/Il mullah Hassan Rowhani, ritenuto un moderato, ha vinto le elezioni presidenziali in Iran, al primo turno, con 18,6 milioni di voti, pari 50,68 %, distanziando nettamente il secondo eletto, Najjar, sindaco conservatore di Teheran con 6.4 milioni il 16,55 % dei voti.
Hanno votato oltre 36 milioni di cittadini, il 72,7 per cento dell’elettorato di 50 milioni.
Dopo aver aspettato fino a sabato pomeriggio, milioni di iraniani in
patria e all’estero hanno salutato la vittoria di Hassan Rowhani con un
misto di euforia e sollievo che, dopo otto anni, l’era del presidente integralista Mahmoud Ahmadinejad fosse finalmente finita.
Folle si sostenitori si sono raccolte presso il quartier generale di Rouhani nel centro di Teheran, nelle strade c’è un clima di festa. I sostenitori
di Rowhan,i vestiti viola il colore della campagna elettorale, si sono
riuniti per celebrare la sua vittoria. Alcuni cantavano “Ahmadi Bye Bye”
che annuncia l’imminente fine alla presidenza di Mahmoud Ahmadinejad
Quattro anni fa le elezioni furono a lungo contestate e un movimento popolare molto ampio e perdurante scosse tutta la nazione: oggi invece le elezioni non hanno dato adito a dubbi o recriminazioni. Lo stesso Kamenei , la Guida Suprema, ha fatto gli auguri a Rowhani benche chiaramente contrariato perche avrebbe preferito un candidato piu vicino alla sua linea intransigente.
Comunque Rowhani è un mullah che è stato sempre un fedelissimo di Khomeyni ,che condivide pienamente la ideologia sciita al potere da oltre trenta anni Tuttavia, come tanti altri membri del clero sciita di Iran, piu che moderato, può essere definito pragmatico. L’Iran attualmente è ai margini della comunità internazionale , colpita da sanzioni degli Occidentali a causa della sua perseverante volontà di sviluppare il nucleare e per altre intransigenze in campo internazionale. La conseguenza è che l’economia ha collassato, la disoccupazione ha raggiunto livelli altissimi, la povertà dilaga. E tutto questo in un mondo in cui la globalizzazione ha portato a grandi sviluppi economici dei paesi emergenti : la confinante Turchia ha sviluppi quasi analoghi a quelli cinesi pur essendo retta da un partito di ispirazione islamica. Lo zelo religioso che ha animato la precedente generazione che si immolò sui campi di battaglia dell’Iraq, è andata man mano svanendo: la nuova generazione ignora quegli entusiasmo, è affascinata dal mondo moderno, vorrebbe partecipare alla festa dei popoli in via di sviluppo. C’ è quindi un bisogno di nuovo, di concretezza. di sviluppo economico soprattutto E’ da questa esigenza nasce la vittoria elettorale di Rowhani che è stato appoggiato da tutti i leader che furono sconfitti quattro anni da Ahmadinejad.
Lo attende la
sfida colossale di mettere l’Iran di nuovo in piedi, di riparare il
danno fatto da otto anni di crescente sfiducia tra Teheran e
l’Occidente.
Non bisogna però pensare che la politica iraniana
possa cambiare radicalmente : le idee non sono cambiate e nemmeno le
finalità generali: quello che puo cambiare sono i modi di perseguire
quei fini. ma non è poco, anzi è tantissimo sul piano internazionale
Rowani è noto per aver negoziato con gli occidentali una moratoria sul nucleare e si è impegnato a promuovere una politica di “interazione costruttiva con il mondo” Si spera che i negoziati cno l’Occidente possano riprendere cos’ come si spera nella moderazione degli iraniani per risolvere la sanguinosa crisi in Siria nella quale gli iraniani sono i maggiori sponsor del regime di Bashar el Assad.
Si vedrà se poi ci saranno veramente degli sviluppi positivi: non dipende solo dall’Iran ma anche dai loro interlocutori occidentali e arabi