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10.07.2008
Rom: problemi e luoghi comuni
di Giovanni De Sio

Intorno al Rom sono sorte accese discussioni che nel comprensibile slancio polemico finiscono con il metter insieme tanti argomenti diversi e discordanti, tutto e il contrario di tutto, finendo con l’offuscare il problema reale. Cerchiamo di cogliere prima il problema essenziale e quindi accenniamo sinteticamente ai luoghi comuni.

IL PROBLEMA
I rom sono gruppi di popolazione provenienti dall’Oriente che vivono in mezzo a noi da secoli. Nel passato il loro stile di vita nomade trovava occasioni di sostentamento nella fiere itineranti, nelle giostre, nella musica, talvolta nel commercio dei cavalli o nella riparazioni di oggetti di cucina (calderari). Tutte queste occasioni di lavoro sono oggi irrimediabilmente perdute: nessuno chiamerebbe uno zingaro per suonare a una festa o per riparare una pentola. A questo punto una parte dei Rom si sono inseriti nella vita lavorativa generale e in pratica hanno abbandonato il loro stile di vita tradizionale. Altri invece, non trovando più le tradizionali occasioni di lavoro, sopravvivono, talvolta anche bene, sfruttando l’accattonaggio dei bambini e con piccoli furti.

Non è che i rom siano per natura peggiori o più inclini degli altri alla delinquenza ma è la conseguenza della mancanza di lavoro. Essi si trovano in un circolo vizioso: poiché si dedicano ad accattonaggio e furto non trovano lavoro e poiché non trovano lavoro si dedicano ad accattonaggio e furto.

La soluzione del problema appare evidente: da una parte bisogna dare ad essi la possibilità di trovare un lavoro e dall’altra impedire che continuino nella pratica dell’accattonaggio e dei furti. Non si può agire su uno solo di questi punti: non possiamo vietare accattonaggio e furto senza dare ad essi occasioni di lavoro. Non si può nemmeno però limitarsi a dare ad essi occasioni di lavoro sperando che essi li preferiscano ad accattonaggio e furti: non è facile infatti cambiare uno stile di vita che da sempre ha caratterizzato la loro cultura. Entrare nel mondo del lavoro moderno significa infatti la fine di quella cultura ed è quindi un passo doloroso e difficile.

Una particolare attenzione va data ai bambini: se l'istruzione scolastica è obbligatoria significa che anche i piccoli rom debbono andare a scuola e non si può dire che il loro stile di vita non lo permette: deve cambiare lo stile di vita non la legge sulla obbligatorietà scolastica. Se vogliamo che i rom si inseriscano a parità con gli altri nella vita civile occorre che i piccoli rom vadano a scuola invece di mendicare.

Se vogliamo combattere l'emarginazione dobbiamo combatterne le cause non basta dire semplicisticamente che non bisogna emarginare: se i rom rifiutano il lavoro, si danno all'accattonaggio e al furto saranno sempre emarginati e vittime del sospetto e dell'avversione generale.

LUOGHI COMUNI
RAPIMENTI DI BAMBINI:
La voce popolare da sempre ha visto negli zingari il pericolo che rapissero dei bambini. Ma si tratta di una leggenda senza alcun fondamento. Mai nella storia giudiziaria vi è stato un caso in cui si è accertato che un fatto del genere sia avvenuto. Pare vero però che i bambini sono la risorsa economica principale e che quindi esiste una specie di commercio di essi da parte dei genitori rom e non rom.

DISCRIMINAZIONI
Discorso analogo a quello del razzismo.
In realtà nessuno discriminerebbe mai un professionista o nemmeno un operaio o un artigiano perché di origine rom: anzi tutti lo ammirerebbero. Il problema è il clima di sospetto che i fatti pienamente giustificano sul modo in cui i rom si procurano di che vivere.

CONDIZIONI DI VITA
I campi rom danno impressione di una povertà estrema perché mancano quelle condizioni che noi consideriamo basilari per una vita normale. Tutto ciò non destava impressione nel passato in cui le condizioni di vita rom non erano poi tanto diverse da quelle della circostante popolazione agricola poverissima. In realtà, molte volte invece essi godono di un discreto tenore di vita in genere superiore a quello delle periferie degradate nelle quali vanno a porre i loro campi.

RAZZISMO
E' l’accusa più comune e ricorrente per gli interventi sui nomadi e si assimila all’antisemitismo. Anche se vi possono essere marginalmente alcuni casi (da parte di elementi neo nazisti)in generale è assente negli interventi il razzismo inteso come convinzione di inferiorità geneticamente trasmessa. Ad esempio l'antisemitismo era la teoria (si fa per dire) secondo la quale gli Ebrei, a prescindere da cosa concretamente facessero, erano sempre, per eredità genetica, dei sottouomini, dei reprobi e dei malvagi, non importa se si trattasse del più grande dei geni come Einstein o di modesti artigiani, di eroi di guerra o di pacifiche casalinghe.

Il problema dei rom è che essi sono individuati da una cultura che non accetta il lavoro nel senso moderno del termine e quindi si ritiene che per procacciarsi di che vivere ricorrano a delinquere.

DIVERSA CULTURA
Si afferma che ognuno deve essere libero di seguire la sua "cultura": ma in questo caso si dovrebbe ammettere in Italia anche la poligamia, le mutilazioni genitali e magari anche sacrifici umani o cannibalismo.
In realtà si può seguire la propria cultura e religione SOLO E IN QUANTO queste siano compatibili con i principi della Costituzione (cioè con la nostra cultura )e nemmeno si può pensare che le leggi italiane abbiano valore se non in contrasto con culture e religioni diverse mentre invece è propriamente il contrario.

