L'ESISTENZA STORICA DI
GESÚ
DETTO IL
CRISTO
LA FIGURA DI GESU' è sempre stata oggetto di dispute. Nell'ambito cristiano si è sempre discusso della sua natura (questioni cristologiche);per gli Ebrei è un falso profeta, per i Mussulmani un vero profeta ma male interpretato, per i pagani e poi per i non credenti un impostore o anche un "uomo giusto" ma mitizzato e divinizzato dai suoi seguaci. Fino al 1800 però mai si era dubitato della sua effettiva esistenza storica . Con lo sviluppo però della critica storica, con la ricerca della "fonte" ci si avvide o, meglio,si prese coscienza di un fatto che era sempre stato conosciuto: di Gesù non abbiamo alcuna notizia da fonte non cristiana. Più precisamente, abbiamo solo un piccolo passo di Giuseppe Flavio, storico ebreo non cristiano che parla di Gesù ma appare chiaro che il passo è una antica interpolazione, segno questo che già nell'antichità si sentiva il bisogno di confermare l'esistenza storica di Gesù.
In un contesto di aspra polemica anticristiana si diffuse la teoria MITICA dell'origine del Cristianesimo: la maggior parte degli storici concluse che Gesù non era mai esistito veramente, ma che si trattava di un MITO creato in una certa cerchia di persone e in seguito, magari in buona fede o al fin di bene , trasformato in avvenimenti reali.
TEORIA MITICA - in un certo ambiente ebraico in fervida attesa di un Messia, cominciarono a circolare delle sentenze, delle massime, delle parabole. Man mano esse vennero attribuite a un personaggio insistente ma del nome comune, Gesù e quindi si cominciò anche a inventare fatti della sua vita. In seguito poi si misero per iscritto alcuni di questi racconti e si ebbero i quattro Vangeli composti appunto di "fatti" e di "sentenze" e che furono poi in seguito ampiamente rimaneggiati. Altro materiale andò a formare altri Vangeli, quelli che poi furono definiti apocrifi che in parte ci sono pervenuti, in parte sono andati perduti.
Non si tratta propriamente di una impostura, di un imbroglio deliberato ma di un processo naturale molto comune nella storia, specie nella nascita delle religioni: la mancanza di uno spirito critico (che è cosa propriamente moderna ) fa si gli uomini credano facilmente a quello che viene raccontato, e con il tempo racconti fantastici vengono presi per veri.
I "fatti" narrati vanno allora interpretati non come descrizioni di avvenimenti reali ma come "simboli" di verità etico-religiose, "miti" appunto, come facciamo con i miti pagani: il ratto di Proserpina allude alle vicende delle stagioni, la punizione di Prometeo rappresenta la sete di conoscenza dell'uomo, magari la leggenda di Edipo simboleggia pulsioni inconsce.
Si cerca, quindi, la interpretazione di ciascun passo evangelico attingendo alla cultura, alla mentalità, alle attese del tempo.
Abbiamo molte varianti di questa teoria con atteggiamenti di ogni gradazione sia positiva che negativa nei confronti del Cristianesimo. Si trovano poi infiniti collegamenti più meno verosimili con ogni sorta di avvenimenti e aspetti culturali dell'epoca veri o presunti.
Qualche esempio:l'Incarnazione rappresenta la divinizzazione dell'uomo, l'ultima cena rimanda a riti iniziatici orientali in cui ci si ciba magicamente delle carni di un dio. la resurrezione è la rinascita dell'uomo alla verità.
IN QUESTO ARTICOLO non intendiamo entrare nel merito del valore , del significato storico del cristianesimo, nè delle interpretazioni che si possono dare alla predicazione evangelica ma solo fare il punto sul dibattito , da un punto di vista strettamente scientifico, sulla questione storica, ormai più che secolare: effettivamente è vissuto nel primo secolo della nostra una uomo di nome Gesù detto il Cristo ?
FONTI CRISTIANE
I QUATTRO EVANGELI: si tratta di opere semplici essenziali, brevi, per nulla paragonabili alle vaste e organiche opere che l'antichità ci ha tramandato L'evangelo di Matteo fu scritto in Aramaico ma il testo non ci è pervenuto (molti dubitano che sia mai esistito), gli altri in greco, lingua comune nella parte orientale dell'Impero Romano. Ciascuno dei Vangeli ha proprie peculiarità,presenta elementi non presenti in altri, talvolta vi è discordanze nei particolari ma nel complesso la vicenda e l'insegnamento sono gli stessi. Il racconto appare disposto in parte secondo un ordine cronologico,( i fatti) in parte secondo un ordine logico (per quanto riguarda la predicazione di Gesù) Vi sono riferimenti a personaggi storici che ci rimandano alle date ma manca propriamente una cronologia esplicita. Non viene indicata l'anno né della nascita né della morte di Gesù: per le date solo in Luca vi è il riferimento al 15° anno dell'impero Tiberio corrispondente al 27 d.C.
