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26 Giugno 2005

Sinistra occidentale e sinistra araba

cronologia.it Giovanni De Sio Cesari -
 
Nella generale ignoranza e disconoscimento dalla cultura, della mentalità, della realtà popolare del modo arabo gli Occidentali  ragionano con le  proprie categorie mentali come se il mondo arabo fosse “in toto” riconducibile a quello occidentale. Si disconosce cioè proprio la causa prima dei tragici avvenimenti del Medio Oriente  e del terrorismo, non ci si cura molto di sapere cosa effettivamente pensino le masse arabe. Pare che per la destra e per la sinistra in fondo nascere a Bagdad o a Cabul non comporta grandi differenze dal nascere a Londra o a Detroit.  Il mussulmano è solo un cristiano che prega in una moschea invece che in una chiesa , che legge il corano al posto del vangelo.: dettagli in fondo di non grande importanza. Ognuno può pregare come gli pare  e leggere quello che gli piace ! Non ci si rende conto di quello che ogni visitatore appena appena attento coglie subito: Parigi è come una  Milano in cui si parla francese ma Il Cairo o Teheran sono un altro mondo.
 
In realtà nessuno in Iraq si richiama a una coscienza nazionale irachena perchè esistono sciiti e sunniti e Caldei e Curdi, a loro volta divisi in innumerevoli clan e consorterie ma non gli “iracheni “ che sono solo una invenzione delle potenze coloniali europee.
 
Gli americani non sono tanto lo “straniero” come  i Tedeschi per Francesi nel 40, quanto i “cristiani”, in un mondo concettuale che divide tutta l’umanità in due categorie: mussulmani e infedeli.
 
Moqtaba Sadr non parla di “Resistenza” ma dichiara di voler guidare al martirio i suoi seguaci seguendo l’esempio di Ali  ucciso a Karbela nel 661 d. C.
 
Coloro che rapiscono  gli ostaggi non cercano giustificazioni nelle Convenzioni di Ginevra ma nell’esempio delle decapitazioni  avvenute a Badr per ordine di Maometto.
 
Gli sciiti fanno coincidere   democrazia  e  Shari’ah perchè se democrazia significa  governo del popolo allora il popolo è per la shari’ah , laicità e la libertà religiosa sembrano cose  incomprensibili. 
 
Nel passato gli occidentali non si resero conto che le correnti integraliste religiose erano nemici del mondo occidentale. Le aiutarono perchè impegnati nella lotta al comunismo e le considerarono loro  alleate. Si ricorda che bin Laden ricevette  aiuti economici da parte del Pakistan (quindi indirettamente dagli Americani ) fino a pochi giorni prima dell’attacco alle Twin Towers . In realtà i regimi laici che guardavano  verso Mosca erano pur sempre più vicini all’Occidente  perchè comunque il socialismo, la sinistra sono parte del mondo occidentale.
 
Analogamente sta avvenendo ora: la sinistra, nella sua opposizione alla politica americana, non si rende conto che in effetti i movimenti antiamericani nel mondo arabo sono movimenti profondamente  nemici di tutto quello che la sinistra indica come valori. L’integralismo arabo è molto più a destra di qualunque  destra europea: pur tuttavia riceve comprensione proprio dalla sinistra europea. Esiste anche una sinistra araba di orientamento socialista ma è praticamente disconosciuta dalla sinistra occidentale e  tende paradossalmente ad appoggiare gli Americani perchè comunque gli Americani sono sempre più vicini alla sinistra socialista dei movimenti islamici integralisti.
 
Quasi nessuna risonanza ha avuto in Occidente l’atteggiamento dei comunisti iracheni.  Il Partito Comunista Iracheno fa parte del governo provvisorio, ha affiancato anche il governatore americano approvandone praticamente tutti gli atti, compresi gli attacchi a Falluja.
 
