•  Pubblicato in Italianotizie  05/02/20 Home  

    Il  coronavirus e il modello cinese

     

     

     

    Giovanni De Sio Cesari  

     

    La  epidemia influenzale proveniente dalla Cina, conosciuta come coronavirus, pone  molti e importanti problemi  di ordine politico , economico e sociale Innanzi tutto ci si pone il problema politico delle efficienza del modello di sistema  cinese e implicitamente  del rapporto con le democrazie occidentali. Quello che si sa e riconosciuto dalle stesse autorità cinesi è che all’inizio si sono commessi degli errori, sottovalutando il pericolo e che in seguito invece  il problema è stato affrontando con grande  decisione ed efficienza.  In questo quadro la colpa delle prime fasi è stata addossata e accettata dalle autorità  locali di Wuhan (sindaco in primis) mentre  la direzione centrale ha rivendicato la seconda fase. Impressione ha fatto l’annuncio che in 10 giorni si sia approntato  un nuovo ospedale (in Italia  ci mettiamo anni se non decenni) anche  se poi in effetti  si tratta  più che altro di prefabbricati con moltissimi letti addossati gli uni agli altri. Si è imposto  la quarantena a decine di milioni di persone, si è fatto ogni cosa per evitare il diffondersi della epidemia chiudendo l’intero e immenso paese  al mondo. Xi Jinping  ha convocato in seduta straordinaria l’ Ufficio Politico del partito comunista cinese, il massimo organo di governo cinese, si è nominato una  commissione politica, per sovraintendere  al problema, si sono usati soprattutto toni epici come si trattasse di  una invasione da respingere: Xi Jinping  ha detto che solo il  popolo unito sotto la guida del partito comunista cinese potrà trionfare alla  fine  contro la malattia. E in atto quindi una specie di auto esaltazione politica  del sistema cinese e indubbiamente il mondo guarda con ammirazione alla grande efficacia del modello cinese chiedendosi  se mai nelle democrazie occidentali sarebbe  stato  possibile una azione cosi efficace e decisa. In Italia non ci sembra  proprio se guardiamo alla strumentalizzazione politica che si sta facendo anche di questa emergenza. Tuttavia si è fatto notare che la inefficienza della  prima fase non è addossabile agli errori di un singolo o ristretto gruppo di  funzionari ma è collegato  al sistema politico. In realtà si è saputo che alcuni medici avevano già dato l’allarme ma otto di essi erano  stati convocati dalla polizia e diffidati dal diffondere notizie  non autorizzate. Soprattutto le  stesse autorità regionali non potevano agire  senza la autorizzazione  del centro  Il Monitor di Hong Kong , ostile alla Cina,  ad esempio, ne deduce che la diffusione della epidemia dipende  dal mancanza di liberta e democrazia.  Forse le due tesi, della esaltazione e della demonizzazione  del sistema, hanno ambedue la loro parte di verità

    Spesso si dice che si tratta  di un problema esclusivamente medico e che quindi occorre  attenersi alle loro  indicazione ( lo ha affermato anche Conte) escludendo quindi implicitamente  ogni responsabilità politica.  In realtà,  fermo restando la centralità delle prescrizioni mediche, il problema è piu complesso  Nella diffusione delle epidemie non è possibile arrivare  a un rischio zero  cosi come  negli incidenti sul lavori, nella circolazione stradale e nella stabilità degli edifici)  Occorre invece tener  conto che una certa percentuale  di rischio è inevitabile  e che quindi è la autorità politica a dover decidere in quale  ambito essa deve essere accettata tenendo contro di tanti altri fattori. Ad esempio se non vogliamo incidenti stradali  dovremmo vietare del tutto la circolazione stradale  Ma questo fatto avrebbe  tante conseguenze negative per  cui accettiamo un numero di circa 3.500 morti  all’anno enorme se lo confrontiamo alle vittime del terrorismo islamico che pure ci fa tanto impressione e che ci rifiutiamo  di  accettare.  Consideriamo che la normale influenza invernale  provoca intorno ai 10 mila morti all’anno e nessuno  fa troppo caso alla sua diffusione. Ora è chiaro che non essendoci per il momento altre cure ( ci vorrà un anno per  il vaccino) l’unico rimedio è l’isolamento  ma questo porta a infinite ricadute economiche  negative Si pensi  solo al turismo, ai luoghi affollati, agli scambi commerciali stessi, alla crisi di produzioni.  La conseguenze più rilevanti che si ci si aspetta non sono tanto  le conseguenze mediche  ma quelle economiche.  Già la crescita globale appariva debole in seguito alle guerre doganali  ma ora potrebbe scatenarsi una recessione a livello mondiale paragonabile o magari anche molto più grave di quella del 2009 .

    Anche nel campo economico come in quello medico la paura della crisi potrebbe essere piu grave della crisi stessa. A livello di percezione sociale dobbiamo considerare che  anche un rischio bassissimo tuttavia può essere percepito come non accettabile dalla gente comune. Noi tutti ci mettiamo in auto senza minimamente considerare il numero di morti sulla strada ma ci spaventiamo  di fronte alla minaccia jihadista.  Ora ciascuno di noi pensa che frequentare un ristorante cinese espone a un pericolo  bassissimo ma mai nullo Allora perchè non scegliere  un ristorante italiano o arabo ? E un discorso comune . Gli incidenti ferroviari  sono ben più rari di quelli automobilistici ma questo non consola quelli che sono coinvolti nei rari  incidenti ferrovieri . 

     

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