Anche se in altre culture, come in quelle del nostro passato anche recente, i bambini non frequentavano la scuola la nostra Costituzione(cultura)ORA lo esige.

RAZZISMO DEI ROM
Si nota che in effetti i rom si sentono superiori ai gage (non rom)e quindi esiste anche un razzismo rom. Si tratta però di un fenomeno generale per cui una minoranza emarginata e disprezzata a sua volta emargina e disprezza gli altri. Il fenomeno è facilmente spiegabile, i due gruppi assumono valori opposti: libertà e movimento per i rom; lavoro e metodicità per i gage: ciascuno giudica in base ai propri valori e si sente superiore all'altro.

SCHEDATURA
In realtà in uno stato moderno la dichiarazione di nascita è una prima schedatura dalla quale sorgono diritti e doveri che durano tutta la vita ed è la base di una infinità di altre schedature: in pratica per ogni atto della nostra vita di rilevante valore legale abbiamo una relativa schedatura. Il sistema funziona egregiamente ormai da secoli per la generalità dei cittadini della cui identità si è certi tranne casi particolarissimi.

Ma il sistema anagrafico appare inadeguato per i rom, italiani e stranieri. In questo caso è difficile riuscire a identificare effettivamente una persona, in modo particolare i bambini attraverso i normali documenti anagrafici. Si è quindi pensato alla presa delle impronte digitali: non si vede perché quindi sia tanto scandalosa una procedura né invasiva, né umiliante che integri la normale identificazione anagrafica con un supporto tecnico affidabile come possono essere le impronte digitali. Non sarebbe nulla di scandaloso che un tale procedimento, che non viola per niente la privacy, fosse esteso ad ampie fasce di cittadini, in prospettiva a tutti. Il senso di umiliazione nasce solo dal fatto che comunemente le impronte sono prelevate solo agli indiziati di reati gravi: ma è una impressione che va superata.

LA RESPONSABILITÀ È DEL SINGOLO
Si dice giustamente che non si può accusare una intera comunità solo perché alcuni dei suoi componenti delinquono. Questo è senza altro vero se quelli che delinquono sono in contrasto con la propria comunità di appartenenza. Ma se invece essa li sostiene li aiuta li approva allora la responsabilità non è solo e tanto dei singoli ma è soprattutto di tutta la comunità. Il problema è che vi sono intere comunità rom che notoriamente non esercitano alcun mestiere e che mandano i figli a mendicare (basta guardarsi intorno) e poi a rubare contando sulla impunità.

VI SONO PROBLEMI PIU' URGENTI
Viene invocato per contestare interventi sia di aiuto (campi di Mestre) che repressivi verso i rom.
In realtà con questo criterio non potremmo mai fare niente; per ogni cosa ci sarebbe sempre una più urgente: e poiché non è mai possibile cambiare tutto, non potremmo mai cambiare nulla.

Come ci sono fondi per l'edilizia popolare, per l'istruzione per il turismo e infinite altre cose (molte anche superflue e alcune propriamente inutili) vi saranno anche fondi di aiuto per i rom che sono cittadini bisognosi di aiuto.
Cosi il fatto che la mafia sia più importante non giustifica che non ci preoccupiamo della microcriminalità.




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COMMENTI
Commento di: Meno Occhipinti - del 10.07.2008

L’articolo è interessante. Mi trova però in disaccordo il punto “schedatura”. Vero è che la dichiarazione di nascita può essere considerata una sorta di schedatura, ma è anche vero che prendere le impronte digitali solo a un’etnia (come nel caso dei Rom) sarebbe un atto discriminatorio e che tra l’altro, proprio ieri, il Parlamento europeo ha condannato con una risoluzione. Nell’articolo si dice che, in prospettiva, per evitare ogni senso discriminatorio, le impronte potrebbero anche essere prese a tutti i cittadini. Se questa dev’essere la soluzione, allora prendiamo le impronte a tutti gli italiani. Purché ciò avvenga per tutti e nello stesso momento! Credo che più di qualcuno che per il momento non parla avrebbe qualcosa da ridire…
Commento di: Livia - del 10.07.2008

Condivido pienamente il commento di Meno.
Commento di: sandro venturoli - del 10.07.2008

In molte comunità vi sono delle minoranze non integrabili, gli zingari appartengono a questo genere di identità. La loro cultura del reddito non é sovrapoponibile alla cultura lavorista così come si é sedimentata in occidente; il loro concetto di cittadinanza, con il bagaglio di diritti e doveri non supera i confini della famiglia o del villaggio e non ha nulla che fare con l'insieme di mediazioni sociali che noi riteniamo normali al nostro agire quotidiano, la morale sessuale e famigliare é alquanto lontana dalla nostra: a 13 anni una ragazza si coinsidera pronta a costiturie un nuovo vucleo e così un ragazzo a 16,17 anni spesso senza un matrimonio egligioso o civile ma nel pieno accordo delle famiglie.Una cuiltura che éanni luce lontana dalla nostar e con la quale trovare forme di convivenza tollerabile all'interno del nostro ordinamento e pincipi costituzionali. La costituzione di campia permanenza provvisoria regolamentati e monitorati é la soluzione prevista dalle normative europee, che nn si é voluito adottare negli anni passati lasciandoli in campi abusivi in condizioni disumane sperando che se ne sarebbero andati. Politica scellerata e sadica. L'inserimento scolastico presuppone la continuità di permanenza nei campi e il sostegno personalizzato di mediatori culturali nella scuola ell'obbligo. La verifica dei dati un accordo con il governo Romeno aiuterebbe molto di più di una schedatura di massa che oltrechè eccessiva ed inutile rimane discriminatoria se rivolta a minori che non stanno compinedo reati e vivere in un campo abusivo non é un reato!

 

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