ATTI DEGLI APOSTOLI: è la narrazione semplice e chiara, disposta in ordine cronologico delle vicende degli apostoli e poi in particolare di Paolo scritta da Luca che a un certo punto della vicenda racconta in prima persona.La narrazione si interrompe intono al 62 d.C. ,comunque prima della persecuzione di Nerone (64 d.C.) che non viene citata .Anche se in questa opera non si parla della vita di Gesù essa è importante per il nostro assunto perché comunque la esistenza fisica di Gesù è presupposta chiaramente e quindi l'opera costituisce una fonte storica della sua esistenza
EPISTOLE: lettera scritte da vari apostoli, in maggioranza da Paolo. Come nel caso precedente esse presuppongono la esistenza fisica di Gesù e pertanto possono considerarsi fonti
VANGELI APOCRIFI: vi fu un proliferare di un gran numero di narrazioni su Gesù, che pero la chiesa non riconobbe per veritieri e furono detti Vangeli Apocrifi e che ci sono in buona parte pervenuti. Essi sono immediatamente distinguibili dai Vangeli canonici per stile e contenuti: sono sovrabbondanti, fantasiosi, ricchi di particolari, di riferimenti suggestivi. Non viene riconosciuto ad essi alcun valore storico ma pure possono essere interessanti per la nostra ricerca.
FONTI NON CRISTIANE
GIUSEPPE FLAVIO: ebreo passato ai Romani durante la repressione della rivolta giudaica scrisse due opere monumentali intono alla fine del primo secolo "antichità giudaiche" e "Guerra Giudaica" in aramaico (testo non pervenuto) ma tradotte subito in greco: nella prima di queste opere appare un passo che parla direttamente di Gesù e altri due che gli fanno riferimento indiretto : su questi passi vi è una contestazione che esamineremo ampiamente in seguito.
CITAZIONE SUI CRISTIANI: le più antiche notizie pervenuteci di non cristiani sui cristiani (non su Cristo direttamente) risalgono al 110-120 d.C. : sono di Plinio e Svetonio (riferentesi all'età di Claudio), e soprattutto Tacito riferentesi alla persecuzione di Nerone del 64 d.C.
SULLE FONTI CRISTIANE
I TEMPI DELLA REDAZIONE - L'ipotesi mitica presuppone che gli scritti cristianI si siano formati in modo analogo ai poemi omerici o alla Canzone di Orlando. Tuttavia per un processo del genere occorre molto tempo, devono passare molte generazioni in modo che il tempo in cui sono collocati gli avvenimenti sia quindi abbastanza remoto da essere incontrollabile, anzi il tempo è posto in un generico passato senza precise determinazioni. Diventa quindi fondamentale nella discussione del carattere storico o mitico degli scritti cristiani determinare il tempo della redazione
I DATI INTERNI agli scritti sono numerosi e rendono possibile anche una cronologia della redazione con oscillazioni molto limitate. Per i Vangeli si deve tenere presente la distruzione di Gerusalemme del 70 d. C: i Vangeli sinottici (Matteo,Marco e Luca ) ignorano l'avvenimento. mentre secondo Giovanni, mettendo al passato le indicazioni topologiche, mostra chiaramente che ormai quei luoghi non esistono più in seguito alla devastazione della repressione romana
Per gli Atti viene ignorata la persecuzione di Nerone,si possono anche controllare i riferimenti a personaggi storici noti e pertanto la sua redazione deve essere terminata intorno al 63 d.C.
Per le epistole l'indicazione è abbastanza agevole in riferimento agli Atti
Diamo una indicazione di massima delle date di redazione
Data | OPERE |
50 | lettera di Giacomo |
51 | lettere I e I!I ai Tessalonicesi (di Paolo) |
52 | evangelo di Matteo |
54 | lettera ai Galati {Paolo) |
56 | lettera I ai Corinzi (id. ) |
57 | lettera II ai Corinzi (id.) |
58 | lettera ai Romani {id.) |
60 | evangelo di Marco |
62 | evangelo di Luca |
63 | lettere ai Colossesi, agli Efesini, a Filemo.ne, ai Filippesi (Paolo) |
63 | Atti degli :Apostoli |
63-64 | lettera di Giuda e lettera I di Pietro |
64-65 | lettera agli Ebrei {Paolo) |
66-67 | lettera I a Timoteo, |
65 | lettera a Tito, lettera II a Timoteo (Paolo) |
66-67 | lettera II di Pietro |
94 | Apocalisse |
100 | evangelo e lettere I, II e III di Giovanni. |
Naturalmente le date sono solo una congettura di massima e possono essere spostate ma di alcuni anni, di qualche decennio: ma il tempo per la formazione di una leggenda che si misura in secoli e generazioni come avviene per i poemi omerici, per la canzone di Orlando, per i Nibelunghi.
Ammettiamo che che vi siano state delle manomissioni: ma come pensare a falsificatori tante abili da riuscire a dare l'impressione di aver scritto in tempi passati. La tesi mitica presuppone un processo inconscio non falsificazioni abilissime.