L’altra fazione comunista, il Partito Operaio  Comunista ha rifiutato ogni collaborazione con gli Americani ma si oppone ancora con altrettanto  vigore “al fascismo islamico costituito dalle bande di fanatici religiosi   che vorrebbero tornare a una visione oscurantista, da incubo medioevale” commiste a  residui seguaci di Saddam.
 
In verità è circolato anche un appello alla Resistenza dei comunisti iracheni ma appare un evidente falso.
 
In conclusione ci pare che la sinistra occidentale rifaccia gli stessi  errori  che fece la destra americana: appoggiarono quei movimenti intrinsecamente violentemente anti occidentali che che una volta affermatasi poi  si sono rivolti contro l'America stessa. Se nel mondo arabo prevalessero, non dico al-Qaeda  ma  seguaci di Moqtaba Sadr  o di Komeini tutto il mondo si sposterebbe piu a destra, le conquiste civili care alla sinistra arretrerebbero  pericolosamente.
 
I comunisti iracheni lo hanno ben compreso, la sinistra occidentale molto meno.


Berlino capitale auropea della cultura ebraica


Angelo Pezzana 

Il Foglio del 18/6/05

Doveva essere la capitale del millenario Reich la Berlino di Adolph Hitler, ma la storia per fortuna è andata diversamente. Invece di mille gli anni sono stati dodici, sufficienti però a scatenare la seconda guerra mondiale e portare morte e distruzione in tutta Europa. All'avvento del Fuerher nel 1933 a Berlino vivevano 160 mila ebrei. Riuscirono a salvarsi soltanto quelli che fecero in tempo a lasciare la Germania prima che i campi di sterminio iniziassero a lavorare a pieno regime. A Berlino,la quasi totalità fra coloro che non riuscirono a fuggire, 55 mila, furono assassinati. Alla fine della guerra la Germania era "judenrein", senza ebrei. Un risultato destinato però a ribaltarsi nel giro di pochi decenni, con buona pace di Hitler che dal profondo degli inferi non è riuscito a veder realizzato il suo folle progetto. Sarà che la Germania i conti con il nazismo li ha fatti, sin da quando agli inizi degli anni '50, fra polemiche roventi, Ben Gurion accettò i risarcimenti che i governi Adenauer e Erhard avevano sottoscritto per riportare la nazione tedesca fra le nazioni democratiche del mondo libero. Non furono grandi cifre, eppure rappresentarono allora un aiuto significativo per il giovane stato ebraico, alle prese con molte difficoltà, non ultime quelle economiche.
Nell'anno che ricorda i sessanta anni dalla liberazione dal nazismo e dalla autoeliminazione fisica del Fuerher, Berlino dà al defunto dittatore un altro dispiacere. Sì, perchè Berlino, a buon titolo, è oggi la capitale europea della cultura ebraica. In nessuna altra città si possono visitare musei, mostre,istituzioni così importanti per numero e qualità come in questi giorni può capitare al fortunato viaggiatore che la voglia visitare.
Anche perchè la cultura ebraica che si respira è stata portata dagli stessi ebrei che sono poco a poco tornati a vivere in Germania, anche se ad un esame superficiale poò essere difficile capirne le ragioni. Ma il legame fra gli ebrei e Berlino e la Germania stessa è antico quanto la loro storia comune. Ecco come si presenta oggi la Berlino ebraica.
