"CENNI SUL CARNEVALE ITALIANO E NAPOLETANO"
 
Una delle caratteristiche dell'Italia è avere non solo bellissime grandi città, importanti e famose, ma anche tanti centri di minori dimensioni, a livello delle province, molto attivi nella cultura, nell'economia ed in altri settori, e che sono di fondamentale importanza per la nostra penisola.
E proprio in molti di questi centri, se si fa eccezione per Venezia, grande città con antica tradizione carnevalesca, si può vivere intensamente l'atmosfera del Carnevale, che oramai nelle città va quasi sparendo come grande celebrazione.
Infatti, sono paesi come Viareggio (provincia di Lucca, in Toscana, nel centro-Italia), Putignano (provincia di Bari, Puglia, nel sud-Italia), Cento (provincia di Ferrara, Emilia Romagna, nord-Italia), Oristano (che è però una città capoluogo di provincia che si trova in una delle due grandi isole italiane, la Sardegna), e molti altri ad ospitare grandi celebrazioni del Carnevale. Ed in questi paesi, che richiamano gente da molte zone d'Italia e non solo, l'economia ruota proprio attorno ad eventi come il Carnevale. Vi si può trovare, infatti, molta gente che lavora proprio nell'ambito del Carnevale, ad esempio costruendo carri o facendo costumi e maschere, e persone che comunque possono lavorare proprio perchè il Carnevale fa arrivare turisti, come gli albergatori, i ristoratori, i commercianti etc.
Ma in generale un po' in tutta la provincia italiana, in cui sono ancora vive le antiche tradizioni dei nostri avi, la festa del Carnevale è particolarmente sentita, tant'è vero che in queste occasioni ogni Paese si mobilita, un po' come nelle feste dei Santi Patroni del posto, per organizzare festeggiamenti, antichi giochi di piazza o battaglie (in alcuni posti i compaesani si sfidano lanciandosi arance o altri prodotti), balli, lotterie e divertimenti vari. Uno di questi, l' "albero della Cuccagna", è molto diffuso e viene usato non solo a Carnevale ma anche in altre feste: si tratta di un palo, solitamente "scivoloso" perchè cosparso di sapone, alla cima del quale sono appesi salumi e cibarie di vario genere, che i giocatori devono raggiungere e prendere.
Questa, come tante altre tradizioni, nascono dall'antico bisogno del popolo di divertirsi e mangiare a sazietà, almeno un giorno all'anno, prima della lunga Penitenza della Quaresima, che dura poi fino a Pasqua.
Anche Napoli ha una antica tradizione del Carnevale, che però oggi ha perso il suo carattere di grande evento che il "martedì grasso" faceva riversare nelle piazze e nei vicoli la gente, e viene festeggiato soprattutto dai bambini ed in ambito privato e non pubblico.
In passato, parlando di un po' di secoli fa, i napoletani, legati alla religione cristiana ma non ostili alle tradizioni "pagane", festeggiavano pubblicamente il Carnevale, ed addirittura in più maniere: c'era il Carnevale del popolo, il Carnevale dell'antica nobiltà e dei regnanti, e persino il Carnevale(o "Anticarnevale") della Chiesa. E sì: in risposta al folklore, alla laicità, all'eccessiva libertà dei riti carnevaleschi, la Chiesa a Napoli, come un po' in tutta Europa, organizzava processioni, recite teatrali che servivano ad istruire i fedeli riguardo alle Sacre Scritture, e la pratica delle "Quarantore", basata sull'adorazione del Santissimo Sacramento e che ricordava le 40 ore in cui il corpo di Cristo restò nel sepolcro. Oggi di queste antiche tradizioni popolari si ricorda a stento il nome, sono in pochi a conoscerle, e l'unico ricordo che rimane ancora vivo del veccchio carnevale napoletano è Pulcinella (nella foto), maschera diventata un po' il simbolo di Napoli.