Pubblicato   da    www.americacallsitaly.org     settembre 2011       HOME

 

L’11   SETTEMBRE,

CON IL SENNO DI POI

 

 

 

 

 Sommario: introduzione  - che accadde- chi furono -  la minaccia all'Occidente -  la reazione americana  - gli sviluppi

 

 INTRODUZIONE

Sono passati dieci anni da quel giorno indimenticabile in cui  gli aerei furono lanciati contro i simboli della grandezza americana fra lo stupore e la incredulità del mondo: gli avvenimenti sono quindi abbastanza lontani per poterne dare una prima valutazione con il senno di poi. 

 Si parlò  di svolta epocale di un mondo che non sarebbe stato più lo stesso, di un  prima e di un dopo: in realtà pero a dieci anni di distanza quell’avvenimento non appare però  centrale nel mondo che è alle prese invece con una gigantesca  crisi economica globale dagli esiti molto incerti e imprevedibili.  L’Occidente pare in pericolo di decadenza  ma non certo davanti  delle  armate islamiche ma di fronte all’espansione economica della Cina e degli altri paesi emergenti la cui concorrenza non sembra più in grado di reggere  Il  secolo XXI non sembra essere quello dell’Islam ma quello della Cina che, dopo due secoli, si riprende il posto che aveva sempre avuto nella storia del mondo.

Si parlò anche di IV guerra mondiale (dopo la terza quella fra comunismo e capitalismo): in realtà pero non ci sono state non solo operazioni del tipo dello sbarco in Normandia  ma nemmeno quelle paragonabili alle guerre  di Corea o del Viet nam: basta considerare  anche il numero dei caduti  americani:  in totale  gli Occidentali  hanno avuto circa 6.000 caduti in medio oriente negli ultimi dieci  anni mentre nei due anni in Corea furono 36 .000   e  in Viet nam  58.000. Occupare  l’Afganistan  e poi l’Iraq si sono rivelate operazioni militari  facili, con perdite del tutto insignificanti.

Non si è però  riusciti a installare  in questi  paesi governi  in grado di funzionare efficacemente  e gli americani sono stati costretti  a mantenere un corpo di  spedizione che non riesce a controllare e il territorio ed è soggetto al continue stillicidio di caduti : perdite che anche se  numericamente  modeste sono sempre più intollerabili  per un fine che si capisce sempre meno quale sia e in vista di una strategia di uscita che non riesce  mai a concretizzarsi

Il fondamentalismo islamico è ancor attivo e vitale ma non minaccia più l’Occidente come era apparso l’11 settembre: rimane confinato nei paesi islamici nelle aree più periferiche e arretrate senza nessuna prospettiva di espandersi nei centri politici dei paesi islamici: anzi un movimento sostenuto soprattutto dai giovani e dagli studenti  è fiorito la cosiddetta “primavera araba”  i cui esiti restano comunque molto incerti  ma che comunque emargina  sempre di più  il fondamentalismo

 Come si è arrivati a questi esiti e l’oggetto dell’analisi analisi del presente lavoro

 

CHE ACCADDE

Ma che accadde esattamente in quel limpido mattino di 10 anni fa?

Si colpirono i simboli dell'America con una regia mass mediale veramente magistrale. Il primo aereo colpisce una torre, tutto il mondo si collega in diretta e allora ecco il secondo aereo piombare sulla seconda torre . E poi  in un crescendo irresistibile colpito il Pentagono, presumibilmente era previsto anche l'attacco alla Casa Bianca e al Congresso che poi non riuscirono Per la prima volta il Presidente sul mitico Air Force One, progettato in altri tempi per gli attacchi nucleari, tutti gli aerei in volo fatti atterrare, tutto il paese bloccato in stato di shock, attanagliato dalla paura non sapendo che altro avrebbe potuto accadere. Forse la cosa più emblematica fu la marea  enorme di cittadini di New York che, senza auto, senza metropolitana  si allontanava a  piedi dalle rovine che continuarono poi a fumare per mesi.

Presumibilmente l’attentato principale doveva essere  su Washington  ma solo il Pentagono fu parzialmente colpito. Invece a New York l’attentato andò oltre le  previsioni  perche imprevedibilmente le torri crollarono  ( nemmeno i pompieri intervenuti se lo aspettavano) e il numero delle vittime divenne pertanto enorme, il più alto mai registrato nella storia del mondo intero. Quello che era stato progettato come l’attacco  a Washington fu ricordato quindi come l’attacco a New York 

Meno noto però è l’eco che l’avvenimento ebbe immediatamente in tutto il mondo islamico Si vide alla TV, all'annuncio degli attentati i palestinese scendere nelle vie per festeggiare, e la gente correva in strada a offrire dolcetti.