D'altronde tutte le interpolazioni cristiane sono di una ingenuità disarmante: si pensi, per restare nel tema, che nel caso di Giuseppe Flavio si attribuiscono al un non cristiano parole che potevano essere solo di un cristiano. Nella famosa donazione di Costantino si attribuiscono all'imperatore romano addirittura una corte di "satrapi"
RISCONTRI ARCHEOLOGICI - Frammento Rynalds: nel 1935 l'inglese Roberts pubblicò un papiro trovato in Egitto e databile con certezza al 125 d. C. In esso è contenuto un breve frammento del Vangelo secondo Giovanni. Se si considera che la zona era abbastanza remota e che i tempi antichi di trascrizione e trasporto erano sempre piuttosto lenti chiaramente emerge una conferma alla datazione tradizionale.
Frammento di Qumran: Come è noto in questa località furono trovate per caso, nel 1947 una serie di anfore contenenti rotoli di papiri appartenuti a una comunità ebraica prima della distruzione di Gerusalemme del 70 d. C In uno di tali frammenti, uno dei pochi in greco, vengono identificati alcune versetti del Vangelo di Marco
Questi ritrovamenti quindi confermano le date suggerite dai testi stessi anche se, dobbiamo notare che riconoscimenti di tale natura non possono essere considerati del tutto sicuri
LA CORNICE storica e geografica descritta negli scritti è generalmente considerato l'elemento più importante per sostenere la storicità dei testi stessi. Infatti una caratteristica peculiare delle narrazione leggendaria è che tempi , luoghi, personaggi assumono aspetti irreali.
Ma nelle narrazione evangeliche e negli Atti vengono descritte minutamente, o meglio presupposte, località, fatti, personaggi, usanze tutte riconosciute in tempi moderni storicamente esatte . Per ogni località si indica esattamente la posizione,il percorso per arrivarci,se si sale o se si scende. I personaggi storici sono tutti perfettamente riconoscibili: Pilato, Erode il Grande, Erode Antipa, Caifa si comportano come noi ci aspetteremmo che si comportassero. Vengono ricordate i tempi , come era d'uso, indicando i nomi dei magistrati. Qualche esempio: Il governatore romano (che in genere risiede a Cesarea) si trova con l'esercito a Gerusalemme per la Pasqua. Il luogo lastricato dove Gesù incontra Pilato è stato ritrovato esattamente al posto dove viene presentato. quando Gesù prende una moneta su cui vi sia la figura di Cesare non prende una moneta qualsiasi ma proprio un denario, perché l'unica moneta circolante in Palestina con immagini era proprio solo il denario. (vedi anche: Storia ebraica, Età romana).
Gli Atti descrivono tanto bene il viaggio per mare di Paolo che qualcuno dice che sono anche un trattato di navigazione degli antichi. Vi ci si afferma che che i magistrati che presiedono ai giochi ad Efeso vengono vengono denominati asiarchi, che sotto il procuratore Felice il tribuno della coorte di Gerusalemme si chiamava Claudio Lisa : sono stati l'unica fonte di queste notizie per duemila anni fino a che scavi moderni le hanno confermate
E' fuori di ogni dubbio che chi scrive conosce perfettamente per esperienza diretta e personale il mondo che descrive : l'ipotesi mitica appare assolutamente insostenibile da questo punto di vista.
IL GENERE LETTERARIO - Ogni opera ha sempre un suo carattere letterario che ci aiuta anche a decifrarne il senso: il genere degli scritti del Nuovo Testamento è quello della leggenda?
La leggenda è sovrabbondante, ricca di particolari, disegna i personaggi a tinte forti,esalta i personaggi come modelli perfetti..
Nella Canzone di Orlando Carlo non è solo un giovane re (tale era al tempo di Roncisvalle) ma diventa gia un imperatore che ha piu di cento anni. i pochi montanari Baschi diventano un esercito sterminato di duecentomila saraceni, la modesta retroguardia dei Franchi diventa il fiore dell'esercito ,i paladini sono modelli perfetti di cavalieri senza paura e senza macchia
Caratteri leggendari si trovano chiaramente nel Vangeli apocrifi che per questo motivo sono chiaramente riconoscibili. Ma i testi dei Vangeli (e ancora più gli Atti) non hanno nessuno dei caratteri della leggenda. Gia il fatto che essi sono ben quattro e non uno solo esclude che siano una redazione di scritti vaganti : abbiamo una sola Iliade scritta,una sola Odissea: chi si incarica di scrivere dei racconti che sono in circolazione li mette in ordine, ne dà una sola redazione. Gli evangeli poi si contraddicono continuamente nei particolari anche se presentano in sostanza gli stessi eventi. Una redazione posteriore o anche un rimaneggiamento posteriore avrebbe certamente limato le discordanze Invece ogni Vangelo riporta fatti non riportati dagli altri; due trattano solo della predicazione,due parlano anche della nascita ,le genealogie non corrispondono,le circostanze degli avvenimenti sono sempre un po' diverse.Si provi a chiedere a più persone di raccontare gli stessi episodi: troverete sempre delle discordanze e si pensi che nel nostro caso sono passati decenni fra gli avvenimenti e la relazione scritta . I personaggi e lo stesso Cristo non sono modelli astratti: non solo Pietro rinnega tre volte il suo Maestro ma lo stesso Cristo chiede che gli si allontani il calice amaro
Si noti poi che ogni Vangelo corrisponde a una personalità diverse: Matteo che si rivolge agli Ebrei si affanna a trovare le profezie per ogni fatto; Marco è più popolare, meno controllato, abbonda in particolari non necessari . Luca invece è uomo colto, scrive con stile secondo i canoni del tempo, premette anche una breve proemio con una dedica a uno sconosciuto" Teofilo", Giovanni invece mostra un interesse di inquadramento filosofico assente negli altri,
Tutto ciò porta a ritenere che i Vangeli appartengano al genere delle "memorie" proprie o raccolte da altri: possono essere imperfette, possono anche aver interpretati i fatti in modo errato, possono aver accolto elementi non provati ma certamente parlano di fatti concreti, reali: la leggenda ,il racconto inventato ha caratteri del tutto diversi.
