Insediamenti israeliani: chiave per i colloqui

martedì, settembre 1, 2009
di Giovanni De Sio Cesari

insediamentiwestSaeb Erekat, capo della delegazione palestinese, ha affermato ieri che  la chiave per una futura pace in Palestina restano sempre gli insediamenti Israeliani nei territori occupati  e che occorre che gli Stati Uniti si impegnino  per ottenerne il blocco completo.

Ha pure dichiarato  che, nonostante i molti buoni propositi, non ci sono piani concreti per i prossimi  incontri del  mese di settembre.

“Nessuno ha contattato in questo da Israele e dipende dagli americani raggiungere un accordo con Netanyahu”, ha detto Erekat, quando gli è stato chiesto circa la possibilità di un summit a tre a margine di una riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Netanyahu,  da parte sua, la settimana scorsa ha detto che era fiducioso che i colloqui di pace potrebbero riprendere a settembre, se sono d’accodo  gli Stati Uniti e i Palestinesi.

Ma Erekat insiste per  un blocco completo sulla costruzione di insediamenti prima dell’avvio dei negoziati e che occorre fermare le attività di insediamento, compresa la crescita ‘naturale’”,
Netanyahu risponde  che Israele non ha  ancora deciso come regolarsi: “Nessuna decisione è stata presa su questo tema. è stato solo accettato una  pausa  di nove mesi in Cisgiordania, ma non nella parte est Gerusalemme.”

Israele ha detto che non intende rilasciare nuovi permessi di  costruzione di insediamenti fino al 2010, ma la costruzione di insediamenti già esistenti nella West Bank continuerà.

Nel frattempo Javier Solana, il rappresentante della Unione Europea per la politica estera, è stato in Israele per colloqui volti a riavviare il processo di pace: “Non credo  è che ci sia grande speranza, che al momento dell’Assemblea Generale avremo la possibilità di creare nuove sviluppi nella trattativa “.

Solana a Damasco, ha incontrato Bashar al-Assad, il presidente siriano, per discutere del  modo di rilanciare il processo di pace.
Ma questi  ha risposto  che avrebbe appoggiato la pace con Israele solo se questa soddisfa le condizioni di risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che invitano a ritirarsi dalle zone occupate nella guerra del 1967, comprese le alture del Golan, la Cisgiordania e Gerusalemme est: praticamente un no deciso.

Le trattative sono quindi a un punto morto malgrado l’ottimismo di facciata  dei mediatori.

L’offensiva di Gaza alla fine è stata sostanzialmente un successo per Israele perchè sono cessati i lanci di razzi contro le sue città: HAMAS è rimasta sostanzialmente isolata a causa del suo rifiuto di riconoscere Israele. All’interno dei fronte palestinese poi si sono inaspriti i contrasti fra Hamas  e Fatah anche con scontri sanguinosi,  reciproche accuse di persecuzioni, arresti  e torture.

Israele rimanda sempre di più la questione degli insediamenti affermando che se ne può parlare quando tutti i palestinesi avranno accettato l’esistenza di Israele evitando quindi di prendere quelle decisioni che spaccherebbero  il paese.

D’altra parte il tempo lavora a favore degli Israeliani perche prolunga sempre di più lo stato attuale favorevole ad Israele  e si sa che in politica, a un certo punto. lo stato di fatto diventa anche un stato di diritto.

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Nella foto da al Jazeera: costruzione di insediamenti nella West Bank

Per un quadro generale vedi  anche

“Battaglie inconcludenti di una guerra metafisica”

http://cronologia.leonardo.it/storia/mondiale/israe015.htm

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