Ma in tutto il mondo islamico la gente ballava per le strade e i muezzin ringraziavano Allah dai minareti: le stesse scene si sono ripetute in tutto il mondo islamico, dal Marocco a Timor est  il fondamentalismo esplodeva a mala pena fronteggiato dai governi. Poco dopo l’annuncio dell'intervento americano in Afganistan, folle enormi in Pakistani scersero in piazza a favore di Bin Laden ed erano fronteggiate da soldati con armi in pugno e nessuno sapeva veramente che cosa sarebbe successo mentre volontari in frotte attraversava la frontiera afgana per unirsi ai talebani

Anche in Occidente, in Italia non si trovavano mussulmani che condannassero esplicitamente gli attentati rifugiandosi in una ambiguità che faceva paura. Con nostra immenso stupore un non piccolo numero  di mussulmani nati e vissuti in Occidente erano pronti a partire per arruolarsi nelle forze di Bin Laden

Per averne una idea leggiamo brani il racconto di un  nostro connazionale il sig Plinio Gargano un tecnico di impianti siderurgici che in quel giorno si trovava in Iran nei pressi di Ishafan per un contratto di lavoro.
 

 

L'undici settembre del duemilauno ero in Iran per ragioni di lavoro .Io avevo il pc con una finestrella accesa in chat wind con una mia amica di Milano, anche lei in ufficio . Ad un certo punto scrive ."E' caduto un aereo in America" poi "mamma mia e' un attentato si e' schiantato un aereo sulle torri " poi silenzio .Non ci si riusciva a collegare più in internet: la mia amica telefona a casa e le dicono che avevano sentito dell'attentato con il satellitare e gli raccomandavano di tornare a casa subito .
Le persone che erano con me non sapevano niente ed erano sugli impianti: allora, preso il mio casco, sono sceso anche io per avvertirli .
Ancora dovevo raggiungerli e già vedevo gente che saltava di gioia e ballava con una strana luce negli occhi .
Raggiunti i miei amici e dato che l'ora di uscita si era avvicinata abbiamo deciso di tornare subito al nostro villaggio residenziale .
Sulla strada si passava da Mobarake un paesino noto perchè era stata la patria della rivoluzione di Komeini : c’erano gruppi che bruciavano bandiere americane e foto di Bush e inoltre il mullah dal minareto invitava la popolazione a ringraziare Allah .Giunti al villaggio, come se niente fosse, ci siamo preparati ed siamo andati a cena nel locale ristorante del villaggio. Qui i cuochi erano particolarmente eccitati e tutti volevano sapere la nostra opinione. Le persone che erano a nostro stretto contatto non ci hanno mai fatto sentire in imbarazzo ma sui reparti c'era sempre qualche facinoroso: i tecnici Iraniani, quando ero in reparto, chiudevano tutte le porte del capannone .”

da 11 settembre in USA e in Iran


L’idea che  l’attentato fosse un fatto del tutto avulso e contrario  dal contesto islamico è un falso  portato avanti in seguito  per ragioni politiche d’altra parte comprensibili.   

 

CHI FURONO

L’attentato fu eseguito da un piccolo numero di  Islamisti convinti che l’America fosse il “grande satana” il nemico del “vero” islam e che essa sosteneva i “piccoli satani” cioè i governi locali più o meno inclini al laicismo di origine occidentale che noi definiremmo “modernità”: caduta l’America sarebbero caduti anche i governi falsamente islamici : questa idea era già stata di Khomeini  ma poi sostenuta in campo sunnita fra gli altri da  bin Laden, il leader di al Qaeda. Non c’erano elementi certi  che  facessero risalire direttamente l’attentato ad al Qaeda ma il fatto che bin Laden lo approvasse apertamente rivendicandone la responsabilità politica  fece di lui il grande nemico dell’America da combattere, dandogli per questo stesso un rilievo mondiale che non aveva mai avuto