GIUSEPPE FLAVIO
Poche righe che si ritrovano in una sua opera costituiscono il più importante elemento della discussione intorno alla effettiva esistenza storica di Gesù. Pertanto dedichiamo ampio spazio all'argomento
La VITA. Joseph (Giuseppe) Matatias nato intorno al 37 d.C. fu importante esponente giudeo, Durante la rivolta antiromana culminata poi con la distruzione di Gerusalemme del 70 d.C. fu a capo della guarnigione di Jotapata ma, conquistata questa dai Romani, mentre i suoi compagni si diedero la morte per non cadere nelle mani dei nemici egli invece si consegnò ai Romani. In seguito collaborò attivamente con l'esercito romano, divenne un protetto (cliente) dell'imperatore Tito , ne assunse il patronimico (Flavio) e ricevette ampie ricompense in terre e ricchezze. (vedi anche: Assedio di Gerusalemme").Scrisse quattro opere:
- La guerra giudaica nella quale racconta ampiamente e minuziosamente della repressione della rivolta guidaica da parte dei Romani fra il 67e il 70 d.C. in essa parla anche di se stesso e della sua attività in quella vicenda.
- Le Antichità giudaica: Storia ebraica da da Abramo al 66 d.C.: naturalmente l'interesse è soprattutto per l'ultimo periodo che corrisponde alla dominazione romana e all'età di Gesù
- Autobiografia: nella quale si difende dai suoi detrattori
- Contro Apione: scritto di polemica contro un certo Apione in difesa degli Ebrei e della loro cultura.
Morì nel 103 d.C.
L'ATTEGGIAMENTO DI GIUSEPPE - Fu accusato ai suoi tempi di tradimento verso la sua gente e anche modernamente è stato messo in risalto il suo servilismo verso i Romani , e anche i vantaggi economici che seppe ricavare (si veda: Vidal-naquet pierre: Buon uso del tradimento, Editori Riuniti,1994 - non reperibile in rete)
Altri autori hanno però messo in risalto che egli fu persona ragionevole che si rese conto in tempo e poi constatò di persona il disastro nel quale precipitavano i Giudei nella loro inutile rivolta contro l'impero. Non rinnegò mai la sua fede,nè il suo popolo ma vide il posto degli Ebrei solo nell'ambito dell'impero In effetti possiamo dire che fu contro lo spirito di una rivolta fanatica, (integralismo o fondamentalismo , diremmo noi) per sostenere una integrazione che rispettava la peculiarità religiosa e culturale ebraica.Va poi notato che in effetti gli Ebrei della diaspora nell'Impero non subirono persecuzioni e potettero prosperare in pace almeno fino a che il trionfo del cristianesimo non pose poi altri problemi.
Comunque si voglia giudicare moralmente Giuseppe Flavio a noi interessa pero notare il suo atteggiamento verso i movimenti messianici. La Giudea dei tempi di Cristo era scossa da movimenti violenti di rivolta antiromana, percorsa da una profonda aspirazione nazional religiosa : sorgevano continuamente in gran numero dei "messia", personaggi che affermavano di essere inviati da Dio per portare i Giudei alla vittoria. In questo clima esplose la rivolta la tragica rivolta antiromana. Per Giuseppe Flavio i movimenti messianici non sono quindi espressione del popolo ma bande di criminali e di assassini e sempre come tali li descrive Giuseppe Flavio.
In questo quadro naturalmente anche la predicazione di Gesù Cristo (ammesso ovviamente che sia esistita realmente) gli doveva apparire come uno dei tanti pericolosi movimenti messianici che egli detestava.
Ciò che appare strano è che Giuseppe non parla mai dei Cristiani: se possiamo dubitare dell'esistenza fisica di Gesù non possiamo certo dubitare dell'esistenza dei cristiani che alla fine del I secolo erano abbastanza numerosi anche in Roma e che già ai tempi di Nerone avevano subito una persecuzione. Come mai l'ebreo Giuseppe pare ignorare completamente questo credo religioso che nasce dalla sua gente. Non sappiamo.
