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Consenso esplicito o stupro

 

 

 

Pubblicato da  Appunti dicembre 2025

Giovanni De Sio Cesari

www.giovannidesio.it

 

 


La Camera, con una votazione unanime, cosa più unica che rara, ha approvato una modifica dell’articolo 609-bis del Codice penale, che disciplina la violenza sessuale, secondo la quale questa non si configura solo se vi è costrizione, abuso di autorità, incapacità, ma anche se non c’è il consenso libero e attuale.
Attuale vuol dire che esso deve essere contemporaneo all’atto sessuale e che quindi può esser ritirato anche un momento prima che l’atto si compia.
In teoria potrebbe essere applicato anche all’uomo, ma in pratica significa che se la donna non dà un consenso esplicito al momento del sesso è stupro, reato che comporta una  pena fra i 6 e i 12 anni: non conta nemmeno che lo abbia dato prima.
Benchè il voto parlamentare sia stato unanime, nell’opinione pubblica si è aperta una discussione, una polemica diffusa sulla ragionevolezza o meno di questa norma tanto che i partiti di destra per prendere consensi hanno  chiesto un riesame della legge per indicarne più chiaramente i limiti.
Non c’entra niente destra e sinistra, ma sono opinioni trasversali, come dimostra la stessa votazione parlamentare: ma poi c’è sempre chi cerca di sfruttare ogni questione a fini propagandistici.

 

Per alcuni la legge sarebbe più che altro un’affermazione ideologica di principio e non avrebbe effetto pratico sul piano giuridico. La difficoltà di dimostrare che la donna non ha dato consenso esplicito è anche più grande che dimostrare la violenza, per la quale ci possono essere referti (e non sono nemmeno sicuri), quindi questa legge non tutelerebbe di più le donne stuprate.

 

Problema della prova
In realtà nessuno dubita che lo stupro non sia un reato grave, ma il problema è la prova: come si fa a dimostrare che c’è stato stupro o libero consenso? Non si può semplicemente credere a ciò che dice la presunta vittima, perché una donna può ricattare un uomo affermando che l’ha stuprata per soldi, per vendetta, per qualunque motivo, e si arriva a un processo dall’esito del tutto incerto.

Una distinzione che a noi sembra essenziale in questo problema e che non viene fatta dalla legge è il contesto dello stupro.
Ci sono due casi molto distinti: se una donna sta con il marito, con la famiglia, ecc. e una banda di scalmanati piomba addosso e la violenta, non c’è nessun dubbio. Ma se una donna è in coppia appartata con un uomo, sarebbe generalmente impossibile provare se ci sia stato o meno consenso.
Si può pensare che si capovolga il principio di ogni legge penale, che si è condannati solo in base a prove oggettive, poiché la prova di stupro in una coppia appartata non si può mai avere tranne casi particolari.
In effetti però, valutando le circostanze, il giudice stabilisce se credere o meno alla donna o all’uomo. Ma in base a cosa? A semplici impressioni personali? Perché le prove sono impossibili. Poiché in dubio pro reo non avremmo alcuna condanna per stupro, che invece ci sono.

Con la nuova norma sembra che queste possibilità aumentino ancora.
Alla fine sarà il giudice a valutare su semplici convincimenti personali.

 Occorre avere fortuna nel trovare quello giusto.

 

In effetti molte donne stuprate ritengono più conveniente stare zitte per non diventare esse stesse delle indagate per valutare l’attendibilità.
Tutti fanno barzellette sul fatto che la donna debba dichiarare esplicitamente che consente: quindi si parla di dichiarazioni filmate o scritte davanti al notaio ecc. ecc., cose del tutto assurde (lo si vede solo in The Big Bang Theory), che poi non servirebbero nemmeno perché la donna può sempre dire di aver cambiato idea all’ultimo momento.
Ma poi si può anche dire che il consenso scritto è stato estorto. Se si riesce a costringere una donna a fare sesso (ma poi è veramente possibile a un singolo uomo?), è ancora più facile estorcere una firma.
Non conosco bene il caso Grillo, ma a quanto ho capito le ragazze vanno a casa di ragazzi sconosciuti e si presume non per parlare di filosofia ma per fare sesso. Poi dicono di aver cambiato idea e che non volevano. Certo, ne avevano tutto il diritto, ma come si fa a provarlo?
Eppure Grillo e compagni sono stati condannati a 6 anni, dopo 6 anni di processo, e hanno avuto la vita rovinata.

