regime di Assad crollerà e quindi intende mettersi dalla parte dei vincitori per  avere poi qualche influenza sul dopo Assad che certo si presenta pieno di incognite per la presenza massiccia fra i ribelli di gruppi di fanatici islamisti ispirati ad al Qaeda . Dopo il fallimento, però, della democrazia in Egitto pare difficile che in Siria possa affermarsi una qualche forma, seppure vaga,  di democrazia sul modello occidentale che era il sogno da cui scaturì la rivolta stessa. l’idea di una democrazia nei paesi islamici sembra tramontata  almeno per  una generazione

A noi sembra che il motivo più corposo possa essere il fatto che la guerra civile in Siria si sia ormai trasformata, nella sostanza, in uno scontro fra sunniti e sciiti . Gli alawiti, il gruppo dominante in Siria, in realtà, non sono sciiti e  hanno preso il potere  proprio appoggiandosi a una rigida laicità,  ponendosi cosi  come garanti fra le varie confessioni religiose. Tuttavia  in questi due anni di sanguinosa guerra civile di fatto si sono omologati  agli sciiti dominanti  in Iran dalla quale   ricevono aiuti sostanziali tanto che gli Hezbollah. milizie degli sciti libanesi.   combattono apertamente in campo con gli Assad

 Obama forse ritiene che il vero nemico da combattere in Siria non siano tanto gli Assad quanto gli iraniani  che lo sostengono e di cui temono una affermazione :  preferisce quindi allearsi con il mondo arabo (soprattutto Arabia Saudita) in grande maggioranza sunnita che appoggia i ribelli  (tutti sunniti ) ,con   la Turchia sostenitrice  dei ribelli e  soprattutto con Israele, a sua  volta intimorita dai progetti atomici dell’Iran .L’intervento in Siria  qavrebbe quindi una funzione anti-iraniana

Non sono pero nemmeno chiari i caratteri dell’intervento. Si parla di attacchi limitati di  tre  mesi senza interventi terrestri. Formula quanto mai ambigua: che succede se dopo tre mesi se gli Assad restano al potere?  gli Usa si ritirerebbero  sconfitti dagli Assad : è veramente pensabile? Il fatto è che Obama aveva imprudentemente  fissato una linea rossa  nell’uso delle armi chimiche : quando queste sono state usate  ha annunciato un intervento immediato  che poi non ha attuato: Tutto questo ha scatenato in tutto il Medio Oriente  una serie di scherno di ilarità, una caduta di immagine insopportabile per gli USA.

 Il problema forse più importante è che quando gli interventi  militari vengono iniziati o anche solo minacciati non  possono essere poi  ritirati come se niente fosse. Il ritiro significa una sconfitta  politica. Se gli americani non interverranno, in tutto il mondo islamico il fatto sarà  visto come la vittoria del regime di Assad sulla  potenza americana non certo che gli americani abbiano mostrato moderazione o  desiderio di pace

Il jihadismo che ha portato all’11 settembre si è nutrito dell’idea di  bin Laden che se i Russi erano stati sconfitti in Afganistan potevano essere anche sconfitti gli Americani

 Le guerre  bisogna non  cominciarle: ma una volta iniziate  si possono perdere  o vincere : è generalmente impossibile  poi uscirne con un pareggio  come se niente fosse  . Si guardi all’esempio  dell’Afganistan dell’Iraq e un po più lontano al tragico Viet nam : ma in fondo anche le guerre mondiali iniziate quasi per caso non poterono  più essere fermate:  si innesca una spirale  drammatica che è difficile spezzare

 .

 

 

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