E' un aspetto poco noto da noi ma risulta molto interessante segnalare la grande differenza che c'è al riguardo dell'aspetto patrimoniale femminile nelle due civiltà
Il Cristianesimo nulla prescrive a proposito degli aspetti patrimoniali dei coniugi ma vi è in Occidentale una tradizione generale : l'istituto della dote. Si trattava di beni che la famiglia assegnava alla sposa : tuttavia poichè si riteneva che la donna fosse incapace di amministrarli direttamente la loro amministrazione era demandata al marito. ma la dote restava esclusiva proprietà della moglie ( non vi era comunità di beni) e doveva essere restituita in caso di separazione o di scioglimento del matrimonio.Il marito però l'amministrava e la utilizzava per il mantenimento della famiglia, in pratica ne aveva il completo controllo e ne usufruiva: alla moglie a volte veniva solo riservata un piccola somma (lo "spillatico") per le spese personali di abbigliamento La dote aveva una importanza fondamentale:una donna non poteva sposarsi senza di essa ed essa variava naturalmente secondo le condizioni economiche della famiglia. Naturalmente avveniva che ogni celibe cercava una sposa più in base all'entità della dote che alle doti personali e una buona dote faceva chiudere un occhio o magari tutte e due sulle doti fisiche, personali e anche morali della futura sposa. Era comune che nobili spiantati sposassero donne plebee ma con grandi doti rinnovando cosi i fasti del casato (si pensi alla situazione descritta nel "Gattopardo" ). D'altra parte i genitori vedevano con preoccupazione la nascita di una femmina alla quale bisognava poi assegnare una dote e per evitarlo si giungeva talvolta anche a monacazioni forzate (si ricordi la monaca di Monza di manzoniana memoria.) Era una situazione davvero spiacevole.
Nel mondo mussulmano invece la situazione è assolutamente diversa. La dote (in arabo Mahr): viene versata dal marito alla moglie e rimane di sua proprietà anche in caso di divorzio.Il marito ha l'obbligo di provvedere alla necessità della famiglia ma la donna può amministrare la sua dote e non è tenuta, se non lo vuole, a impegnarla per il mantenimento della famiglia. L'usanza non ha riscontro in Occidente tranne forse che per il morgenhaben (dono del mattino), uso barbarico secondo il quale il marito faceva un regalo sostanzioso alla sposa al mattino dopo aver consumato il matrimonio (nei Nibelunghi Sigfrido regala alla sposa Crimilde l'inesauribile tesoro dell'"oro del Reno")
Qualcuno ha criticato l'uso del Mahr mussulmano ritenendo che in questo modo la donna è come se vendesse se stessa: ma la critica ci pare infondata.
Per quanto riguarda l'eredità il corano prescrive :
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An-Nisâ'Le Donne) Ecco quello che Allah vi ordina a proposito dei vostri figli: al maschio la parte di due femmine..... |
Ciò può sembrare una discriminazione contro le donne: in effetti però a ben vedere la prescrizione è invece squilibrata a favore della donna e per questo in molta parte del mondo mussulmano non viene osservata e la donna riceve poco o niente in eredità: bisogna tener presente infatti che la moglie è a carico del marito che deve inoltre versarle una dote. e che quindi tutte le spese sono a carico dell'uomo.
Va notato però che è difficile dire quanto i diritti patrimoniali delle donne siano poi effettivamente goduti da esse: la subordinazione al marito rende l'effettivo esercizio di questi diritti (come di tutti gli altri diritti ) molto problematica: ci si affida soprattutto alla onestà del marito, alla sua volontà di adempiere i suoi doveri religiosi e morali più che alla possibilità reale che la moglie possa far valere i propri diritti. Tuttavia questo avviene dappertutto, anche in Occidente: è difficile far ricorso a un giudice terzo per far valere i propri diritti in ambito familiare senza distruggere la famiglia stessa
In Occidente non vi sono norme che privilegiano l'uomo nella eredità di beni privati. Tuttavia vi era la tendenza a mantenere il patrimonio intatto nel passaggio di generazione. Nel mondo feudale il primogenito ereditava da solo il feudo: in seguito poi si cercava di mantenere sempre al primogenito e comunque ai figli maschi la maggior parte del patrimonio in quanto erano essi a trasmettere il nome e quindi a continuare il casato : la donna riceveva però la dote che era in conto eredità ma questa era inferiore a quanto ricevevano generalmente poi i figli maschi