Il Cristianesimo e l'Islam si svilupparono in ambienti profondamente diversi al punto di vista giuridico. L'impero romano aveva un impalcatura giuridica fortissima. Anzi possiamo dire che il vero contributo dato alla civiltà dai Romani fu proprio il diritto e il diritto romano, come è noto , è stato alla base del diritto comune in Occidente fino ai tempi moderni e anche tuttora vengono impiegati termini latini. I cristiani non intesero mai contravvenire alle leggi dell'Impero Romano secondo il detto evangelico:
| Marco 12:17 Allora Gesù disse loro: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» |
Anzi, poichè erano accusati e perseguitati come nemici dell'Impero essi furono sempre molto attenti ad osservarne le leggi a meno che non fossero assolutamente contrari ai principi religiosi: ma in effetti le leggi romane in generale non obbligavano a nulla che fosse contrario ai precetti cristiani anche se permettevano molte cose che non erano compatibili con essi: pertanto un cristiano poteva praticare la sua religione senza contravvenire alle leggi dello Stato: In effetti l'unica norma che essi non osservavano era quella di sacrificare all'imperatore come a un Dio. Ma questa non era una vera e propria norma giuridica, era solo una imposizione politica del tutto estranea alla tradizione giuridica romana , una "finzione" a cui d'altra parte nessuno credeva veramente,
L'Islam invece sorge nell'ambiente arabo in cui non esistevano che consuetudini tribali rozze e incerte, niente di lontanamente paragonabile alla sapienza giuridica romana: nessuna meraviglia quindi che la nuova religione prevedesse anche delle norme di carattere giuridico vere e proprie che dessero ordine alla nascente società islamica.
Anche con il crollo della Impero Romano e il tramonto della civiltà antica non vennero meno tuttavia i principi del diritto romano che lentamente assorbì le rozze norme barbariche e in tutto il medioevo e fino al gli albori della civiltà moderna almeno teoricamente e idealmente il diritto "comune" veniva fatto risalire a quello romano.
Nell'Islam invece in tutte le terre conquistate si affermò invece la SHARI'AH come diritto comune: il ritorno ad essa quindi si pone nei paesi islamici non solo come un fatto religioso ma anche come un ritorno al diritto tradizionale in opposizione alle norme giuridiche imposte dall'Occidente.
Chiariamo con un esempio Le scritture cristiane santificano il matrimonio, esaltano la famiglia ma non accennano minimamente a norme di diritto successorio e familiare. Anzi, per quanto possa sembrare strano in nessun luogo dei Vangeli si accenna alla monogamia che pur tuttavia è una caratteristica peculiare del Cristianesimo. Il sistema parentale e il diritto successorio tuttora vigente in Occidente sono sostanzialmente quelli romani
Nel Corano invece vi sono precise norme per quanto riguarda l'eredita, il matrimonio, il divorzio dalle quali è possibile ricavare un preciso e circostanziato diritto familiare e successorio.
Tutto ciò fa si che mentre il diritto in Occidente è visto come cosa distinto dai precetti religiosi e pertanto riformabili in base a considerazioni sociologiche e ambientali invece nel mondo mussulmano diritto e religione finiscono con il coincidere ponendo il difficile problema del suo adeguamento al mutare delle realtà storiche
insomma nessun problema per un cristiano modificare il diritto successorio:la società lo ha creato, la società può cambiarlo. Ma per un mussulmano la prospettiva può essere molto diverso: se nel corano è scritto
| n-Nisâ'
(Le Donne) Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine. Se ci sono solo femmine e sono più di due, a loro [spettano] i due terzi dell'eredità, e se è una figlia sola, [ha diritto al] la metà. Ai genitori [del defunto] tocca un sesto, se [egli] ha lasciato un figlio. Se non ci sono figli e i genitori [sono gli unici] eredi, ... |
Queste sono parole di Dio, espresse nella lingua araba come tali irreformabili, atemporali. nessuna considerazione di carattere storico, sociale e di alcuna altra natura possono scalfire ciò che Allah nella sua infinita sapienza ha prescritto e ciò che ha prescritto non e un principio generale ma una precisa casistica
La SHARI'AH inoltre si pone come una legge naturale, una giusta organizzazione della società anche al di là della fede religiosa e in questo senso anche come applicabile al di fuori della società religiosa da cui la pretesa che essa sia applicabile come legge dello stato anche a minoranze non islamiche. Vi è la fortissima persuasione che la SHARI'AH si affermerà anche nei paesi occidentali
Scrive Abu l'Ala Maududi, importante teorico pakistano:
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Ancora
ai nostri giorni, certuni non apprezzano tutti i meriti di questo codice (cioè
la SHARI'AH), ma il
progresso getterà su di esso nuova luce e metterà in evidenza la sua
superiorità. Il mondo, bon gré mal gré, si orienta verso la direzione indicata da molto tempo dal Codice divino. Moltissimi che rifiutavano di accettarlo sono, adesso, dopo secoli di tentativi alla cieca, di prove e di errori, obbligati a adottare certe disposizioni di questa Legge.Coloro che negavano la veridicità della Rivelazione ed accordavano tutto il credito alla nostra fallibile ragione umana, dopo aver commesso gravi errori e vissuto sgradevoli esperienze, adottano, in una forma o nell'altra, le disposizioni della SHARI'AH. Ma quale perdita. Ed ancor oggi ciò è fatto solo parzialmente! (Abu l'Ala Maududi: conoscere l'islam : traduzione in italiano dell'originale in Urdu "Risalaediniyat", proposto dal Centro Islamico di Bologna.) |
In Occidente crediamo che i principi della nostra legislazione finiranno con l'imporsi anche nei paesi mussulmani anzi giudichiamo il livello di civiltà di un paese mussulmano dalla adozione di principi occidentali e pensiamo che a Cabul le donne presto riporranno il burqa fra le curiosità del passato : specularmente in Afganistan si crede seriamente e vivamente che un giorno anche a Parigi e a New York le donne andranno velate.