In realtà, nel periodo della guerra fredda, l’America era stata generalmente  alleata delle  correnti più ortodosse in contrasto con i regimi nazionalisti ( che si ispiravano a Nasser) che invece guardavano a Mosca: lo stesso bin Laden era stato a a lungo finanziato dagli USA nella sua guerra antisovietica  in Afganistan . Ma la caduta del comunismo  spezzò questa alleanza: l’America agli occhi dei fondamentalisti fu considerata alla stesa stregua  dell’ URSS, una espressione dell’ateismo, dell’immoralità occidentale. della negazione dell’islam: un  “satana”  appunto che con false promesse allontanava l’uomo dalla  vera fede, dall’Islam

Ha circolato a lungo una ipotesi complottista dell’ 11 settembre come di un fatto organizzato o in qualche modo favorito da una parte degli apparati segreti americani: La ipotesi  si poggiava sulla   difficoltà di spiegare la dinamica fisica  dei fatti , delle  esplosioni e dei crolli: In dieci anni però nessun elemento concreto è stato raggiunto. Inoltre  nessuna parte politica veramente importante nel mondo ha accettato un tale tesi e soprattutto gli stessi ambienti del fondamentalismo islamico la hanno respinta  come calunniosa della gloria stessa dei martiri dell’Islam.

Dal punto di vista puramente teorico forse  non possiamo escludere del l’ipotesi del complotto perchè in realtà ne sappiamo troppo poco dal punto di vista  scientifico di un avvenimento unico nella storia: tuttavia, l’idea del complotto incontra tante e tanto grandi incongruenze che può essere tranquillamente scartata Questo ovviamente non significa necessariamente  che l’Amministrazione  USA non possa aver colto l’occasione dell’attentato per propri fini  egemonici, o che non abbia commesso gravi errori nelle misure di sicurezza e nemmeno che non abbia nascosto alcuni fatti . Ma questo è altro problema.

Gli avvenimenti dell’11 settembre appaiono troppo complessi, di difficilissima esecuzione e soprattutto avrebbero bisogno della complicità di migliaia di  persone, tutte cose che certamente avrebbero reso la loro segretezza veramente difficile da mantenere: un complotto avrebbe certamente preferito attentati tanto più facili da eseguire e da nascondere,occultare, eseguibili con un numero limitatissimo di persone

Invece l’attentato dell’11 settembre non è stato ne il primo ne l’ultimo degli attentati islamici contro cittadini americani ed europei in generale: ce ne sono stati tanti prima con centinaia di  vittime, le stesse Torri erano state oggetto precedentemente di un altro attentato : altri attentati sono stati effettuati dopo.

 

LA MINACCIA ALL’OCCIDENTE

Poniamoci la questione se esisteva (o e esista)  effettivamente un pericolo  grave per l'Occidente o se si tratta in fondo di un esagerazione o forse di una strumentalizzazione per fini più o meno inconfessabili.

Il progetto degli estremisti era  chiaro e venne  continuamente ripetuto da Bin Laden : incitare gli islamici a seguire il loro  esempio. Se effettivamente si fosse trovato un numero anche molto limitato di persone che seguissero l'esempio dell'11 settembre sarebbe stata una catastrofe per tutto il mondo.

La vulnerabilità delle economie e della strutture dei paesi è direttamente proporzionale alla loro evoluzione. Possiamo bombardare all'infinito un paese come l'Afganistan e otterremo risultati molto modesti. ma basta abbattere un traliccio in America per causare un blak out energetico dalle conseguenze incalcolabili.

Il motore fondamentale dell'economia dei paesi sviluppati è la fiducia: il terrore  sarebbe infinitamente più grave di qualunque crisi energetica: le minacce di Bin Laden non sarebbero vuote fantasie se veramente riuscissero a ottenere un consenso anche limitato

Non è possibile nessuna efficace difesa passiva dagli attentati. Si possono sorvegliare alcuni obbiettivi più sensibili ma questo sposta semplicemente il bersaglio degli attentatori ad altri, cosi come è avvenuto in Russia per gli attentati ceceni. Non è possibile proteggere tutti gli obbiettivi. Bisogna poi considerare che milioni di islamici vivono in Occidente, molti dei quali ormai completamente assimilati ed indistinguibili: non dobbiamo pensare al Kamikaze islamico come a una persona con il turbante , la barba lunga e la veste araba. Uno "shaid "può essere il conduttore di un treno,un lavoratore di un impianto chimico, magari un addetto alla sicurezza.

