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27.01.2009
Pechino: corteo al Tempio del Cielo
di Giovanni De Sio Cesari

 In occasione della festa della primavera (Capodanno cinese) un corteo storico ha rievocato il rito della venerazione nel Tempio del Cielo. Fino alla fine dell’impero (1911) ogni anno, in occasione del capodanno, l’imperatore, alla testa di un sontuoso corteo, attraversava alcuni quartieri di Pechino (ma era proibito al popolo comune assistervi) per recarsi al Tempio del Cielo, per propiziare i raccolti e renderne grazie.

Un rito analogo si teneva anche al solstizio d’estate.

Il tempio del cielo (Tian tan) è il più importante monumento religioso cinese: è costituito da tre parti distinte: l‘altare Circolare (Yuanqiu Tan) la Celeste Volta Imperiale (Huangqiong Yu) e il Tempio della preghiera per i raccolti (Qinian Dian) collegate da una via sacra.

Non è dedicata a nessuna religione particolare e pertanto non è più sede di alcuna funzione religiosa.

La Cina è stata la più laica delle grandi civiltà, non identificandosi in nessuna credo religioso specifico ma accogliendo invece ispirazioni molto diverse e la separazione fra potere politico e religioso è stata sempre molto marcata.

Ci si ispirò soprattutto a Confucio che affermava una religiosità etica e civile incentrata su ordine e doveri: le pratiche religiose restavano sempre qualcosa di distinto, spesso visto con sospetto dal potere stesso.

Tuttavia non mancava una forte e comune fede religiosa: la divinità veniva indicata con il termine generico confuciano di Tian (cielo) che poteva comprendere ogni concezione particolare (anche quella cristiana).

L’imperatore era dichiarato “figlio del cielo” (tian zi) ed era il sacerdote supremo, cioè il tramite fra il popolo e la divinità: in questa sua funzione si rivolgeva alla divinità per chiedere la grazia di buoni raccolti.

Il popolo pertanto riteneva in qualche modo l’imperatore responsabile del buon esisto dei raccolti dai quali dipendeva poi la propria stessa esistenza: un cattivo raccolto poteva essere il segno che il Cielo non aveva gradito la preghiera dell’imperatore perchè questi aveva commesso atti empi e invece un buon raccolto era segno della benevolenza del cielo propiziato dalla buona condotta dell’imperatore: i buoni raccolti rafforzavano il potere, quelli cattivi accendevano rivolte.



La foto è tratta dal “Quotidiano del popolo”




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