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I funerali di Papa Francesco

Pubblicato da IL RIFLETTERE  giugno 2025

Giovanni De Sio Cesari

www.giovannidesio.it

 

 

Non intendiamo qui esaminare la figura e l’azione di Papa Francesco, sulla quale si è già scritto tanto e che gli storici potranno valutare con il senno di poi, come accade per ogni fatto storico. Vogliamo semplicemente fare qualche osservazione sui suoi funerali.

Per giorni, ogni mass media ha messo da parte le tragiche guerre in corso e i problemi economici scatenati dagli annunciati dazi trumpiani, per occuparsi solo delle oceaniche manifestazioni di saluto al defunto Papa da parte di masse enormi di gente, di ogni ceto sociale: dalla gente semplice alle delegazioni di quasi tutti i governi del mondo.

È vero che  nei funerali si parla sempre bene dei defunti (de mortuis nihil nisi bene) e accade che tutti si allineano sulle sue lodi. Noterei che anche molti avversari del Papa, interni al cattolicesimo, hanno taciuto.

Qualcuno ha considerato eccessivo il peso dato all’avvenimento, di fronte alle tragedie in corso nel mondo e ha detto che si trattasse di un conformismo imposto. Siamo portati a credere che, se i media dicono qualcosa che non ci piace, allora non sarebbero liberi. Ma non mi pare che ci sia stato un ordine dall’alto per dedicare tanto spazio al funerale del Papa. Il fatto che si ritenga eccessivo lo spazio dato all’evento non vuol dire che l’abbiano fatto per mancanza di libertà.

Il motivo fondamentale per cui i media danno spazio a certi fatti è che essi interessano alla gente: la concorrenza della libera stampa si basa sugli indici di ascolto.

Se tutti i politici rispettano il Papa e vanno al suo funerale, vuol dire che ha un seguito, un prestigio che i politici vogliono ingraziarsi.

In realtà, non si tratta di un fatto particolare per Papa Francesco. Manifestazioni simili si sono avute anche per i suoi predecessori: pare che il seguito maggiore (si parla di due milioni di pellegrini) si sia avuto per Papa Giovanni Paolo II.

Ma come si spiega tanto prestigio e considerazione in un mondo in cui i credenti sono sempre in numero minore?

Bisogna riconoscere, oramai, che i credenti in Occidente (e in Estremo Oriente) sono una minoranza che va sempre più restringendosi, anche se andrebbe notato che oggi tutti quelli che si dichiarano credenti lo sono effettivamente, mentre un tempo, quando tutti si dicevano credenti, non lo erano affatto tutti.

Diversa la situazione nel mondo islamico e anche in quello indiano (che in genere viene ignorato), in cui l’ateismo di massa pare sconosciuto.

A me, veramente, non sembra nemmeno che ci sia una rinascita cristiana: nelle chiese prevalgono, e di molto, gli anziani rispetto ai giovani.

Qui rileviamo solo il fenomeno, senza esaminare le complesse e molteplici cause che lo generano.

Bisogna allora notare che si può condividere il pensiero cattolico nel campo etico e civile anche senza essere credenti.
I problemi di culto riguardano invece solo i credenti: ad esempio, se parliamo dell’eucaristia. Ma il fatto che la Chiesa sostenga una certa posizione etica non vuol dire affatto che quella posizione non possa essere condivisa anche da atei o da persone di altre religioni. La Chiesa è contro la guerra, contro il razzismo, per l’uguaglianza, si prende cura dei poveri, dei sofferenti, degli ultimi, come si dice: ma questo non significa che un ateo non possa condividere questi temi.

Questo significa allora che viene rivalutata la cultura cattolica: io credo che ciò dipenda dall’estinguersi dei movimenti anticattolici dei secoli precedenti.

Direi che nel nostro tempo, ciò che c’è di nuovo è che i movimenti che nei due secoli precedenti volevano far sparire il cristianesimo sono tutti spariti.
Già nel ‘700 l’Illuminismo, pur mantenendo in genere una credenza religiosa deista, era contro il teismo e in particolare contro la Chiesa.
Nel Romanticismo ci fu un certo ritorno alla religiosità, ma in genere in contrasto con la Chiesa e il contrasto si inasprì per motivi politici.
Seguì poi il Positivismo, che ritenne che solo la scienza potesse dare vere conoscenze, e poiché la religione è cosa diversa dalla scienza, essa venne considerata ignoranza e superstizione destinata a estinguersi rapidamente.
L’ultimo, e il più accanito, fu il comunismo, che, considerando la religione come "oppio dei popoli", la combatté in ogni modo, raggiungendo terribili persecuzioni nell’era di Stalin, Mao, Pol Pot.

Tutti questi movimenti ormai sono superati dalla storia. Restano solo pochi nuclei, ma il cristianesimo è rimasto ancora vitale, anche se minoritario.

Questo, a mio parere, spiega — o ne è almeno una delle cause principali — il plebiscito di partecipazione al funerale di Francesco: anche se nessuno lo ha ascoltato nei suoi appelli alla pace, tutti però lo hanno apprezzato. Nessuno lo ha contestato apertamente (forse solo Netanyahu).

Quando si fecero i funerali di Pio IX, una massa di gente volevano addirittura buttarlo nel Tevere, cosa oggi  inconcepibile