 

In teoria anche nel matrimonio la donna può dire che è stata stuprata. Allora la moglie, invece di chiedere il divorzio, può far condannare il marito fra i 6 e 12 anni?
Certo sono assurdità: tutto viene poi rimesso al buon senso del giudice, ma questa non è una garanzia.

 

Il consenso
Per il consenso io poi farei una riflessione. Non è che noi comunichiamo solo a parole, ma anche con l’atteggiamento. Ad esempio si può andare in bikini in spiaggia, ma a scuola diventa una provocazione.
Si parla di un consenso espresso a parole, ma facevo notare che comunichiamo anche con l’atteggiamento, specialmente nell’ambito sessuale: se un uomo mette le mani sul seno di una donna e questa non dice nulla, la comunicazione non verbale è che lei è consenziente. Se le toglie la mutandina senza opposizione, la comunicazione è che acconsente a fare sesso.
Non si capisce perché una donna invece, per il sesso, debba dare un consenso esplicito, cosa che poi le donne non fanno quasi mai: esiste anche il pudore femminile.

In effetti, nel rapporto sessuale, se la donna non si oppone, e con forza e decisione, noi diamo per scontato che sia d’accordo.
Le leggi ispirate al femminismo trattano l’atto sessuale come se fosse facile “come bere un bicchiere d’acqua” (come dicevano alcuni sessantottini) e non considerano i meccanismi complessi e poco controllabili che entrano in gioco per l’istinto più forte che esiste in natura: la riproduzione.
A un certo punto né l’uomo né la donna riescono più a controllarsi.
Ma che vuol dire consenso? Una donna toccata nei punti giusti, nel modo giusto, non riesce più a rifiutarsi: si sa che il maggior dramma di una donna stuprata è che a volte raggiunge un’eccitazione maggiore che con il suo uomo che ama, e si sente per questo colpevole, una “puttana”.
In amore, come dicevano una volta i poeti, chi fugge a volte vuole essere raggiunto e si dice no per dire sì.

 

In teoria lo stupro può essere configurato anche per l’uomo, che potrebbe essere costretto con un’arma puntata, cosa difficile ma anche più realisticamente ricattato: “o facciamo sesso o ti licenzio”, potrebbe dire l’imprenditrice a un suo dipendente. Non mi pare che ci sia mai stata una condanna per fatti del genere.
Ma a parte ciò esiste anche la seduzione maliziosa della donna.
Non è facile per un uomo rifiutarsi alla seduzione di una donna anche se non vorrebbe, magari per fedeltà alla propria donna.
Allora questo caso è assimilabile allo stupro di una donna? La legge non lo contempla.

Un tempo la colpa veniva sempre addossata alla donna, in quanto doveva essa non mettersi nella situazione di poter essere violentata, ma era un mondo diverso nel quale la separazione fra uomini e donne era severa, onnipresente, e spettava anche alle mamme sorvegliare che non venisse infranta.
D’altra parte la verginità era un requisito imprescindibile per le spose e la fedeltà coniugale femminile un principio assolutamente inderogabile, qualunque cosa facesse o fosse il marito.
Attualmente esiste la coeducazione dei sessi, la vita di lavoro in comune. Soprattutto il sesso non è più ristretto alla vita coniugale (a prescindere dalla categoria delle prostitute). Attualmente viene generalmente accettato il sesso prematrimoniale, le coppie di fatto e anche, ma non per tutte le donne, il sesso occasionale con sconosciuti al di fuori di ogni relazione affettiva.
In questa situazione come si fa a distinguere, in una coppia appartata, la presenza o meno del consenso?
Ora si cerca di proteggere la donna, ma in realtà non è possibile avere la prova della violenza in una coppia che si apparta.
Non vedo nessuna soluzione.
Si può pensare che la morale sessuale tradizionale fosse certo migliore della presente. Però noi parliamo di una legge che si applica alla realtà quale essa è effettivamente, quella seguita.
Non si tratta del mondo quale dovrebbe essere (etica), ma del mondo quale è (politica).