Domenico Musella - ISTITUTO MAZZINI

    Italia, 25 aprile 1945

 

 

Ogni 25 aprile gli italiani commemorano la Liberazione della nazione dall’occupazione di Nazisti e Fascisti, nel giorno in cui, nel 1945, essa venne completata, tranne che in alcune città, che ridivennero libere il giorno dopo. Il processo di graduale “cacciata” delle truppe nazifasciste dal territorio italiano, ad opera dei Partigiani, con il parziale supporto anglo-americano iniziò, però, già molto tempo prima, a seguito di due avvenimenti di grande importanza per le sorti del Paese. Il primo fu la Caduta del Fascismo, regime che sottometteva l’Italia sin dal 1922, il 25 luglio 1943. Il secondo fu l’armistizio tra l’Italia e le forze americane ed inglesi dell’8 settembre 1943.

A partire da queste due date, l’Italia si trovò in una situazione di sbando totale, con le truppe tedesche presenti un po’ ovunque, la Repubblica di Salò, sorta dopo la ricostituzione del Partito Fascista, sulle rive del lago di Garda, a Nord, in appoggio ai Nazisti, ed un esercito che non sapeva a chi doveva far capo: se agli ex-alleati nazisti, ora “nemici in casa”, od al generale Badoglio, nuovo Primo Ministro del Regno d’Italia. In tutto questo, di particolare rilevanza è l’atteggiamento quasi “timoroso” del Re Vittorio Emanuele III, che si rifugia con la famiglia a Brindisi, in un Sud Italia che man mano è liberato a partire dallo sbarco degli alleati anglo-americani, lasciando la nazione al suo destino.

Così, il popolo decise di occuparsi in prima persona della liberazione della propria patria da Nazisti e Fascisti: città come Roma, Napoli e Piombino recuperarono la loro libertà grazie all’insurrezione dei cittadini, in alcuni casi con la complicità delle forze alleate. Cominciò una grande guerriglia armata condotta da bande di cittadini, i “Partigiani”, che ebbero la volontà di accantonare, per il momento, la propria appartenenza politica per riunirsi insieme e reagire all’occupazione nemica, avendo come obiettivo il bene della nazione. Queste forze finirono, in seguito, a fare capo al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), formato dai principali partiti antifascisti, e ad altre organizzazioni che coordinavano, sia a livello politico, sia militarmente, quel fenomeno chiamato Resistenza.

Nell’aprile 1944, poi, si formò un nuovo governo Badoglio, formato da esponenti di forze politiche antifasciste, con la volontà di creare le premesse per un’Italia democratica.

         

Con il procedere degli scontri, che costarono la vita a tanta gente e furono anche teatro di eroici atti da parte di valorosi individui, le truppe partigiane, che facevano dell’organizzazione e della mimetizzazione in montagna il loro punto di forza, scesero anche in pianura ed anche lì, nonostante le difficoltà, procedettero nella loro opera. Infine, con l’insurrezione generale nell’alta Italia dell’aprile 1945, l’Italia venne definitivamente restituita agli Italiani e finì così un periodo drammatico della storia del Paese.

 

A testimonianza di ciò, ecco alcuni scioccanti dati ufficiali: i caduti italiani in territorio nazionale che operarono nelle file della Resistenza sono stati 35.828, i mutilati e invalidi 21.168, i civili uccisi per rappresaglia 9.980.

 

È curioso notare, a conclusione di questo “excursus” storico, che in quel “piovoso” mercoledì 25 aprile 1945, i lettori di alcuni giornali, come ad esempio “La Stampa”, ancora oggi importante quotidiano nazionale, non appresero la notizia della liberazione, che era ormai cosa fatta, dalle sue colonne: la redazione, ancora in qualche modo controllata da fascisti, che controllavano un po’ tutti i giornali sotto il loro regime, innanzitutto non teneva a far comparire certe notizie, diffondendo, invece, sotto tante pressioni che tutti ricevevano in quel periodo, anche menzogne, e poi era alle prese con una fuga da una Torino che si stava liberando. (vedi foto)