Pubblicato in "Osservatorio Internazionale "aprile 10, n 4 ,     HOME

 

 

CULTO DELLA PERSONALITÀ

NEI  MOVIMENTI COMUNISTI DEL XIX SECOLO

 

Giovanni De Sio Cesari

 

INDICE: i  leader comunisti - i grandi della storia  - la premessa ideologica - il meccanismo psicologico - i leader democratici

 

I LEADER COMUNISTI

 Dopo la famosa relazione  di Krusciov del 1956 nella qual si denunziavano i crimini di Stalin,  si cominciò a parlare nell’ambito del movimento comunista di ”culto della personalità” come di  una  deviazione più o meno occasionale  imposta da un singolo personaggio, Stalin , che aveva tradito gli ideali del comunismo instaurando un suo potere  personale a scapito di quello del partito. del proletariato, della classe operaia e cosi via.
In realtà, però una  interpretazione del “culto della personalità” ricondotta alla deviazione di un singolo  personaggio è smentita ampiamente dai fatti

Non si tratta Infatti di un fenomeno dei tempi di Stalin ma di un fenomeno comune a tutti i partiti comunisti: in ogni paese  il regine comunista viene sempre identificato in un singolo personaggio

Il fenomeno assume forme ancora più radicali, a  volte grottesche, in Estremo Oriente. Mao Zedong a un certo punto diviene il depositario della verità  ultima e definitiva e le sue citazioni sintetizzate nel Libretto Rosso e recitate religiosamente diventano nell’immaginario  popolare  la soluzioni di ogni problema non solo nell’ambito politico ma proprio di ogni aspetto dell’umana esistenza: nessuna religione si era spinto a tanto

 E in Cambogia Pol pot era  la “Anka” (la  cosa)  il potere assoluto che per creare la società giusta  arrivò alla fine a un auto genocidio di cui non si hanno precedenti  nella storia.

 Tuttora nell’ultimo partito comunista. ancora rimasto, nella Corea del nord la  costituzione dichiara  il defunto presidente Kim Il-Sung "Padre della Patria" e proclama  l"eternità" della sua presidenza mentre  Kim Jong-Il, suo figlio e successore, è divenuto capo assoluto del Paese col titolo ufficiale di “Il caro Leader.”: nessun monarca divinizzato  era mai giunto a tanto: anche i Faraoni erano divini sole per le carica  che ricoprivano: dopo morti non divenivano “Faraoni per sempre “ ma si designava  un altro Faraone con altrettanto potere. in grado di modificare quanto  stabilito dal precedente.

In Occidente non si è arrivati a tali eccessi troppo stridenti con la mentalità critica e scientifica  diffusa ormai da secoli ma  la identificazione con singoli personaggi dei partiti comunisti è stata una costante:  Honecker  e Ceausescu hanno rappresentato i partiti  dei rispettivi paesi fino al loro  dissolvimento. Tito ha rappresentato il comunismo in  Yugoslavia e la sua morte  è stata anche la fine del regime e lo stesso è stato per Hoxha  in Albania  In altri paesi (Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia ) vi sono stati  cambi di dirigenti ma in seguito a rivolte popolari contenute a stento dalla potenza sovietica come  soluzioni di compromesso.

 Anche in Italia il fenomeno è visibilissimo: Togliatti  “era” il partito. Man mano che il comunismo illanguidiva anche questa identificazione era meno forte ma è stata presente  fino alla fine: nessun segretario del PC è stato mai revocato, la elezione  è stata  sempre  a vita. Anzi la stessa fine del partito comunista e la sua trasformazione poi in PDS è stata opera dell’ultimo suo dirigente Occhetto: non ci fu nessun movimento di base, nessuna vera consultazione: semplicemente il segretario dl partito  decretò la fine del PCI: la maggior parte dei militanti  accettò in lacrime, ma disciplinati e consenzienti, come sempre. Una minoranza  in seguito  rifondò ancora un suo partito comunista  .

 

I GRANDI DELLA STORIA

In realtà possiamo notare che molti regimi moderni ed antichi si basavano sulla autorità di un singolo personaggio. Possiamo pensare alle dittature del 900, come il fascismo e il nazismo, cosi come  ai personaggi del passato  come Napoleone, Giulio Cesare o Alessandro Magno.