Cominciamo dal "Memoriale degli ebrei d'Europa assassinati", inaugurato il mese scorso vicino alla Porta di Brandeburgo, Un museo che rivoluziona la stessa concezione di museo, perchè consiste in 2.711 steli funerarie, disposte in una intera piazza a cielo aperto in modo che i visitatori possano entrarvi da qualsiasi punto, camminare fra i blocchi di cemento grigio scuro di varia altezza fra loro, e avere l'impressione di trovarsi in un labirinto senza via d'uscita. Se l'architetto Peter Eisenmann che l'ha progettato voleva comunicarci un profondo senso di angoscia ci è riuscito. Non è possibile non pensare a quanto di mostruoso è accaduto, girando senza meta fra quei corridoi che trasmettono un senso di freddo gelido, lo stesso che si avverte nei cimiteri. Alla fine del percorso, pochi scalini ci introducono nel sotterraneo centro di informazione, dove scritti e immagini ci raccontano come si è sviluppato il processo di sterminio degli ebrei europei. All'ingresso, una citazione da Primo Levi, quel che è accaduto può accadere ancora, ci ricorda il dovere della memoria. Un'opera d'arte più che un museo, quindi, e che ha provocato reazioni diverse, anche contrarie, visto che le steli di media altezza si prestano ad essere usate come installazioni-gioco per i bambini che vi si arrampicano sopra. Un'obiezione di zelo eccessivo, perchè Eisenman ha sicuramente voluto vedere in quell'uso, all'apparenza dissacrante, la rappresentazione della vita che continua oltre la morte. Malgrado la morte.
Al numero 9 di Lilienstrasse Daniel Libeskind, lo stesso architetto che ha vinto il progetto di ricostruzione di Ground Zero a New York, ha costruito nel 2001 il nuovo Museo Ebraico della città. Un edificio completamente foderato all'esterno di zinco, dalla forma di stella di Davide spezzata, quasi a ricordare i profondi ma discontinui legami e le tensioni che hanno marcato la storia ebraico-tedesca. Un museo poco tradizionale, molto più attento ai simboli, che stimolano domade e riflessioni che non a riempire le pareti di oggetti o a tracciare percorsi obbligati. Una porta pesante e stretta introduce in una torre alta venti metri,la torre della Shoah, buia, tranne un taglio di luce in cima, quasi a rappresentare il baratro e una possibile speranza, per entrare subito dopo in un giardino nel quale si ergono contro il cielo dei quadrati di cemento altissimi, dalla cui apertura in cima fuoriescono piante di ulivo. Non è un giardino dove si passeggia, a mala pena ci si muove fra gli alberi di cemento. Il suo nome è, non a caso, giardino dell'esislio. E' ricorrente il parallelo vita-morte, dove la prima,pur attraverso enormi avversità, alla fine riesce a vincere. Al piano superiore la mostra permanente dell'ebraismo tedesco. Duemila anni di storia raccontati attraverso le immagini della vita quotidiana, per capire quanto la cultura ebraica abbia influenzato la storia della Germania.
Per capire la responsabilità del nazismo nello sterminio ebraico si sta facendo strada una ricerca che arriva comprensibilmente ultima, quella che valuta l'importo della rapina economica nei confronti degli ebrei. Quel furto legalizzato rappresentato dagli espropri, dal possesso illegale dei beni di che è stato deportato, dal furto vero e proprio dei beni posseduti dagli ebrei nelle loro abitazioni. Si chiama proprio così un'altra mostra di grandissimo interesse, "Legalisierter Raub", furto legalizzato, che si tiene sino al 18 settembre al Museo Storico Tedesco. Ci