Le conseguenze sarebbero ancora più catastrofiche per i mussulmani stessi: si pensi al sospetto che graverebbe su tutti loro , che la gente poi non farebbe troppo differenze, non si metterebbe a scoprire se si tratta di un moderato e o di un fondamentalista ma considererebbe tutti i mussulmani come dei potenziali assassini

Si ricordi a mò di esempio come tutta la comunità giapponese in America fu messa in campi di concentramento durante la Seconda  Guerra Mondiale solo per la remota  possibilità che qualcuno di essi potesse collaborare con i connazionali. Non sarebbe difficile prevedere che milioni di immigrati islamici correrebbero il rischio di essere cacciati dai paesi occidentali nei quali si sono fatti un posizione economica lavorando per decenni o magari per generazioni. Ma l'estremo pericolo sarebbe ancora un altro per l'Occidente: ormai la diffusione della conoscenze tecniche rende relativamente agevole la costruzione delle cosi dette armi di distruzione di massa. Un fondamentalista potrebbe fare esplodere una bomba atomica  "sporca"  al centro di New York o di Londra causando milioni di morti o spargere qualche bacillo sconosciuto che potrebbe uccidere centinaia di milioni di persone.

Le minacce di Bin Laden erano  ben difficilmente realizzabili ma sono una minaccia veramente mortale non solo per l'Occidente ma per tutta la umanità, compreso il mondo islamico che certamente sarebbe con tutta probabilità il più colpito dalla reazione occidentale: anche ora quanti sono i morti fra i mussulmani provocati dalla reazione occidentale? In effetti nessuno osa contarli. Se volessimo fare una contabilità dell'orrore e dicessimo che per ogni morto americano dell'11 settembre sono caduti cento musulmani forse saremmo troppo ottimistici.

 

 

LA REAZIONE AMERICANA

 L'Amministrazione USA  interpretò l'11 settembre come un attacco all'America paragonabile a quello di Pearl Harbour e ha ritenuto che ci troviamo in una quarta guerra mondiale ( la  terza sarebbe  stata quella contro il comunismo) dichiarata e iniziato dal terrorismo islamico internazionale tanto da richiedere addirittura  l'applicazione della clausola fondamentale della Nato secondo  la quale l'attacco a uno qualsiasi dei suoi aderenti va considerato attacco a tutti i paesi aderenti. La richiesta in seguito,in verità, è stata lasciata cadere per difficoltà politiche ma è indicativa della prospettiva USA: si tratta di una guerra, anche se di genere diversa da quelle precedenti ma pur sempre di una guerra globale. Non ritiene che sia possibile combattere il terrorismo con mezzi comuni democratici perchè esso ha origini in altri  paesi, perchè può avere l'aiuto diretto di governi stranieri.  Ritenne che non è possibile in effetti battere il fondamentalismo senza combatterlo nei paesi mussulmani: bisogna appoggiare tutti i governi  dei paesi islamici contrari al fondamentalismo e abbattere tutti i governi che lo proteggano. Si teme soprattutto che i governi possano fornire quelle armi di distruzione di massa che sono il pericolo più terrificante per l'Occidente. Facendo un paragone storico: non si è mai riuscito a eliminare la pirateria dando la caccia al singolo pirata ma solo distruggendo e neutralizzando le basi da cui i pirati partivano. Quindi in questa prospettiva non ha molto senso il rispetto delle sovranità nazionali, della non ingerenza in affari interni, le questioni  di legalità internazionale come se se ci trovassimo in una situazione di pace, di normalità. In questo ambito si collocano due diversi tipi di intervento molto differenti fra loro: quello afgano e quello dell’Iraq.

L'intervento in Afganistan. fu contrastato solo in in linea di principio dai  pacifisti ma in effetti nessun governo si oppose veramente. Talebani e Al qaeda proclamarono una resistenza ad oltranza; in effetti, dopo qualche scontro veramente accanito,coloro che, secondo i proclami  del Mullah Omar e di Bin Laden avrebbero dovuto combattere fino all'ultimo uomo e infliggere agli americani una confitta simile a quella che subirono i Russi o almeno grosse perditesi sono dileguati e le fazioni filo americane si sono installate a Kabul senza troppe difficoltà

Non si è trattato  di tattica, come qualcuno ha pensato,di una tattica da parte dei Talebani e Al Qaeda: il fatto che essi abbiano lasciato nelle mani dei loro avversari non solo le armi ma anche tutti i documenti mostra chiaramente che si è trattato di una fuga improvvisa e disordinata.

