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25.01.2009
Capodanno cinese
di Giovanni De Sio Cesari

 
Il 26 gennaio cade il capodanno cinese: esso viene celebrato anche in molti altre nazioni vicine come Corea, Viet-nam, Mongolia e inoltre, naturalmente, in tutte le comunità cinesi sparse per il mondo.

Il capodanno cinese (Nónglì xīnnián), secondo l’antichissimo calendario cinese che è lunare (ma solo prevalentemente) cade nel secondo novilunio dopo il solstizio di inverno quindi fra il 21 gennaio ed il 19 febbraio del nostro calendario. Una data mobile, quindi che segue le fasi della luna come la nostra Pasqua.

Viene anche detto “Festa di Primavera“ (Chūnjié) benché cada in pieno inverno: secondo la vita contadina, infatti, coincide con il tempo in cui cessano quasi del tutto i lavori agricoli e si aspetta la primavera.

Esso dura 15 giorni e termina con la festa delle lanterne (yuánxiāojié).

Naturalmente solo alcuni di questi giorni sono considerati festivi, con chiusura di scuole e attività lavorative che variano secondo gli stati; in Cina si considerano festività i primi tre giorni.

Ogni anno viene intitolato a un animale secondo un ciclo di 12 anni: questo è l’anno del toro (Chou).

Il calendario cinese tradizionale restò in vigore fino alla fine dell’impero e poi fu sostituto da quello occidentale, attualmente in vigore.

Si tratta di un periodo di festività paragonabile alle nostre festività natalizie tipicamente familiari, con il raccogliersi dei parenti in banchetti augurali nei quali vengono consumati cibi caratteristici (in particolare a base di pollo): già da tempo tutti i mezzi di trasporto in Cina sono stati presi d’assalto per il rientro dei lavoratori delle grandi città ai villaggi di origine.

La tradizione vuole che si scambino doni in pacchetti di colore rosso perche il rosso è in Cina il colore del buon augurio e che in genere vengono consegnati alle coppie sposate: nei pacchetti però non vi sono doni ma monete metalliche, secondo la tradizione (qualche volta, attualmente, anche banconote).

Il Capodanno cinese si festeggia ovviamente con i fuochi artificiali, che sono una antica invenzione cinese e nei quali i cinesi primeggiano ancora nel mondo, come si è visto nelle recenti Olimpiadi.

Vi sono poi danze, la più celebre quella del leone che avevano, come i fuochi, il fine rituale di cacciare gli spiriti maligni che costituirono per i cinesi un vero incubo. Ogni cosa in Cina era costruita per tenerli lontani: gli usci delle porte erano innalzati per evitare che vi si potessero infilare, le case avevano un’apertura nelle pareti per permettere ad essi di uscire, perfino i ponti erano a zig zag perchè non potessero attraversarli.



Nella foto (dell’autore dell’articolo); danza del leone alla Pagoda della Tigre presso Souzou: il leone è animato da due uomini che saltano su alti pali: una caduta sarebbe quindi molto pericolosa e pertanto vi è un assistente al di sotto, pronto in caso di caduta.




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