sono tutti i documenti che le autorità naziste, nella loro precisione burocratica, hanno inventariato ogni volta che il furto veniva commesso. Certo, non lo definivano così, ma oggi, proprio in base ai loro documenti, è possibile fare un calcolo economico di quella enormi rapina che il Reich ha realizzato a danno degli ebrei tedeschi. Per chi ama la precisone, la mostra ha anche fatto i conti, dai quali si deduce quanto poco sia stato restituito ai sopravvisssuti. Ma almeno la Germania ha oggi il coraggio di dirlo, ad eterna vergogna di quanto è stato fatto.
Nello stesso museo, ristrutturato dal famoso architetto Pei vicino alla Unter del Linden, un'altra mostra con dei reperti di accezionale interesse storico-archeologico, descrive la storia degli ebrei europei nel Medio Evo (fino al 28 agosto).
Poteva mancare un riconoscimento al Albert Einstein nel cinquantenario della morte ? Sempre nella Unter den Linden al numero 3, nel Kronprinzenpalais, l'inventore della teoria della relatività viene ricordato come l'ingegnere dell'universo. Già la rivista Time l'aveva nominato lo scorso anno "Persona del Secolo", ma la mostra berlinese rende all'ebreo più famoso del mondo una doverosa ricompensa, dopo averlo obbligato all'esilio quando Hitler salì al potere. Una mostra che è una gioia per gli occhi di tutti quelli che sono affascinati dagli strumenti della fisica che hanno accompagnato il percorso scientifico di Einstein dal 1905 in poi. Sarà aperta fino al 30 settembre.
Ma la mostra assolutamente imperdibile è "Die Neuen Hebraer", i nuovi ebrei, ovvero 100 anni di arte in Israele al Museo Martin Gropius-Bau (sino al 5 settembre). Organizzata in collaborazione con il Museo Israel di Gerusalemme, celebra il centenario della fondazione della scuola d'arte Bezalel, che ha segnato la rinascita artistica dello Stato ebraico. Nelle sale del museo scorrono tutte le tendenze artistiche israeliane, dai primi anni del novecento fino alle espressioni più estreme dell'arte contemporanea, mescolando tutti gli avvenimenti che hanno segnato la storia israeliana. Dal sionismo alle correnti artistiche del novecento, è come se il formarsi e il divenire di Israele ci scorresse davanti nelle sue realizzazioni artistiche. Influenzate e condizionate, come raramente succede in un paese, da quanto accade nella vita quotidiana.
Prima di programmare la serata, non può mancare la visita della grande sinagoga di Oranienburgerstrasse. Fu costruita nel 1866 e fu gravemente danneggiata dalle bombe nel 1943. Oggi, in parte restaurata, merita di essere inclusa nel giro della città.
Chi ama la musica ebraica non perda un concerto di musiche Kletzmer o Yiddish nei teatrini d'avanguardia al numero 40 di Rosenthalerstrasse, un insieme di cortili comunicanti in una strada non lontana dal quartiere ebraico. E poi ancora bar che si chiamano Solomon' s Bagel o Noah's Ark, librerie specializzate in Judaica,
ecco quanto può offrire di ebraico una capitale come Berlino. E abbiamo dimenticato tutto il resto che rende ugualmente affascinante la città, dal museo Pergamon alla nuovissima Marlene Dietrich Platz (proprio accanto a Postdamerplatz). Durata del viaggio quattro o cinque giorni. Aspetto non trascurabile, Berlino è meno cara di una citta italiana. Per chi segue la culltura ebraica un'occasione irripetibile.


