Assistiamo al fenomeno drammatico e per noi occidentale pressocchè incomprensibile di credenti nell'Islam che in attentati suicidi cercano di uccidere il maggior numero possibile di "nemici", spesso civili inermi. Per tali persone noi usiamo il termine del tutto improprio, di "Kamikaze": tale termine si riferisce propriamente a fatti avvenuti alla fine della 2° guerra mondiale in Asia. Quando infatti i Giapponesi stavano ormai per perdere la guerra tentarono di fermare gli Americani con operazioni suicide dei loro combattenti: questi si lanciavano con gli aerei (ma anche a volta con navi) contro navi nemiche cercando ci arrecare il maggior danno possibile. Si riprese allora il ricordo di un fatto avvenuto sei scoli prima: i Mongoli avevano tentato di invadere il Giappone ma una tempesta aveva disperso la loro flotta e il Giappone fu salvo. I Giapponesi del tempo interpretarono il fatto come un intervento divino e la tempesta fu denominata Kamikaze (vento degli dei) .Nel ricordo di queste antiche vicende il nome fu rinnovato: Il fenomeno durò però solo qualche mese e terminò con la fine della guerra.
Il termine Kamikaze è del tutto improprio per indicare quindi il fenomeno attuale dei combattenti suicidi islamici sia perchè si riferisce a un contesto culturale del tutto diverso sia perchè si tratta di fatti molto diversi: i giapponesi agivano in un contesto di guerra "regolare" mentre i combattenti islamici colpiscono civili in un contesto che definiamo generalmente "terrorismo" ma che potremmo anche dire " guerra non convenzionale"
Nel mondo islamico il termine usato e quello di "SHAHID" e va inquadrato nella GIHAD (guerra santa ): "SHAHID" è termine arabo coranico che significa "testimone" e ha lo stesso significato originario del termine cristiano di "martire" e in questo modo viene tradotto correttamente dall'arabo. Il "martire" cristiano infatti è colui il quale "testimonia" la sua fede anche se ciò comportava la morte di fronte all'autorità romana