Pubblicato su www.cattolici.net   sabato 12/6/04     HOME

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Evangelizzazione e dialogo
di: Giovanni De Sio


E’ possibile, entro quali limiti e con quali caratteristiche il dialogo interconfessionale? È una questione sulla quale occorre fare chiarezza perché può essere fonte di molti equivoci al di la delle buone intenzioni di chi partecipa a tante iniziative a carattere ecumenico. Innanzi tutto va precisato che il cristiano non può evidentemente giungere a un compromesso sulle proprie credenze religiose e lo stesso vale per ogni altro credente, Ogni religione ha una serie di credenze organiche e per le religioni rivelate come il cristianesimo e l’Islam, mettere in dubbio una sola di essa significherebbe mettere in dubbio tutta la Rivelazione e la base stessa quindi della propria fede: conseguentemente nessun credo religioso è compatibile con un altro.
Vanno allora distinti due concetti. : la evangelizzazione e il dialogo. La evangelizzazione consiste nel proporre con le parole e direi, soprattutto, con gli esempi, la fede cristiana a coloro che ne sono privi o perchè atei o perché hanno altre credenze religiose. E’ l’opera di tutta la storia della Chiesa che continua ora nelle tante missioni sparse in tutto il mondo. Altro invece è il dialogo interconfessionale: in questo caso non si intende “ convertire “ i non credenti alla “vera fede”: sarebbe impensabile avere incontri con le autorità ed esponenti di altre religioni al fine di convincerli ad abbandonare la propria fede.
L’incontro interconfessionale ha invece altri fini. Si tratta innanzi tutto di prender atto del fatto che esistono altre religioni, che esistono indubbiamente delle persone che, in perfetta buona fede, credono in esse, che tali persone cercano anche esse la giustizia, il bene , di fare la volontà di Dio. In secondo luogo si tratta quindi di aver un rapporto non conflittuale con le altre religioni, di evitare quelle situazioni da cui nascono le guerre di religione che tutti speriamo siano un retaggio di un passato che non deve più ripetersi. che si crei uno spirito di tolleranza e di solidarietà, che insomma le scelte di fede siano scelte vere e sentite e non imposte.
Il dialogo interconfessionale non può quindi risolversi in una specie di confusione generale in cui ciascun rinuncia ai propri principi per aderire a una specie di super-religione che perde ogni carattere concreto ma nel promuovere il reciproco riconoscimento e rispetto ma nella distinzione chiara della propria fede.
Sorge allora il problema se il dialogo debba necessariamente sospendere la evangelizzazione. Infatti la evangelizzazione spesso turba i rapporti fra le Chiese, come si vede ad esempio nei rapporti con la Chiesa Ortodossa Russa che, come è noto, si è sempre esplicitamente opposta a una visita di Sua Santità in Russia accusando la Chiesa Cattolica di proselitismo. A mio parere il dialogo non può escludere l’evangelizzazione: il precetto evangelico fondamentale “andate e ammaestrate tutte le genti” non può essere disatteso e comunque è del tutto lecito anche su un piano umano fare partecipi gli altri della Verità che si è raggiunta. Non vedo pertanto perchè non possa farsi opera di evangelizzazione presso gli islamici presenti in Occidente sia pure con molta, ma molta prudenza e tatto. E soprattutto senza legare nessun vantaggio materiale a eventuali conversioni.