SOGNI DI UN VISIONARIO
Nel 1765, Kant compose un'opera che, per il genere, e' unica nella sua produzione.
In quegli anni aveva trovata una notevole diffusione e successo, un'opera della svedese SWEDENBORG, dal
titolo "Arcana coelestia". In essa l'autore asseriva di essere in contatto con il mondo degli
spiriti dei quali riportava i messaggi. Kant allora in risposta scrisse "Traume eines geistersheres
erlautert durch die Traume der Metaphisik " (sogni di un visionario chiarito
con i sogni della metafisica) . Si tratta di una satira, a volte scherzosa, a volte sferzante, che vuoI mettere in mostra tutta la
inconsistenza di tali visioni per risalire quindi,ed è questo il punto essenziale che a noi
interessa, alla impossibilità di una metafisica intesa come scienza. In tal modo uno dei
presupposti del Criticismo viene a emergere dalla ormai lunga meditazione Kantiana.
Esaminiamo brevemente l'opera.
Essa è preceduta da una prefazione che indica il senso generale dell'opera. Si pone subito la inconoscibilità del mondo metafisico,solo oggetto
di sogni e non di indagine scientifica: "Il regno delle ombre è il paradiso dei sognatori.Quivi essi trovano una terra sconfinata
dove stabilirsi a piacimento. Esalazione ipocondriache,chiacchiere da balia e
miracoli claustrali, non fanno mancare loro il materiale di costruzione. I filosofi ne disegnano la
pianta e la rimutano o la rigettano come è loro abitudine". (1)
Segue quindi, una frecciata avvelenata al cattolicesimo che va spiegata, a nostro parere, non solo come l'espressione del Luteranesimo e del Pietismo che è l'orizzonte spirituale nel quale sempre Kant si mosse che era (e resta) assolutamente ostile a ogni idea di miracolo e di intervento "diretto" del divino nel mondo umano, ma anche e più specificatamente, come rigetto di una fondazione scientifica, di una metafisica di derivazione tomistica. Per il tomista Dante, si può conoscere delle macchie lunari con lo stesso metodo con il quale si conosce delle essenze angeliche ed infatti egli ne tratta nello stesso luogo, ma per Kant invece la distinzione fra scienza e metafisica è ormai avvertita chiaramente. L'atteggiamento della Chiesa Cattolica viene visto some impostura: " Solo la Santa Roma ha ivi delle province che rendono molto: le due corone del regno invisibile, sostengono la terza come il,caduco diadema della sua sovranità temporale e le chiavi che schiudono due porte dell'altro mondo, aprono al tempo stesso, le casse di quello presente. Siffatti diritti del regno degli spiriti, quanto questo è dimostrato con le ragioni della politica, si levano molto al di la di tutte le impotenti obiezioni dei pedanti sapienti e il loro uso e abuso è già troppo venerabile per sentire la necessità di esporsi a scellerato esame".(2)
Si afferma quindi decisamente, la impraticabilità della via scientifica
alla metafisica in quanto non è possibile né conferma, né smentita senza
ragione: "Il non credere ,senza ragione,nulla del molto che viene raccontato con
qualche apparenza, è un pregiudizio altrettanto sciocco quanto il credere senza
esame tutto ciò che la voce comune dice" (3) e, pertanto, in ricerche di tal genere, nulla si trova di quanto non c'è
nulla da
trovare. E così racconta Kant di se stesso:l'autore riconosce con una certa
mortificazione di essere stato così ingenuo di essersi messo a
indagare la verità di alcuni di alcuni racconti di tale specie. Egli
trovò, come ordinariamente dove non si ha da cercare nulla,egli non trovò nulla" (4) : . .
L'opera quindi si divide in due parti: nella prima dogmatica e speculativa, si rigetta ogni possibilità di affermazione o negazione
intorno a fatti attinenti al mondo degli spiriti, mentre nella seconda si
tratta più specificatamente delle pretese esperienze di SHEDENBORG.
Nel 1° capitolo della prima parte, egli rileva le contraddizioni e le
difficoltà di concepire lo spirito, in rapporto allo spazio che rende impossibile la
rappresentazione effettiva di uno spirito "Tali nature spirituali sarebbero
presenti, nello spazio in modo che questo nonostante tale presenza rimanga
penetrabile
per esseri corporei, giacché la presenza di quelle, importerebbe bensì una attività nello spazio ma non un riempimento.