Noi pero azzardiamo l'ipotesi che Giuseppe vedesse il cristianesimo come una setta del tutto aliena dall'ebraismo, non ne riconoscesse o non volesse riconoscere cioè affatto il suo legame con l'ebraismo e la considerasse pertanto al di fuori del suo campo di indagine.
Il problema verrebbe pero risolto almeno parzialmente se si ritiene autentico il brano su Gesù come di seguito mostriamo
IL PASSO SU GESU' - Nelle antichità Giudaiche, scritte intorno al al 93-94 d.C. noi troviamo il brano sotto riportato
Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani” (Ant. XVIII, 63-64)
Il brano appare chiaramente interpolato:infatti evidentemente è scritto da un credente in Cristo e certamente Giuseppe non lo era: pertanto alcuni concludono che Giuseppe non ha mai scritto di Gesù: essendo egli un attento osservatore di tutti i movimenti ebraici del I secolo il fatto che egli non parla di Gesù è la prova inoppugnabile che Gesù non è mai esistito
ASPETTI TESTUALI DEL BRANO - Giuseppe scrisse le sue opere in aramaico dedicandole agli Ebrei d'oriente:probabilmente però egli pur conoscendo bene il greco (fece da interprete durante la guerra giudaica ) tuttavia non era in grado di scrivere in quella lingua. Le sue opere furono però subito tradotte in greco e in questa lingua ci sono pervenute.Non abbiamo quindi l'originale aramaico e non sappiamo fino a che punto la versione greca fosse ad esso aderente
I testi più antichi che abbiamo del brano risalgono al XI secolo.e tutti riportano fedelmente lo stesso passo: tuttavia il passo è riportato pero anche da Eusebio di Cesarea (III secolo d.C.) Un'altra citazione ma non molto chiara in verità si trova pure in Origene (Contra Celsum, III secolo d.C.) Pertanto il passo appare molto antico
PASSO AUTENTICO MA EMENDATO - Altri critici però ritengono che la interpolazione non riguardi tutto il brano ma solo alcune parti di esso. Se riproponiamo il brano togliendo le parti che abbiamo messo in corsivo avremmo
Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, era infatti autore di opere straordinarie,(o nuove) maestro di uomini che accolgono con piacere la verità,(o le nuove dottrine) ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. . Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani” (Ant. XVIII, 63-64)
Abbiamo messo tra parentesi anche possibili varianti di traduzioni dal greco che attenuano ancora di più l'importanza della figura di Gesù.
Dal punto di vista stilistico e grammaticale il passo non si discosta da quelli consueti di Giuseppe: le interpolazioni, operate in tempi diversi, invece, naturalmente comportano delle difformità.
Inoltre verrebbe spiegato anche la stranezza di non ricordare dei cristiani, di cui già prima abbiamo fatto cenno:infatti si parla infatti della "tribu" di coloro che ancora oggi (siamo intorno alla fine del I secolo) seguono il suo insegnamento.
Va anche notato lo strano luogo in cui viene inserito il passo: se un cristiano avesse voluto inserire il brano lo avrebbe fatto subito dopo il punto nel quale Giuseppe ricorda il Battista.
IL TESTO ARABO - All'inizio degli anni 70 fu fatta conoscere in occidente un'opera di uno scrittore cristiano del X secolo, un certo Agapito, vescovo di Ierapoli in Asia Minore.Si tratta di una opera storica scritta in arabo la quale a un erto punto richiama, in inciso, il passo di Giuseppe Flavio che stiamo esaminando.
Il testo, tradotto, suona così:
"Similmente dice Giuseppe l’ebreo, poiché egli racconta nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: “Ci fu verso quel tempo un uomo saggio che era chiamato Gesù, che dimostrava una buona condotta di vita ed era considerato virtuoso (o: dotto), e aveva come allievi molta gente dei Giudei e degli altri popoli. Pilato lo condannò alla crocifissione e alla morte, ma coloro che erano stati suoi discepoli non rinunciarono alla sua dottrina e raccontarono che egli era loro apparso tre giorni dopo la crocifissione ed era vivo, ed era probabilmente il Cristo del quale i profeti hanno detto meraviglie”
Nel passo, come si può notare, non appaiono quelle espressioni proprie di un cristiano che sono presenti nel testo che ci è pervenuto. Il linguaggio è quello di un non credente in Gesù che riporta quello che i discepoli "dicono", non quello che realmente era avvenuto. Il vescovo autore dell'opera non pare interessato o consapevole del problema dell'esistenza storica di Gesù.In verità il passo si discosta da quello che noi abbiamo, specie perché riporta la resurrezione che invece abbiamo escluso dal passo: se ne fa cenno pero nella interpolazione cristiana: potrebbe essere stata presenta in Giuseppe nella forma che troviamo della edizione araba. Nel complesso non vi è dubbio che i due passi sostanzialmente coincidono : si tenga presente che il passo è in arabo non sappiamo da quale lingua è stata tradotta (forse dall'aramaico originale o forse chi sa in quante altre lingue è transitato) e che inoltre si tratta di una citazione e non della trascrizione vera e propria.