Tuttavia si tratta di personaggi che  sono essi  stessi i fondatori del nuovo assetto politico di cui sono riconosciuti leader  indiscussi. Mussolini fondò il fascismo e ne venne  unanimemente  riconosciuto come capo cosi come fu Hitler a organizzare lo stato nazista. Napoleone porto alla  vittoria le armate francesi fino a che ebbe il prestigio necessario per creare un proprio regime politico e  analogamente Cesare avviò la fondazione dell’impero su nuove basi e  Alessandro Magno guidò un piccolo esercito a conquistare quello che era il mondo civile del tempo.

Ma nel caso dei regimi comunisti i leader che ne prendono il potere assoluto non sono affatto i creatori o gli ordinatori di quelle rivoluzioni e di quei partiti che hanno una ben altra origine: solo dopo un certo tempo nell’ambito del gruppo dirigente compaiono i personaggi poi oggetto  del culto della personalità lottando ed eliminando, spesso  sanguinosamente, un nugolo di rivali

Non che Napoleone o Hitler fossero i creatori delle forze che li hanno portati  al potere, naturalmente: esse erano presenti per complesse cause storiche nella società  dei loro tempi: ma comunque essi seppero ordinarle, coordinarle, organizzarle. Ma nel caso dei leader comunisti il caso è diverso: la teorie politiche risalgono a Marx ,sono state poi ripensate, adattate  ai tempi da un gran numero dirigenti politici  e pensatori

Stalin, Mao o Togliatti non sono fondatori del comunismo ma se ne sono impadroniti nei rispettivi paesi solo dopo:  Stalin e Mao con terrificanti purghe dei propri oppositori e Togliatti semplicemente perchè era stato scelto da Mosca

Nel caso del comunismo non si tratta quindi di personaggi che acquistano un grande prestigio personale che permette loro, quindi d impadronirsi del potere ma al contrario, di persone che si impadroniscono del potere nelle oscure lotte di segreteria, gli  intrighi di palazzo dei nostri tempi e per questo QUINDI sono investiti di una autorità superiore, un “culto della personalità” appunto, come si dice che non ha giustificazione in quello che hanno compiuto ma solo nel fatto che sono considerati l’incarnazione del partito comunista.

Anche nei regimi comunisti vi è pero qualche eccezione la più importante del quali è Fidel Castro. In questo caso il potere di Fidel Castro è una costruzione personale dovuto alla vittoria dei “barbudos”: solo in secondo tempo infatti, e a sorpresa, Castro  si proclamò comunista  seguito dai suoi sostenitori: in realtà il comunismo cubano è un comunismo diverso, scaturito da una  scelta di chi era già al potere e sostenuto  da nazionalismo. anti americanismo, desiderio di indipendenza: ed è per questo, probabilmente, che il regime comunista a Cuba non ha seguito la sorte di tutti gli altri comunismi occidentali. 

 

PREMESSA  IDEOLOGICA

Allora l’interrogativo fondamentale è il seguente : ma quale è il meccanismo di questo fenomeno per cui un partito e una ideologia che nasce  dall’aspirazione all’egualitarismo,  alla democrazia sostanziale. al governo del popolo si rovescia poi nel suo contrario  e diviene il governo di uno solo, di una persona che  ha sempre ragione? Che Mussolini fosse considerato  “l’uomo della Provvidenza” era nell’ordine ideologico del fascismo che, in opposizione alle democrazie elettive e pluralistiche, intendeva affidarsi a un singolo uomo ritenuto, a torto o a ragione, di aver le doti per essere la guida suprema, il “duce” appunto. Ma perché invece un partito  come quello comunista  che voleva esser espressione della volontà  del popolo, dei lavoratori, della classe operaia ritiene che un singolo uomo fosse poi la  guida suprema   tanto che opporsi a lui  significava opporsi al  partito, una specie di identificazione mistica al di là delle apparenti  procedure del partito

Questo ci sembra il punto essenziale  del discorso da comprendere

 In realtà  il fenomeno è l’effetto ultimo e inevitabile  di una idea fondamentale del movimento comunista realizzato  : la autocoscienza del proletariato.

