Pubblicato
IN DIES il 04/05/ 2025La nuova destra
Giovanni De sio Cesari
La nuova destra
Grande scalpore ha destato in tutto l’Occidente il rapporto dei servizi segreti tedeschi, nel quale si afferma, in sostanza, che l’AfD sia un movimento in contrasto con la costituzione tedesca: ne dovrebbe conseguire logicamente la messa al bando e lo scioglimento del partito, che ha un consenso superiore al 20% dei votanti.
Vediamo innanzitutto cosa afferma realmente il
rapporto, di cui tutti parlano ma che pochi hanno realmente preso in
esame.
Il rapporto — con teutonica precisione — dice quello che tutti
sanno: nulla da contestare.
Non afferma affatto, in nessun modo, che l’AfD sia contraria alla libertà di espressione o alle libere elezioni. Il punto essenziale che urterebbe contro i principi costituzionali è che l’AfD è contraria all’Islam: poiché molti immigrati islamici hanno la cittadinanza tedesca, questa avversione crea, fra i cittadini, una discriminazione incompatibile con i principi della democrazia. Insomma, gli islamici prenderebbero il posto degli ebrei, diciamo.
Va notato che l’AfD non fa discriminazioni religiose tra atei e credenti, né tra le varie religioni — cattolici, protestanti o religiosità orientali come quelle cinesi o indiane — ma vede un’incompatibilità tra i principi democratici e l’Islam.
Noterei che, certamente, la compatibilità tra Islam e democrazia appare un problema reale, vero, soprattutto sul piano familiare, comunque difficile da risolvere.
Non mi pare però che gli islamici costituiscano un pericolo. In Europa sono solo piccole minoranze, e soprattutto non hanno alcun seguito: è impensabile, come invece riteneva Oriana Fallaci, che possano diffondere la loro cultura da noi.
Non riesco a immaginare che le nostre donne si
mettano il velo, proprio no. Può capitare qualche eccezione — ci
sono sempre — ma l’idea che possano mettere in crisi la nostra
civiltà mi pare fuori dalla realtà.
Paradossalmente, l’AfD viene accusata di essere contro una mentalità
antidemocratica e per questo viene definita essa stessa
antidemocratica
Problema generale
Ma, a prescindere dal rapporto, il problema viene agitato in tutto l’Occidente: si discute della compatibilità fra democrazia e quella che potremmo definire “nuova destra”, da Trump a Meloni, da Orbán in Ungheria a Le Pen in Francia, e si pensa che essi costituiscano un pericolo per le nostre istituzioni democratiche, da combattere, fino a paventare un’esclusione di essa dalle elezioni (si veda il recente annullamento delle elezioni in Romania).
Il problema allora che si pone è: per difendere la democrazia, occorre mettere fuori legge questi partiti?
Domandiamoci allora:
La nuova destra è effettivamente un pericolo per la democrazia?
E comunque, anche se lo fosse, metterla al bando risolverebbe il
problema o magari lo aggraverebbe?
Concetto di democrazia
Per "democrazia" si può intendere tutto e il contrario di tutto. Senza andare fino ai Greci, anche i regimi comunisti si definivano democrazie (popolari).
Noi, qui, intendiamo per democrazia un regime
politico basato sulla libertà di espressione e su libere elezioni.
Se ci riferiamo a questo significato, essere antidemocratici
significa quindi non accettare questi principi fondamentali: essere
contrari all’immigrazione, ai matrimoni gay o magari all’Unione
Europea non è antidemocratico.
Si è definita la democrazia come il sistema che, pur essendo pieno di difetti, è comunque il "meno peggiore" dei sistemi politici.
I partiti della nuova destra non hanno mai affermato di voler comprimere la libertà di espressione o abolire le elezioni; anzi, sembrerebbe che siano i loro avversari a limitare la libertà, perché se esiste un’autorità che decide cosa si può dire e cosa no, cosa si può votare e cosa no, allora non siamo più in una democrazia.
Se si pensa che il mondo sia pieno di idioti manipolabili dai partiti della nuova destra, definiti “populisti”, allora la democrazia sarebbe un sistema politico idiota. Se non conta niente il consenso che ottiene un partito, allora i governanti non devono essere eletti.
La conclusione logica, quindi, sarebbe che bisogna sostituire la democrazia con altri sistemi: praticamente con un partito unico e un relativo dittatore, come nei regimi comunisti e fascisti del secolo scorso, che si basavano sull’autocoscienza del popolo o della nazione.
Non si può nemmeno identificare il rifiuto della democrazia con il fascismo: esistono molti regimi non democratici (comunismo, governi militari, teocrazie, ecc.).