Quello pero che appare indubitabile è che il testo arabo ci assicura che nell'opera di Giuseppe si accenna a Gesù effettivamente, al di la della interpolazione avvenuta in occidente.
TESTIMONIUM FLAVII ? - Possiamo allora concludere che le espressioni di inconfondibile matrice cristiana presenti nel passo siano delle interpolazioni di un passo realmente esistente nell'opera originale
Ma perché qualcuno ha pensato di alterare il passo originale di Giuseppe sin dal III secolo ?
La risposta di alcuni è perché si sentiva il bisogno di confermare l'esistenza reale di Gesù. Ma in nessun modo appare che ,almeno fino al 1800 ,tale esistenza fosse messa in dubbio come abbiamo precisato all'inizio del nostro lavoro. Più verosimilmente a qualche sconosciuto amanuense cristiano il testo di Giuseppe dovette apparire poco rispettoso o meglio falso rispetto alle sue convinzioni religiose e quindi ritenne doveroso emendarlo e correggerlo senza certamente poter immaginare nemmeno lontanamente, i problemi che avremmo provocato. dopo 1500 anni, alla religione nella quale credeva questa sua incauta manomissione
Da tutto ciò si è ritenuto che il passo di Giuseppe sia una vera e propria testimonianza (Testimonium Flavii) , sia pura rimaneggiata, dell'esistenza di Gesù
Per altri, invece, permane l'idea che comunque il passo di Giuseppe relativo a Gesù sia un falso e che non è possibile ricostruire l'originale e pertanto manca una testimonianza di Giuseppe
IL BRANO SUL BATTISTA - In Giuseppe vi è pure un brano che tratta della figura di Giovanni Battista che ha grande rilevanza nei Vangeli e che quindi in qualche modo può avvalorarne la storicità. Lo riportiamo integralmente.
“Ad alcuni dei Giudei parve che l’esercito di Erode fosse stato annientato da Dio, il quale giustamente aveva vendicato l’uccisione di Giovanni soprannominato il Battista. Erode infatti mise a morte quel buon uomo che spingeva i Giudei che praticavano la virtù e osservavano la giustizia fra di loro e la pietà verso Dio a venire insieme al battesimo; così infatti sembrava a lui accettabile il battesimo, non già per il perdono di certi peccati commessi, ma per la purificazione del corpo, in quanto certamente l’anima è già purificata in anticipo per mezzo della giustizia. Ma quando si aggiunsero altre persone - infatti provarono il massimo piacere nell’ascoltare i suoi sermoni - temendo Erode la sua grandissima capacità di persuadere la gente, che non portasse a qualche sedizione - parevano infatti pronti a fare qualsiasi cosa dietro sua esortazione - ritenne molto meglio, prima che ne sorgesse qualche novità, sbarazzarsene prendendo l’iniziativa per primo, piuttosto che pentirsi dopo, messo alle strette in seguito ad un subbuglio. Ed egli per questo sospetto di Erode fu mandato in catene alla già citata fortezza di Macheronte, e colà fu ucciso”. (Ant. XVIII, 116-119)2.)
Mettiamolo a
confronto con la narrazione evangelica
Perché Erode, fatto arrestare Giovanni, lo aveva incatenato e messo in prigione a motivo di Erodiada, moglie di Filippo suo fratello; perché Giovanni gli diceva: «Non ti è lecito averla». E benché desiderasse farlo morire, temette la folla che lo considerava un profeta. Mentre si celebrava il compleanno di Erode, la figlia di Erodiada ballò nel convito e piacque a Erode ed egli promise con giuramento di darle tutto quello che avrebbe richiesto. Ella, spintavi da sua madre, disse: «Dammi qui, su un piatto, la testa di Giovanni il battista». Il re ne fu rattristato ma, a motivo dei giuramenti e degli invitati, comandò che le fosse data, e mandò a decapitare Giovanni in prigione.La sua testa fu portata su un piatto e data alla fanciulla, che la portò a sua madre. E i discepoli di Giovanni andarono a prenderne il corpo e lo seppellirono. (Matteo 141-12)
Come si può vedere il racconto evangelico riporta l'episodio della figlia di Erodiada che invece Giuseppe non riporta e che potrebbe essere poi essere soltanto una diceria .Viene presentata anche una precisa accusa di violazione delle leggi giudaiche sul matrimonio che però non doveva certamente essere il motivo fondamentale del contrasto ma solo la causa scatenante. Il contrasto prendeva corpo invece nel sospetto di Erode verso tutti coloro che erano zelanti nell'osservanza della religione per il timore che qualcuno proclamandosi "messia" mettesse in forse la sua autorità e scatenasse una rivolta.Sostanzialmente pero la figura evangelica di Giovanni Battista viene confermata dalla storia di Giuseppe.
ALTRI BRANI - Vengono anche ricordati da Giuseppe Flavio altri personaggi citati dagli scritti cristiani:TEUDA - quando era procuratore Cuspio Fade nel 46 d.C si proclamò Messia, capeggiò una rivolta antiromana affermando che le acque del Giordano si sarebbero aperte davanti al suo esercito. Viene citato in Atti,V, 35. Le date però, non sembrano compatibili.