[ permalink | inviato il 26/6/2005 alle 8:0 lascia un commento




Oro a Israele

Oro alle olimpiadi a Gal Fridman (grazie Deborah)

 


[ permalink | inviato il 26/6/2005 alle 7:59 lascia un commento




Avalliamo gli stereotipi ;-)

Un ebreo, di nome Giacobbe, si trova in cattiva situazione economica,
per cui entra nella sinagoga e prega Dio: "Dio, per favore, aiutami,
fammi vincere una lotteria, una qualsiasi delle tante che ci sono. Cosi’
sistemo i miei affari e la mia famiglia". Viene il giorno
dell’estrazione, ma in nostro amico non vince. La settimana dopo ritorna
nella sinagoga: "Dio, per favore, sono disperato, se non vinco sono
rovinato, io, mia moglie e i miei figli. Fammi vincere alla lotteria".
Ma anche questa volta non vince nulla. Cosi’ la storia si ripete per
varie settimane senza che l’ebreo vinca nulla. Un giorno dopo l’ennesima
preghiera nella sinagoga Dio si fa vivo con lampi e tuoni ed esclama:
"Giacobbe, insomma, io ti voglio aiutare, ma vienimi incontro: compra
almeno un biglietto!".

Fred

[ permalink | inviato il 26/6/2005 alle 7:56 lascia un commento




S

[ permalink | inviato il 26/6/2005 alle 7:55 lascia un commento




M.O.: FARNESINA, ITALIA IV PAESE DONATORE PER GIORDANIA


L'Italia e' il quarto donatore nei confronti della Giordania, dopo Stati Uniti, Germania e il Fondo di sviluppo di Abu Dhabi. Lo afferma una nota della Farnesina, alla vigilia dell'incontro di lunedi' prossimo tra imprenditori italiani e giordani organizzato dal ministero degli Esteri per stimolare gli investimenti esteri e sviluppare le piccole e medie imprese in Giordania. Nel triennio 2000-2002 l'Italia ha indirizzato verso Amman 88 milioni di Euro, di cui 82,6 a credito di aiuto e 5,4 a dono. Nel 2003 sono stati spesi 80 milioni di euro per la realizzazione di iniziative volte allo sviluppo socio-economico del Paese (scuole, strade rurali, dighe, biblioteche, centri sociali, acqua potabile). Le iniziative nell'ambito della cooperazione riguardano il settore idrico (tra cui la ristrutturazione dell'acquedotto di Amman, 19 milioni di euro a credito di aiuto), il sostegno alle piccole e medie imprese, la protezione civile, la sanita' e la lotta alla poverta'. Per quanto riguarda lo sviluppo dell'imprenditoria locale, dalla fine del 1999 e' operativa una linea di credito d'aiuto (circa 10 milioni di euro) nell'ambito del programma denominato "Riforma economica e sviluppo" della Banca Mondiale. Un'altra linea di credito di 9,4 milioni di euro e' in corso di utilizzazione ed e' destinata all'importazione di macchinari e forniture da parte di Pmi giordane che si avvalgono dell'assistenza tecnica dell'Unido, finanziata dall'Italia. L'Italia assiste inoltre il Jordan Investment Board per attrarre investimenti esteri e agevolare l'accesso delle Pmi giordane ai mercati internazionali

[ permalink | inviato il 26/6/2005 alle 7:54 lascia un commento




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[ permalink | inviato il 26/6/2005 alle 7:53 lascia un commento





25 Giugno 2005

Attenzione!! Computer Virus



È stato scoperto un nuovo virus contro il quale magari vorrete prendere delle precauzioni.  Si chiama "Virus Palestinese" - un virus che si installa nel tuo PC, dice che era lì prima che il tuo PC fosse costruito e Bill Gates fosse nato, e poi pretende parti del tuo disco rigido.  Se vuoi che il virus lasci te e il tuo PC in pace, puoi provare a dargli lo spazio del disco rigido che vuole, ma rifiuterà l'offerta e comincerà a far fuori i dati nel tuo computer.

Alcuni hanno suggerito come soluzione al problema di provare a dare al virus il proprio PC.  Come detto sopra, il virus ha rifiutato l'offerta.  Altri PC vicini non vogliono prendersi il virus, anche se il virus è compatibile con altri computer.  Il virus sembra non voler niente meno che prendersi tutto il tuo computer e con la distruzione di tutti i tuoi dati.

Alcune soluzioni anti-virus basate su software sono state proposte, ma fino ad ora solo delle soluzioni hardware hanno avuto un impatto.  La sola soluzione che siamo riusciti a determinare che possa funzionare è la rimozione fisica del virus dal vostro computer.  Il solo problema con tale soluzione, è che tutti gli altri computer obbietteranno, e sarete condannati dai media e dall'ONU.

[Abbiamo cominciato a ricevere notizie da vari utenti che pare si stia sviluppando in fretta anche una versione del virus che colpirà l'Italia...]

[ permalink | inviato il 25/6/2005 alle 20:27 | 6 commenti lascia un commento




DAVVERO MITICA!! Freud e la Gestapo: quando eccedere nelle lodi diventa sarcasmo



Una situazione strana è quella che venne a crearsi nel 1938 tra Sigmund
Freud e le autorità naziste. I nazisti avevano promesso a Freud un visto
d'uscita
dall'Austria a condizione che sottoscrivesse una dichiarazione da cui
risultasse che era stato "trattato dalle autorità tedesche e in par­ticolare
dalla Gestapo con tutto il rispetto e la considerazione dovuti alla mia fama
di scienziato". Anche se nel caso personale di Freud la dichiarazione
rispondeva a verità, nel contesto più vasto della spaventosa persecuzione
degli ebrei vien­nesi, il documento veniva ad avallare una vergognosa
pretesa di equità da parte delle autorità, con lo scopo evidente di usare la
fama internazionale di Freud. per la propaganda nazista.