 Marx aveva  parlato, in effetti, di autocoscienza riprendendo l’analogo concetto di Hegel : una parte della popolazione sarebbe stata più cosciente della restante e quindi portatrice di idee nuove come socialismo, comunismo prima che ci fossero tutte le condizioni perché esse si realizzassero. Tuttavia l’importanza di un tale concetto era  controbilanciato dalla teorie che le “idee” fossero espressioni dei rapporti economici per la qualcosa le idee comuniste erano espressioni di certi rapporti di produzione: potevano  essere anticipate. ma di poco. e in quelle cerchie più coscienti di persone che però, d’altra parte,  in qualche modo già le potevano sperimentare. Tuttavia nel pensiero Marxiano la Rivoluzione comunista si sarebbe verificata con il crollo del capitalismo: a un certo punto, secondo la teoria  marxiana, il capitalismo sarebbe crollato per le sue interne e irrisolvibili contraddizioni  e quindi spontaneamente, necessariamente il  popolo avrebbe  “rivoluzionato” l’assetto politico. Si trattava di un fatto di massa al quale solo sparuti  e insignificanti gruppi di padroni, di capitalisti, si sarebbero rabbiosamente quanto inutilmente opposti. Il comunismo era nei fatti non nella  ideologia : anzi egli qualificava  il suo socialismo “scientifico” in contrapposizione ad “utopistico” proprio in quanto fondato su fatti  oggettivi che avrebbero necessariamente condotto al comunismo: una rivoluzione sostanzialmente  pacifica, potremmo dire, della stragrande maggioranza  del popolo,senza grandi opposizioni.  

Ma la realtà storica nel quale scoppiarono  le rivoluzioni comuniste  furono  molto diverse

 In Russia in effetti i comunisti  erano sparute maggioranze in mezzo  a grandi maggioranze che, anche se non ostili, poco sapevano delle ideologie marxiste e del significato delle rivoluzioni comuniste. In libere elezioni multipartitiche il partito di  Lenin  avrebbe  potuto racimolare, chi sa, forse il 5 % o forse meno, forse più ma certamente non avrebbe avuto sufficiente suffragi  per governare: siamo  lontano immensamente dalla grande maggioranza di cui  parlava Marx

 

A  questo punto si ricorse all’estensione  oltre misura del concetto di autocoscienza proletaria, E’ vero,si disse,  non tutto il popolo comprende e accetta  il comunismo ma bisogna vedere la parte  che ha maggiore autocoscienza. quindi la classe operaia  anche se  essa è una piccola minoranza di fronte  alle masse contadine E nell’ambito della  classe operaia ci sono quelli più coscienti che sono naturalmente gli aderenti al partito comunista. Ma nel suo ambito vi sono varie tendenze e indirizzi spesso inconciliabili, allora alcune di esse sono più coscienti di altre  quindi si passa  a gruppo dirigente che è tale perché  è  il gruppo che ha la maggior autocoscienza: ma poiché  anche essi sono  in disaccordo ci  si riferisce  a un singolo personaggio come il più   autocosciente. colui cioè che non può sbagliare perche rappresenta la autocoscienza più alta.

 

IL MECCANISMO PSICOLOGICO 

  Insomma uno Stalin è la autocoscienza del partito che è la autocoscienza del proletariato  che è la autocoscienza di tutto il popolo

 In realtà si sostituisce al principio della maggioranza e minoranza, secondo il modello delle democrazie anglosassoni,  il principio della maggiore o minore autocoscienza e quindi necessariamente si finisce con  identificare la autocoscienza suprema in un singolo personaggio politico.

Nell’ambito del partito bolscevico invece di ricorrere al principio democratico delle libere elezioni pluralistiche si cercò di individuare  le autocoscienza , chi avesse  ragione, chi fosse nel vero, scientificamente.  Ma chiaramente in una situazione politica non è possibile stabilire scientificamente  chi sia nel vero e chi non sia nel  vero: è una pretesa assurda.