GIUDA IL GALILEO - un ennesimo capo che guidò una una ennesima rivolta antiromana che come al solito fini tragicamente intorno al 45 d.C. ricordato in Atti V,37
GIACOMO IL MINORE - Nelle "Antichità giudaiche" troviamo il seguente passo:
Anano …convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione”Ant. XX, 200)
Il personaggio viene identificato con Giacomo detto poi "il Minore" (per distinguerlo da un altro Giacomo ) citato negli Atti. Si nota che viene indicato come "fratello" di Gesù mentre per i cristiani come è noto, Gesù è unigenito, e ciò esclude che possa trattarsi di una interpolazione cristiana.
(I primi cristiani credevano che Gesù fosse unigenito. I Vangeli dicono esattamente il contrario, che Gesù aveva diversi fratelli e sorelle. Oggi questo lo si è dimenticato, ma a quei tempi non costituiva scandalo (lo stesso dogma della verginità di Maria nacque sul finire del 300).
Inoltre la collocazione del passo di Giuseppe Flavio che tratta di Gesù, lontano da quello che parla di Giovanni Battista, conduce alla seguante alternativa, che spesso non viene evidenziata: O il passo di Giuseppe Flavio è interpolato, quindi falso, oppure è autentico, ed in questo caso, sono i Vangeli a sbagliarsi, e quindi ad essere inattendibili).
La pratica è ricordata anche negli Atti degli apostoli (XI, 24): l'apostolo Paolo per contentare i Giudei più tradizionalisti fa da "padrino" ,pagando le spese ,ad alcuni convertiti al cristianesimo che avevano effettuata questa antica pratica devozionale.
NAZARENO il termine greco " o Nazoraios,"( dall' aramaico "Nazorai" ) viene tradotte in latino con Nazarenus e in italiano (e nelle lingue moderne occidentali) in genere con "da Nazareth"(si noti che in greco vi è l'articolo che si perde in latino e quindi anche nelle traduzioni operate dal latino) Ma il termine indica effettivamente una determinazione geografica oppure è un appellativo per indicare una condizione di nazireato o semplicemente un "devoto"? .Il problema è stato posto e sembra di impossibile soluzione: noi non sappiamo certamente come erano chiamati gli abitanti di Nazareth (ammesso che la città sia esistita veramente)
NAZARETH E NAZARENO Ci pare del tutto impossibile pensare che dei Giudei, convertiti al cristianesimo, potessero confondere le due cose. Il nazereato era ancora in grande onore in Giudea particolarmente in quelle correnti che ricercavano di rinnovare l'antiche tradizioni. Negli Atti vediamo che la pratica è conosciuta e praticata, anzi oggetto di contestazione fra innovatori e conservatori Abbiamo anche notizia di un "Vangelo dei nazareni" apocrifo e non pervenutoci
In queste circostanze pare davvero incredibile che non si conoscessero il termine Nazareno tanto da confonderlo con un termine geografico ed inventare addirittura una città ad hoc. E' come pensare che un prete cattolico moderno credesse che il rosario sia qualcosa di originario della città di Rosa
E' ESISTITA NAZARETH ? Dal IV secolo, con l'affermazione del cristianesimo si comincia a citare la cittadina che esiste tuttora con questo nome. Si può pensare che essa sia stata una identificazione tardiva fatta da cristiani di una località diversa. Non ci rimane però nessuna testimonianza di una "difficoltà" nell'identificazione di essa, nessuna contestazione. Se la città non fosse effettivamente esistita avremmo assistito al sorgere di una folla di "Nazareth ", come generalmente avviene in casi simili.
Si noti poi che tutti le altre località citate nei Vangeli e negli Atti sono perfettamente individuate: sarebbe ben strano che propria per la città di Gesù non si sarebbe acuto l' accortezza di accertarsi effettivamente della sua esistenza.
Un elemento importantissimo ci viene dal ritrovamenti operati i da archeologi israeliani nel 1962. Nella località dove sorgeva la città di Cesarea che era la sede abituale dell'autorità romana, fu rinvenuta una lapide sulla quale si legge chiaramente la scritta "Nazareth " scritta in caratteri aramaici risalente al III secolo a.C.: pertanto pare ormai fuori dubbio che effettivamente una località con tale nome esisteva già da secoli.
Possiamo ipotizzare che si trattasse solo di un piccolo gruppo di case che magari erano pure conosciute con l'indicazione di un' altra città vicina della quale costituiva come una frazione.
Come abbiamo gia accennato le prime fonti non cristiane che parlano dei cristiani (e non di Cristo direttamente) risalgono al 110 e seg. d. C. Esaminiamole brevemente.
SVETONIO:
.. [l'imperatore Claudio] scacciò da Roma i Giudei che, istigati da Cristo, erano continuamente in lotta..." (Claudius XXV, 4);
Dal brano possiamo ricavare che i Cristiani prendono il nome da Cristo, che essi erano gia numerosi e mal visti ai tempi di Claudio e che vengono considerati Giudei
PLINIO:
..erano soliti riunirsi alle prime luci dell'alba, ed innalzare un canto a Cristo, come se fosse un dio..." (Epistolae, 96).
