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Esistenza di Dio

 

                                                                                                                                               

   

 

 

Pubblicato da   IL RIFLETTERE organo della AIAC .CLI  ottobre 20125

 

Giovanni De Sio Cesari  

www.giovannidesio.it

 

 

Non intendiamo qui prendere in esame le tradizionali prove (o, se si preferisce, argomentazioni) sull'esistenza di Dio, discussioni che si ripetono nella loro essenza da millenni, anche se aggiornate secondo le culture dei tempi. Il fatto che esaminando queste argomentazioni io personalmente le trovi più o meno convincenti avrebbe ben scarsa importanza di fronte al millenario dibattito.

Partiamo invece da una constatazione di fatto: l’ateismo di massa nel nostro mondo occidentale e nell’Estremo Oriente si è diffuso ampiamente. Un gran numero di persone, diciamo pure la grande maggioranza, non crede più nell'esistenza di Dio.

Dobbiamo anche prendere atto in particolare che la maggior parte degli intellettuali moderni europei sono atei, da Einstein a Croce, da Severino a Oriana Fallaci.

Non si può pensare che le moltitudini di atei, fra cui tanti intellettuali, siano persone che non riescono a capire le argomentazioni sull'esistenza di Dio, che quindi sarebbero persone stupide o che non vogliono abbandonare i loro vizi o magari che non si sono poste il problema.

Ma possiamo anche argomentare al contrario: se credere in Dio fosse una sciocchezza, una conseguenza dell'ignoranza, una fantasia residuata dal passato, allora come si spiegherebbe che, comunque, una parte consistente della popolazione, tra cui uomini di cultura e intelligenza, ci creda? In epoca positivista e anche nell’ambito del comunismo marxista si pensò che la religione sarebbe sparita in breve con il mutare dei tempi, ma questo non è avvenuto: le religioni sono ancora vive e attive nel mondo moderno.

Sarebbe davvero stupido pensare che i credenti o non credenti siano tutti stupidi o magari dei malvagi.

Ci si chiederebbe allora come mai nessuno dubita più che il giorno dipenda dalla rotazione terrestre e non dal movimento del sole, come sembrerebbe così evidente. Analogamente, nessuno dubita più che l'acqua sia formata da due gas, idrogeno e ossigeno, o che Giulio Cesare sia effettivamente esistito. È chiaro che, almeno al momento attuale delle conoscenze, si tratta di fatti certi e indiscutibili, mentre l'esistenza di Dio o la sua non esistenza rimane pur sempre un'opinione più o meno supportata dai fatti.

Per il passato dobbiamo però anche fare un'altra considerazione. È vero che nei secoli scorsi, almeno fino al '700, nessuno metteva seriamente in dubbio l'esistenza di Dio e la fede nella religione cristiana, sia pure in diverse versioni. Ma possiamo pure chiederci: tutti credevano effettivamente in Dio e avevano fede?

Se noi ci fermiamo a quello che dicevano apertamente non possiamo che constatare l'unanimità nella fede, a prescindere da qualche spirito bizzarro. Tuttavia, se noi vediamo gli atti compiuti non possiamo non avere tanti dubbi: il Medioevo, era della fede, è costellato di crudeltà, misfatti, atti contrari alla fede non meno del mondo contemporaneo, anzi a me sembrerebbe di più. Questo significa che, pure affermando a parole la loro fede in Dio, nei fatti molti e moltissimi la negavano, segno che poi questa fede non era così universale come si diceva.

In fondo anche nei nostri tempi tutti a parole crediamo in certi principi, ma in effetti nei fatti li neghiamo. Nessuno oggi negherebbe la parità dei sessi, ma quanto è essa effettivamente diffusa e praticata? Così anche nei secoli della fede le azioni contrarie alla fede erano tante e tanto diffuse. In fondo, anche ai loro tempi i San Francesco erano una rara eccezione e la sete di ricchezza, di lussuria, di potere era tanto diffusa quanto adesso.

La fede vera quindi è un fatto personale, una scelta di vita che ciascuno di noi fa, diciamo come affermava Pascal, una scommessa sulla quale ruota tutta la nostra esistenza.

Esiste poi la fede come fatto culturale, come uniformità di comportamento vista come segno di identità. Non si va a messa solo perché si ha fede: si va anche perché questo è l'uso, la tradizione che segna la nostra identità. Le ragazze un tempo andavano a messa non solo perché avevano fede ma anche per mostrare che erano donne affidabili e virtuose, degne di essere spose e madri.