Allora in pratica la fazione vincente si definisce anche quella che ha ragione,anche in buona fede magari, gli altri passano al rango di traditori, di anti partito, di nemico, sabotatori e via dicendo

 Con questo sistema Stalin fece fuori  tutti quelli che gli si opponevano e nel corso degli anni 30 liquidò anche fisicamente la grande maggioranza della classe dirigente del partito stesso, fatto più unico che raro nella storia. Egli veniva ad assumere in sé la autocoscienza dell’intero movimento comunista anche a livello  internazionale.

Può sembrare strano ma effettivamente i condannati stessi da Stalin stentavano a  credere alla propria stessa innocenza: se il partito, cioè Stalin,  li aveva condannati  allora ciò significavano che essi erano in qualche modo veramente colpevoli anche se non se ne rendevano conto: per essere comunisti bisognava avere accettato questo principio e quando si era colpiti personalmente, coerentemente, bisognava accettare il principio fatto valere per gli altri:  in genere quelli che erano colpiti dalle epurazioni avevano approvato entusiasticamente le epurazioni precedenti che avevano riguardato gli altri:  un vero meccanismo psicologico infernale.

 In Cina il meccanismo è ancora più evidente: la persecuzione e  la demonizzazione dei supposti nemici di Mao era portata avanti non da occulti professionisti della polizia segreta come in Russia ma dalle Guardie Rosse, le masse di adolescenti  che nella loro totale inesperienza identificavano in modo immediato, senza nemmeno il senso del ridicolo, il comunismo e Mao: ma  non pochi condannati dalla quella follia si consideravano  veramente colpevoli, veramente  accettavano di essere rieducati nelle comuni: erano persone che avevano già essi stessi creduto nella identificazione fra  Mao e il partito il comunismo, il bene insomma e i suoi nemici come i mostri del male.

Una generazione educata all’idea che  fosse possibile stabilire oggettivamente quale fosse il bene e il male e che questa funzione spettasse,  si incarnasse in  un singolo personaggio coerentemente,  se condannati, erano portati a credere che, al di la delle loro buone intenzioni, avessero effettivamente sbagliato magari perche ancora intrisi di mentalità  borghese reazionari, antipopolare anche senza rendersene conto.

 

 

NOTA: I LEADER DEMOCRATICI

Nella democrazie occidentali  il meccanismo della legittimità del potere ha un percorso molto diverso. Il governo è legittimato a governare dal consenso popolare: non  si ritiene  però che esso sia l’espressione del bene, del giusto, della verità  altrimenti l’opposizione sarebbe, come nel comunismo, il male, l’ingiusto il falso. la qual cosa  renderebbe  assurda la libertà  La lotta politica viene concepita come  lo scontro di opinioni diverse tutte legittime  che si riconoscono reciprocamente.

Gli eletti del popolo, in genere, sono oggetto di critiche molto forti non solo degli oppositori ma anche dai loro  stessi elettori: ciascuno può votare un leader. un partito ma ben difficilmente accetterà tutte le sue posizioni, tutte le su scelte. Nelle democrazie  la gente ha sempre  un rapporto molto critico con i propri eletti: essere troppo “appiattito”  sulle posizioni del governo viene considerato una mancanza di senso critico, un fanatismo

Avviene anche nelle democrazie che vi sono personaggi ,come Churchill o De Gaule che riscuotono un prestigio particolare tanto da essere poi ricordati fra i grandi della storia.  Ma in realtà la glorificazione è postuma: al momento del potere sono contestati, lottano contro avversari decisi  e accaniti e spesso cadono alle elezioni.

 Churchill fu l’artefice della vittoria dell’Inghilterra, una figura mitica nell’immaginario collettivo britannico: pur tuttavia subito dopo aver condotta l’Inghilterra alla  vittoria , fu sconfitto nelle elezioni.

De Gaule guidò la resistenza quando la maggioranza dei Francesi  accettava la sconfitta: solo dopo divenne  un mito della grandeur  francese. Ma subito dopo la vittoria  fu messo da parte: fu richiamato poi al potere molti anni dopo per rifondare la repubblica : subito dopo aver stravinto le elezioni per il deciso atteggiamento avuto  contro il Maggio Francese,  se ne allontanò definitivamente

 

 

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