Quello che gli americani volevano mostrare è che in nessun paese sarebbe stato possibile la installazione di governi fondamentalisti, che qualsiasi governo che mostri di non combattere con sufficiente energia e risolutezza il terrorismo fondamentalista rischia di essere immediatamente rovesciato dai potenti eserciti occidentali. Insomma non sarà permesso a un altro Bin Laden di installarsi in qualche paese islamico E' un ritorno alla cosi detta politica delle cannoniere dell'età coloniale: è vero, ma non si può negare che essa fu generalmente molto efficace.

A questo punto si poteva ritenere che la reazione americana fosse stata sufficiente e dichiarare la fine delle operazioni . Ma a questo punto entra in scena la dottrina Bush: per battere definitivamente il terrorismo islamico bisogna distruggere l’humus dal quale esso nasce: la  arretratezza culturale e politica: quindi bisogna importare la democrazia e la modernità  in Medio Oriente, Per raggiungere questo scopo ci si inventa l’ ”effetto domino”: promuovere in un paese un movimento democratico che poi si sarebbe  spontaneamente esteso facendo  crollare una alla volta ( appunto “effetto domino”) tutti i regimi anacronistici e dittatoriali aprendo il   mondo mussulmano finalmente a quella  modernità verso la quale già si muovevano  l’india  la Cina  il mondo intero che si era liberto dalla ipoteca e dalla suggestione del comunismo.

Una visione grandiosa,  un ideale universalistico che ben  si incontrava con la  concezione religiosa evangelica di un “ri- nato” come si definiva  Bush e anche con la convinzione generale degli americani di aver una sorta di missione di far godere anche il resto del mondo della libertà e del  benessere di cui godevano essi..  Bush si mostrava  come uomo ispirato, come se avesse avuto una missione da Dio stesso.

Si è molto discusso del fatto se l’Iraq di Saddam Hussein avesse o meno armi di sterminio di massa, se potesse o meno effettivamente allearsi con i suoi tradizionali nemici islamisti e cose del  genere: ma in effetti l’attacco all’Iraq era solo il mezzo più favorevole al momento per esportare la democrazia ed iniziare l’effetto domino. Saddam Hussein  era un dittatore esecrabile e per di più isolato anche nello steso mondo arabo dopo la folle invasione del Kuwait che si manteneva al potere con una feroce repressione della  maggioranza sciita e curda. Il paese poi pareva abbastanza  evoluto  per aprirsi alla modernità,  cosi come assicuravano i molti fuoriusciti . Si trattava di un progetto ambizioso che si fondava sulla convinzione alquanto ingenua che la amercan way of life fosse tanto superiore alle altre civiltà che chiunque l’avesse conosciuta e sperimentata ne sarebbe diventato un sicuro sostenitore:  non è forse vero che ogni uomo aspira  alla libertà e al benessere?

Le proteste mondiali che si concretizzarono in una manifestazione a livello mondiale di proporzioni mai viste prima, non fermarono l’America di Bush .Un corpo di spedizione americano attaccò l’Iraq, disfece rapidamente l’esercito iracheno, occupò senza difficoltà tutto l’Iraq  subendo perdite  irrilevanti. Come in Afganistan  i sostenitori di Saddam si dileguarono, la resistenza a oltranza  organizzata da Saddam a Bagdad, quartiere per quartiere, strada per strada non diede il minimo segno di vita: i carri armati americani raggiunsero il centro di Bagdad praticamente senza colpo ferire e la statua del dittatore  fu abbattuta  simbolicamente da un gruppetto di Iracheni. Si ripeteva il successo dell’Afganistan 

 Bush qualche giorno poteva dichiarare che la guerra era finita

 

GLI SVILUPPI

La storia non si fa con i “se” e con “ma” come è noto. Non posiamo quindi dire quindi  se la razione americana non si fosse manifestata nei  modi in cui si è manifestata cosa sarebbe  accaduto

 Quindi ci limitiamo ad osservare ciò che è in effetti  è avvenuto, la catena degli eventi  effettivamente verificatosi  senza fare ipotesi su quale essa sarebbe stata se gli eventi della reazione americana fossero stati diversi

La prima osservazione principale e che il terrorismo islamico è stato fondamentalmente battuto . Si è manifestato ancora in Occidente con gli attentati di Madrid e poi di Londra e di Berlino ma non minaccia più  effettivamente l’Occidente: le minacce di bin Laden sono rimaste senza effetto. Il nostro mondo teme il crollo  delle Borse non quella degli attentati 

