IL CAPPELLINO NERO

 

Passarono i giorni e arrivò la domenica. Mi informai sulla chiesa e gli orari delle funzioni. La chiesa del Sacro Cuore, quella famosa costruita dagli italiani, dove il parroco era italiano, si trovava a poca distanza da noi.

 Di mattina presto mi preparai per andare a messa. Misi il vestitino di cotone a sbalzi con fiorellini rossi e verdi. Presi il velo di merletto nero, il messalino e la Corona del Rosario. Mi diedi una guardatina allo specchio, riaggiustai il vestito e mi misi pronta per andare a messa. Entrò la zia ........mi guardo da sù a giù si allontano' un po’ e mi guardo’ a distanza. Io cominciavo a sentirmi a disagio perche’ non sapevo se approvava o meno. Finalmente disse:”va tutto bene, ti manca solo il cappellino” .

Scoppiai a ridere .Il cappellino? a me? credevo che scherzasse. Invece andò nella sua stanza e tornò con uno scatolone tondo. Lo aprì ,frugò e cacciò fuori un cappellino nero di velluto con una piuma nera e il velino. Si avvicinò a me e con tanta grazia me lo mise in testa, accomodò la piuma, poi il velo sugli occhi. Fece un passo indietro mi ammirò e disse che andava benissimo. Io rimasi immobile......

 la fissavo incredula. Afferrai il cappellino e me lo tolsi. La zia si irritò, mi calcò il cappello in testa di nuovo e disse: ” qui siamo in America, a messa si va col cappello!” Avrei voluto protestare  che non mi piaceva. che non lo avrei portato. Invece mi arresi. La mamma prima di partire mi aveva raccomandato di ubbidire alla zia. Mia madre mi avrebbe fatto ubbidire anche al gatto basta che nessuno si lagnasse  di me.

Arrivò mio cugino Lenny, l’altro figlio di zia Giovanna. Lenny era un bel ragazzo di circa 18 anni e mi aveva promesso che mi avrebbe accompagnata in chiesa per la prima volta.

Prima di uscire avrei voluto dare una sbirciatina allo specchio, ma resistetti per paura che non mi sarebbe piaciuto quel che rifletteva e non sarei andata a messa. Non so come mi andava il cappellino nero con la piuma ma io mi sentivo come un uccello nero con le piume arruffate. Arrivati in chiesa Lenny mi scortò al banco Io mi inginocchiai per assistere alla funzione. Lui andò a sedersi altrove. L’inginocchiatoio era ricoperto e imbottito. Inginocchiarsi non dava alcun fastidio.

Anzi era tanto comodo che quasi mi sentii in colpa. La Santa Messa si celebrò in italiano e in inglese. Non mi trovai per niente a disagio.

Finita la messa non vedevo l'ora di tornare a casa per togliermi quel ridicolo affare sul mio capo. Uscii in fretta e mi avviai a passi svelti. Sullo spiazzale mi vennero incontro le amiche che erano venute prima di me. C'era Giuseppina, Giovanna, Nilde e altre. Mi riempi di emozione  a rivederle tutte ben vestite  e guarda un po’...... anche loro col cappellino!!. Ci salutammo calorosamente.

Mi dissero che nei giorni seguenti sarebbero venute a casa a prendermi e farmi vedere un pò della città. Ormai loro si sentivano vecchie esperte. Dopo tutto erano già sei mesi che erano arrivate. Poi ognuna si avviò verso la propria casa. Tutte, come me, erano venute prima col padre e abitavano con le zie. E come me avevano lasciate le mamme e fratelli e sorelle al paese.

Appena ritornati a casa mi tolsi il cappello e lo riconsegnai alla zia. Vidi che Lenny si era avvicinato alla madre e le parlava a toni bassi. Lei annuiva e ogni tanto lanciava uno sguardo nella mia direzione.

Parlavano inglese quindi non capivo niente,ma sapevo che ero l'oggetto della loro conversazione.Finirono di parlare, a me non dissero nulla. Preparai la tavola per il pranzo domenicale ma mi assillava il pensiero di sapere cosa si avevano detto di me mia zia e mio cugino.

Feci anche un sorrisino pensando che forse si dicevano belle cose. Forse dicevano come ero carina col vestitino a sbalzi a fiorellini e le scarpe alte a punta.

Dopo il pranzo, mia zia mi convocò nella sua camera da letto. Convocare  una ragazza in stanza appartata  da tutti costituiva una cosa serissima. Buona o cattiva dipendeva dalla situazione.

Ripassai mentalmente gli eventi di quei pochi giorni dall'arrivo per vedere se c'era qualcosa di tanto serio da giustificare l'incontro  in camera. Niente di serio, niente di grave mi venne in mente. Dentro la stanza mia zia mi fece sedere sulla sponda del letto vicino a lei. Il suo viso aveva preso una espressione  seria ed io cominciai a sentirmi a disagio. Innervosita la guardai  interrogativamente . Zia cominciò:"guarda, disse, Lenny ha detto che tu devi cambiare vestiti e specialmente le scarpe. Nessuna le porta come te. Devi vestire più come una teen ager americana. Lenny si vergogna di farsi vedere insieme  a te. Gli amici lo hanno preso in giro hanno detto che sei proprio una "Off the Boat" appena scesa dalla nave.

"Off the boat' era il nomignolo spregiativo che si usava per descrivere la gente bassa e ignorante (a loro parere) appena arrivati con la nave. A sentire quelle parole mi irriggidi.

Mi sentìi umiliata , sentì il mio viso arrossire e bruciare come un fuoco.

Avrei voluto gridare che i miei vestiti e le scarpe erano di moda in Italia e che mia madre si era spiantata per farmeli fare. Strinsi le labbra e con voce stridente dissi che in Italia  la moda era cosi, che io ero fortunata  di avere una mamma e una nonna che si erano tanto impegnate per farmi fare bei vestiti e scarpe alla moda. E per quanto a Lenny poteva stare tranquillo che a messa potevo benissimo andare sola.

Sorpresa dalla mia veemente reazione, la zia non disse più nulla. Ma sapevo che la storia non sarebbe finita li..............