Nel passato, la democrazia era assente, e allora, se identifichiamo il fascismo con la non democrazia, la storia del mondo diventerebbe la storia del fascismo.
Ma che intendiamo per fascismo?
La legge Scelba indica come fascista un partito che rigetta la democrazia: è stato notato che si sarebbe applicata allora anche al PCI del tempo.
La storia talvolta evolve molto lentamente, talvolta improvvisamente: il tempo dei fascismi è sparito per sempre nel breve volgere di qualche anno alla fine della Seconda guerra mondiale.
D’altra parte, i fascismi sono stati una breve e tragica parentesi della storia: il nazismo è durato appena 12 anni (di cui 6 di guerra); il fascismo italiano, il più lungo, 20 anni.
Ma anche se qualcuno volesse oggi ricostruire il Partito Fascista, verrebbe sommerso dal ridicolo: così come, se qualcuno oggi facesse i discorsi di Mussolini, sarebbe sommerso dal ridicolo.
Opportunità di bando
Ma ammettiamo pure che la nuova destra siano movimenti antidemocratici e chiediamoci se sarebbe opportuno metterli fuori legge.
Anche Popper, a un certo punto, sostenne che bisogna
essere intolleranti con gli intolleranti, perché la tolleranza
assoluta porta alla fine della tolleranza.
Io sono un ammiratore di Popper, ma non condivido questo punto.
Il punto essenziale è che mettere al bando partiti che hanno un ampio consenso popolare non fa diminuire il loro consenso, anzi alla fine lo fa aumentare, perché appare chiaro che non si è più in una democrazia, ma in un regime autoritario, un “fascismo all’incontrario”, dice qualcuno.
Uno dei fattori, il più importante, perché la
democrazia esista è che venga accettata da una larga maggioranza.
È chiaro che, se si impedisce la partecipazione di un partito
consistente, non si può più parlare di democrazia. Può sembrare
paradossale, ma in realtà è un fatto logico.
La democrazia è un regime politico che può esistere
solo se vi è un’ampia maggioranza che la accetta.
Infatti, in tutti quei paesi in cui ciò non accade, la democrazia
crolla: come abbiamo visto in Medio Oriente, quando si è cercato
inutilmente di imporla (Iraq, Afghanistan, la stessa Palestina), e
anche in quei paesi dove, nel secolo scorso, la democrazia fu
sostituita da dittature fasciste o comuniste.
Non si può dire, per giustificare la messa al bando
di partiti, che in un regime democratico la gente vota contro i
propri interessi, diciamo che elegge un governo anti-popolare.
Se il popolo vuole eleggere un governo anti-popolare, deve poterlo
fare.
Ovviamente, bisogna prima chiarire cosa si intenda
per “anti-popolare”.
Mi pare che, se un partito viene votato dalla maggioranza del
popolo, non avrebbe molto senso definirlo anti-popolare.
Il vero problema è: chi decide se un partito è pro o
contro il popolo?
Nelle dittature comuniste e fasciste lo decideva il partito unico, o
il dittatore; nelle democrazie, invece, lo decidono gli elettori.
Questo è il punto essenziale.
Possiamo fare l’esempio del PCI nella nostra storia.
In effetti pochi lo ricordano, ma il problema si è posto anche nella
nostra democrazia nascente. Il PCI era un partito che aveva come
modello Stalin (“adda venì Baffone”, si diceva); non solo, ma era
guidato anche dal braccio destro di Stalin stesso, Palmiro
Togliatti.
Tuttavia, se mai nella democrazia nascente italiana si fosse messo al bando il Partito Comunista, in effetti la democrazia in Italia non sarebbe mai nata.
La democrazia consiste nelle libere elezioni dei
governanti in un clima di libero pensiero.
Se si pensa che una parte del popolo non può votare quello che
crede, o che certe idee non possono essere espresse, allora si è
contro la democrazia.
E se non vogliamo tornare al sovrano per diritto divino, allora non
restano che le dittature del ’900.
In conclusione
I partiti della nuova destra non sono un pericolo per la democrazia, ma metterli al bando sarebbe la fine della democrazia e, comunque, sarebbe controproducente.
Occorre invece sfidarli democraticamente, in un
libero dibattito.
Soprattutto, credo sia necessario porsi il problema del perché
questi partiti abbiano successo: mi sembra un’idiozia pensare che i
loro elettori siano semplicemente degli idioti.
Non è che io sia favorevole a partiti come l’AfD, ma semplicemente osservo che la democrazia non può esistere senza libertà di pensiero e di voto.