La Gestapo aveva dunque interesse che Freud sottoscrivesse il documento,
mentre Freud deve essersi trovato di fronte al dilemma di sottoscri­verlo (e
quindi di aiutare il nemico a spese della propria integrità morale) o
rifiutarsi (e patire qualunque conseguenza avesse potuto derivarne).

Freud riu­scì a rovesciare le posizioni intrappolando i nazisti nella loro
stessa mistificazione. Quando l'ufficiale della Gestapo gli portò i
docu­menti per la firma, Freud chiese se gli era permesso aggiungere
un'altra
frase. L'ufficiale acconsentì, sicuro com'era della sua po­sizione, e Freud
scrisse di suo pugno:

"Posso vivamente raccomandare la Gestapo a chicchessia".

Ora la situazione era ca­povolta. La Gestapo, che in un primo momento aveva
costretto Freud a lodarla, non poteva certo fare obiezione per aver ricevuto
una lode supplementare. Ma per chiunque sapesse sia pure confusamen­te cosa
stava accadendo a Vienna in quei giorni (e il mondo co­minciava a saperlo
ogni giorno di più) il sarcasmo di quella lode era così devastante da
rendere il documento privo di ogni valore ai fini della propaganda.

Freud aveva invalidato il docu­mento con una asserzione che aderiva al
contenuto della dichiara­zione, ma nello stesso tempo lo negava con il
sarcasmo.

Watzlawick P., "Pragmatica della comunicazione umana", Astrolabio, pag. 208

[ permalink | inviato il 25/6/2005 alle 20:0 | 2 commenti lascia un commento




Informazione Corretta

Avvenire  -  2005-06-24  -  "Riconciliazione" con molte accuse  e pochi fatti
sul quotidiano cattolico
http://www.informazionecorretta.it/showPage.php?template=rassegna&id=5908


L'Espresso - L'Unità  -  2005-06-24  -  L'Anp: per Ben Jelloun un modello di rispetto dei diritti umani, prima di iniziare a copiare George W. Bush
mentre per il quotidiano  la pena di morte è necessaria, per colpa della "minaccia" israeliana
http://www.informazionecorretta.it/showPage.php?template=rassegna&id=5909


Informazione Corretta  -  2005-06-24  -  Irshad Manji e Mahmoud Mamdani : voci  a confronto dall'Islam, pro o contro la libertà
sul Venerdì di Repubblica e Il Foglio
http://www.informazionecorretta.it/showPage.php?template=rassegna&id=5910

[ permalink | inviato il 25/6/2005 alle 19:59 lascia un commento




Cisgiordania, forze israeliane fermano militanti Jihad

Cisgiordania, forze israeliane fermano militanti Jihad
Sat June 25, 2005

RAMALLAH, Cisgiordania (Reuters) - Le truppe israeliane hanno fermato 14 militanti della Jihad islamica oggi in Cisgiordania dopo che uomini armati hanno ucciso un colono israeliano, erodendo progressivamente la fragile tregua israelo-palestinese.

Israele negli ultimi giorni ha arrestato 63 sospetti militanti della Jihad in Cisgiordania e ha ristabilito la politica di assassinare i leader del gruppo, mentre un militante lunedì ha ucciso un altro colono israeliano.

Nessun gruppo ha ancora rivendicato l'uccisione.

La violenza è aumentata nelle ultime settimane, sfidando il cessate il fuoco che il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il premier israeliano Ariel Sharon hanno dichiarato a febbraio.


[ permalink | inviato il 25/6/2005 alle 19:53 lascia un commento




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