E d'altra parte, come spiegare la influenza fra spirito e corpi "Come mai una sostanza
immateriale si troverebbe sulla via della materia .. .. e come potrebbero le cose
corporee esercitare effetti su un essere estraneo, il quale non opporrebbe
loro la impenetrabilità?" (4)
In realtà non sappiamo cosa sia uno spirito" e si può pertanto
ammettere la possibilità di esseri immateriali senza tema di venir contraddetti, sebbene anche senza
speranza di poter dimostrare questa possibilità e quindi " nella confutazione
di opposti argomenti il che è per i dotti l'abilità nel dimostrare uno la
ignoranza dell'altro". (5)
Nel 2° capitolo le critiche ai racconti dello Swendernborg si fanno
precise: non rientra nel nostro assunto esaminarle: solo notiamo, considerati impossibili,
essi diventano parto di una mente folle, sogni appunto di un visionario.
Il terzo capitolo costituisce la conclusione dell'opera. Da una parte si conclude sulla
impossibilità di una conoscenza non basata sui dati
sensibili "quando certe pretese esperienze non si possono ridurre a legge sensibile concorde
per la maggior parte degli uomini e quindi proverebbe soltanto una irregolarità
nella testimonianza dei sensi (come è appunto il caso dei racconti spiritici che circolano),
è consigliabile soltanto di troncarle: giacché allora la mancanza di accordo e di
uniformità toglie ogni forza probativa alla conoscenza storica e la rende incapace di
servire di base ad una legge dell'esperienza su cui
l'intelletto possa giudicare"( 12) e ancora "la ragione umana non fu fornita di ali potenti a sufficienza per
vagliare così alto tra le nubi, i segreti dell'altro mondo".(13)
Nel 2° capitolo è interessante l"accenno alla possibilità di
una moralità ancorata alla volontà universale, paragonata alla legge di gravitazione
di Newton "così Newton la sicura legge degli sforzi di ogni materia ad avvicinarsi
reciprocamente chiamò gravitazione...... così non dovrebbe essere possibile rappresentarsi come
conseguenza di una forza attiva con cui le nature spirituali influiscano una
sull'altra?" (6)
Nel momento cioè, nelle quali si vede l'impossibilità di fondare l'eticità
sulle nebbie della metafisica si cerca la strada, poi percorsa
per intera nella Critica della Ragion Pratica di affermare la autonomia della
morale e la sua possibilità di fondare essa stessa la metafisica." (7)
Nel 3° capitolo si rivendica il carattere universale della
scienza in contrapposto
a visioni che non vengono espressamente e perentoriamente dichiarate fallaci, ma che restano
chiuse
in una credenza personale, non suscettibile di fondazione super-individuale di fronte agli
architetti dei diversi mondi campati in aria dei quali ciascuno tranquillamente
occupa il suo con esclusione degli altri standosi uno nell'ordine che Wolff ha costituito
con poco materiale di esperienza, ma più concetti surrettizi e l'altro quello che Crusius ha prodotto dal nulla con la
magica forza di
alcune parole , pensabili e impensabili; dinanzi alla contraddizione delle loro visioni
pazienteremo finché questi signori siano usciti dai loro sogni". (8)
Si accentua il carattere di sogno della metafisica "Aristotele afferma che, vegliando, noi abbiamo
un mondo comune ma, sognando, ciascuno ha il suo. A me sembra che si possa invertire
l' ultima posizione e dire:quando tra diversi uomini, ciascuno ha il suo proprio mondo,
è da presumere che essi sognino" (9).
Nel capitolo IV, la conclusione fondamentale, richiama i limiti della conoscenza ". .che della vita della natura, i diversi fenomeni e
le loro leggi sono tutto quanto ci è dato di conoscere, ma che il principio di questa vita,
cioè la natura spirituale che non si conosce ma si suppone non può mai essere pensata
positivamente perché non se ne possono trovare i dati in tutte le nostre azioni".
(10)
La conoscenza, in altri termini, non può prescindere dai dati dell'esperienza.
La seconda parte tratta delle pretese esperienze mistiche di
Swedenborg, aprendo la strada a una fondazione dell'etica, a prescindere da un mondo
soprasensibile.