 Soprattutto si è dimostrato che l’America interverrà con estrema decisione e quindi è tramontato del  tutto il sogno degli estremisti di conquistare il potere nelle nazioni islamiche. Bin Laden  controllava una nazione, il fondamentalismo  da lui sostenuto  aspirava  a controllare l’intero mondo mussulmano ma in pochi giorni bin Laden  divenne semplicemente un fuggitivo che si salvava solo perché in effetti rinunciava all’azione diretta e si limitava a nascondersi fino a che poi alla fine non è stato individuato e ucciso, L’estremismo islamico è combattuto con vigore non solo in  Occidente ma anche e soprattutto nei paesi arabi dove l’intervento americano ha dato sicurezza e forza alle correnti contrarie e moderate. Ci vorranno ancor anni perchè il terrorismo islamista si spenga dappertutto ma è stato tolto ad esso l’elemento fondamentale: la speranza della vittoria.

Quindi è stato raggiunto il fine immediato ma la instaurazione della democrazia prevista dalla dottrina Bush invece non è stata raggiunta : a prescindere da risultati più che altri formali in Iraq ed Afganistan e non c’è stato affatto un effetto domino che attualmente invece ci si aspetta  dalla primavera araba che è tutta altra cosa.

In Iraq e in Afganistan infatti la democrazia non pare aver messo radici e nemmeno piede, anche se vi sono state elezioni più o meno libere: l’elemento essenziale che pare guidare gli iracheni e gli afgani  appare ancora il credo religioso ed essi seguono molto più le fatwe di ulema e ayatollah che i princìpi laici della democrazia.

Bisogna anche tener conto che in genere non esiste negli arabi il sentimento nazionale (tranne forse in Egitto): essi si riconoscono nella Umma (comunità dei credenti) al di là della quale esiste la fazione, il clan: l’idea di uno stato nazionale è una imposizione degli Occidentali che hanno poi tracciato a loro arbitrio e interessi le frontiere di stati a cui mancava non solo una una coscienza nazionale ma anche una unità culturale. Per le elezioni è fatale che ciascun cittadino, non sentendosi un cittadino della nazione ma un appartenente a questo o quel gruppo voti non secondo la propria personale convinzione politica ma secondo gruppo o clan di appartenenza. Questo fatto rende praticamente impossibile la democrazia che richiede come prima condizione proprio che i cittadini si sentano cittadini e non membri di un  gruppo. particolare
E’ mancata inoltrequella che definiamo una società civile: decenni di persecuzione feroci e soprattutto sistematiche la avevano cancellato quasi del tutto.

Ai fatti strutturali si sono poi aggiunti gravi errori americani consequenziali all’idea che si sarebbe  dovuti rifondare dal profondo la società per fare spazio alla democrazia 

il governo provvisorio americano in Iraq ha considerato tutti gli iscritti al Baath come seguaci di Saddam e in qualche modo genericamente complici dei suoi crimini. Ma tutti quelli che avevano una qualche rilevanza nell’amministrazione erano comunque iscritti al partito obbligatoriamente cosi come avveniva in Europa che tutti erano iscritti al partito fascista o nazista o comunista. In tal modo, come,tutta la classe dirigente è stata spinta alla disperazione. 

La conseguenza è un paese in preda al caos nel quale prima ha prevalso la delinquenza comune e poi tutte le correnti più estremiste. Milioni di persone che prima erano i dirigenti si sono trovati all’improvviso senza più lavoro e in mezzo a una strada: una follia.

Gli americani si sono fidati di personaggi fuoriusciti dall’Iraq e riparati all’estero. Questi si sono dimostrati corrotti e incapaci e soprattutto senza alcun seguito reale nel paese e senza alcuna capacità di interpretare le istanze e gli stati d’animo di un paese da cui ormai mancavano da decenni.
A un certo punto poi tutto il paese  è sprofondato in una cupa guerra civile fra sciiti e sanniti e più in generale in un quadro di grande instabilità che dopo dieci  anni è ben lungi dal  placarsi .

 Ormai da anni gli americani sono alla ricerca di una exit strategy che non appaia una pura e semplice fuga cosa che potrebbe dar fiato e speranze ancora un volta all’estremismo islamista
   

 

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