.
Pure in questo caso i cristiani vengono fatti risalire a Cristo, adorato come un Dio.
TACITO:
Per
tagliar corto alle pubbliche voci, Nerone accusò
di essere colpevoli, e sottopose a raffinatissime pene, coloro che
il
popolo chiamava Cristiani e che erano odiati per i loro crimini.
Quel nome
veniva da Cristo, che sotto il regno di Tiberio era stato
condannato al
supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato.
Momentaneamente
sopita, questa malefica superstizione proruppe di nuovo non solo
in
Giudea, luogo d'origine di quel flagello, ma anche in Roma dove
tutto ciò
che è vergognoso e abominevole viene a confluire e attecchisce.
Per primi
furono arrestati coloro che facevano aperta confessione di tale
credenza.
Poi, su denuncia di questi, ne fu arrestata una gran moltitudine
non tanto
perché accusati di aver provocato l'incendio, ma perché erano
pieni d'odio
contro il genere umano..."
(Annales
XV,
44)
Si documenta la prima persecuzione dei cristiani ai tempi di Nerone. Viene fatta risalire la setta a Cristo e si fa anche preciso riferimento alla condanna a morte per ordine di Ponzio Pilato.CONFERMA DEL SILENZIO: in tutte e tre i casi il riferimento a Cristo è chiaro e inequivocabile, nel terzo caso si accenna anche a Ponzio Pilato. Chiaramente ciascuno degli autori è assolutamente contrario ai cristiani,odiatori del genere umano. A quei tempi se Cristo non fosse veramente esistito ,non sarebbe stato certo difficile dimostrarlo. Ma nessuno dei tre mostra il minimo dubbio. D'altronde fino a Costantino piovvero sui Cristiani le accuse più gravi e infamanti e più inverosimili, le persecuzioni più feroci ma nessuno mise mai minimamente in dubbio l'esistenza fisica di Cristo
A noi pare che Il silenzio su questo punto degli antichi può essere considerato la conferma più sicura della effettiva realtà storica di Cristo, più che il contestato passo di Giuseppe, più che gli scritti cristiani
Per tutto quanto abbiamo qui esposto a noi sembra che la ipotesi mitica secondo la quale Gesù non è mai esistito non possa considerarsi fondata storicamente.
Restano allora due ipotesi:
- ipotesi religiosa: veramente Gesù è il Cristo o comunque il Gesù della fede
- Ipotesi critica: fu solo un uomo che venne creduto il Cristo o per dolo o in buona fede o verosimilmente per l'uno o per l'altra insieme
La scelta fra le due ipotesi però NON E' un problema storico ma è un problema filosofico.
Nella ipotesi cosi detta critica vengono letti i Vangeli con la premessa che il soprannaturale non esiste e pertanto tutto ciò che è segno del divino (i miracoli e soprattutto la Resurrezione) viene considerato per principio impossibile e pertanto leggendario: si tratta di una posizione filosofica pienamente legittima ma NON E' un principio di critica storica.
D'altra parte non abbiamo altre fonti se non quelle cristiane: se consideriamo queste inattendibili non si vede su quali basi si possa costruire una ipotesi storica.
E infatti esaminiamo le cosi dette ipotesi critiche su Gesù : alcune paiono suggestive (abbiamo un Gesù rivoluzionario, esseno, ellenizzante ) e altre del tutto inconsistenti (abbiamo perfino un Gesù non ebreo ma figlio di un soldato romano "ariano" di passaggio ,a causa del mistero della nascita ) ma tutte prive di fondamento storico. Le tante "storie della vita di Gesù " da quella fondamentale di Renan possono essere considerate opere di fantasia, letterarie, filosofiche tutto quello che si vuole ma NON OPERE STORICHE.
A questo punto perché non pensare che Gesù era un extraterrestre? Si spiegherebbero cosi i suoi miracoli come effetti di una scienza progredita , il suo insegnamento come espressione di una civiltà superiore: si potrebbe scrivere un bel romanzo di fantascienza. Un romanzo appunto non una OPERA STORICA.
Non tutto il possibile è anche vero: non tutto il vero è conosciuto da noi. Noi diciamo che un fatto è vero nella misura in cui conosciamo elementi per affermare che è vero.
La storia riguarda il vero che possiamo conoscere : che Gesù sia stato un extraterrestre , un rivoluzionario sconfitto, un ariano è possibile ma non vi sono elementi per affermarlo e quindi non è ipotesi storica.
Che Gesù non sia mai esistito è una ipotesi storica (anche se non la condividiamo) perchè se ci convinciamo che manchino le fonti per affermare la sua esistenza dobbiamo concludere che "storicamente" non è esistito.
Se pensiamo che è esistito ma che le fonti non sono attendibili nulla possiamo dire di STORICAMENTE FONDATO di lui. potremmo allora trattare storicamente del Cristianesimo (ne abbiamo di fonti), non di Cristo.
11904Estensore: Giovanni De Sio Cesari http://www.giovannidesio.it/
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