Nel capitolo primo è interessante ancora la sottolineatura dell'ansia, della conoscenza che
entra in conflitto con i limiti della possibilità "La debolezza dell'umano
intelletto, unita al suo desiderio di sapere, fa si che a principio si raccolgano indifferentemente verità
e inganno,ma a poco a poco i concetti si affinano e una piccola parte rimane, mentre il
resto viene buttato nella spazzatura". (11)
La credulità umana nasce insomma sempre da un bisogno incomprimibile di conoscere,
anche se solo la ragione critica ci mostra i limiti della nostra conoscenza.
Nel 2° capitolo le critiche ai racconti di J Swedeborg si fanno più precise:
non rientra nel nostro assunto esaminare: solo notiamo che considerati impossibili
essi diventano parto di una mente folle,sogni appunto di un visionario.
Il terzo capitolo costituisce la conclusione dell'opera. Da una parte si conclude sulla
impossibilita di una conoscenza non basata sui dati sensibili "quando
certe pretese esperienze non si possono ridurre a una legge sensibile
concorde per la maggior parte degli uomini e proverebbero soltanto una irregolarità nella testimonianza dei sensi (come è appunto il caso dei
racconti spiritici che circolano) è consigliabile soltanto di troncarle: giacchè
allora la mancanza di accordo e di uniformità,toglie ogni forza probativa
alla conoscenza storica e la rende incapace di servire di base ad una legge dell'esperienza su cui l'intelletto possa giudicare"(12)
e ancora "la ragione umana non fu fornita di ali potenti a sufficienza per
tagliare così alto tra le nubi i segreti dell'altro mondo".(13)
L'opera, nel complesso, fu giudicata dal Fischer una manifestazione di un Kant
sarcastico verso i problemi della metafisica, di un Kant ormai scettico del
tutto,
disincantato verso tali problemi: in verità nella stessa opera, è pure
riportata la sua confessione più profonda : "la metafisica della quale io ho
in sorte di essere innamorato, quantunque solo raramente possa gloriarmi
del suo favore".
Come giustamente, a nostro parere, afferma Herman-J de Vleeschauwer ",
Kant attesta qui la certezza assoluta che possiede circa la falsità della metafisica Wolfiana e
contemporaneamente, confessando l' amore per la metafisica e una certa esitazione
per sua possibilità come scienza".
L'errore metodologico fondamentale, consiste nell'applicazione del metodo sintetico delle matematiche applicato, senza discernimento a scienza di fatti. Ne consegue che non
è LA metafisica ad essere rinnegata ma, UNA metafisica in particolare,quella che ha il
difetto metodologico riconosciuto". (14)
De Vleeschauwer ritiene pure, che la critica alla metafisica fosse dovuta più che a una influenza scettica di Hume, alI' idea della
autonomia della morale dalla metafisica proposta da Rousseau autore, del quale
in quel periodo Kant era assiduo lettore ed ammiratore.
" Rousseau, molto più di Hume, è responsabile del preteso scetticismo di Kant che ,in fin dei conti, è solo un pessimismo passeggero".(15)
A noi pare veramente che non si tratta di discutere se in quel momento possa pensarsi a
un'influenza maggiore del Rousseau o di Hume, ma piuttosto di notare il
progressivo disvelarsi del concetto Kantiano di ragione che procede secondo il suo proprio cammino e questo e quell'autore letti
in quel momento, debbano considerarsi, non gli ispiratori ma le occasionali conferme di un suo cammino autonomo.
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(1)Sogni di un visionario chiariti con sogni della metafisica in Scritti precritici a cura di P...Carabellese ed Laterza ,Bari ,1953 pag.367
(2) ibidem pag. 367
(3) ibidem pag. 368
(4) ibidem pag. 378
(5) ibidem pag. 379
(6) ibidem pag. 386
(7) Guzzo, A. ,Kant precritico,Bocca editori, Torino,1924 pag. 386
(8) op. cit. pag. 393
(9) op. cit. pag. 393
(10) op. cit. pag. 404
(11) Op. cit. pag.408
(12) Op. c i t .pag.425
(13) op. cit. pag.427
(14)Herman-J de Vleeschauwe~, L'evoluzione del pensiero di Kant, Laterza,1976 pag. 42
(15) ibidem pag. 44