Pubblicato su www.cattolici.net   lunedi  20/12/04               HOME

Problemi e società                                                                                             

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LA POLEMICA DEI PRESEPI

di Giovanni De Sio


Il presepe è stato sempre inteso come il simbolo proprio della pace della solidarietà, della unità ma negli ultimi tempi ha innescato polemiche, discussioni e divisioni. Si tratta però di una questione delicata che non può essere liquidata semplicisticamente dicendo che questa è la nostra tradizione e che gli “ altri” debbano solo adeguarsi se vogliono vivere nel nostro paese. Per quanto riguarda la scuola dobbiamo tener conto che essa deve accogliere tutti senza distinzione di razza o religione.
Il problema non si pone per quelle famiglie che, pur non essendo credenti, non professano però religioni diverse dal cattolicesimo. Tranne qualche caso di furore antireligioso celebrano il Natale e allestiscono presepi non meno che i credenti.
Il problema si pone per quelle di fede islamica: tuttavia farei notare che in nessun caso risulta che organizzazioni islamiche abbiano esplicitamente presentato obiezioni all’allestimento di presepi. Va pure notato che l’Islam non disconosce la figura di Gesù e quella della Vergine Maria pure considerando Maometto il maggiore e ultimo profeta. Quindi, al limite, la natività non è propriamente in contrasto con la loro fede.
Più difficile, anche se molto meno noto, è invece il caso dei Testimoni di Geova: essi riconoscono la natività ma ritengono che il festeggiare un compleanno sia manifestazione pagana perché deriverebbe dalla credenza pagana di onorare i geni tutelari: concludono quindi che il Natale sarebbe una festa pagana e non un festa cristiana. Certo una ben strana affermazione ma pure va rispetta. Tuttavia non pare che essi poi abbiano mai contestato il presepe perchè ormai abituati a vivere una vita propria avulsa dalla comunità.
Nessuna obiezione nemmeno ci risulta venire poi dai ebrei e buddisti.
Va anche affrontato il problema se il presepe possa considerasi un simbolo religioso e semplicemente una manifestazione tradizionale di carattere anche civile. Chiediamoci allora cosa sia il presepe: si tratta di una rappresentazione plastica della nascita del Salvatore che non ha e non vuole avere valore storico ma è la ricreazione dell’avvenimento secondo la sensibilità e i costumi di un altro tempo. Il presepe classico deriva da quello napoletano del 700 e pertanto i costumi e le situazioni sono tipiche sono di quell’ambiente come gli antichi mestieri, le osterie, le botteghe: il paesaggio è dominato dalla neve che invece è del tutto eccezionale a Betlemme. Comunque è sempre qualcosa di vivo continuamente rinnovato: si vedono nelle antiche stradine della Napoli presepiale anche statuine di Berlusconi, Bush e bin Laden . Vi sono poi presepi in tutto il mondo che rappresentano tutti gli ambienti socio- geografici: nel museo annesso al santuario di Montevergine ( Avellino) si possono ammirare presepi di tutto il modo: orientali africani, esquimesi.
In effetti il presepe ha certamente un valore religioso ma non puo considerarsi propriamente un simbolo religioso:diciamo che esso rappresenta una festa anzi la maggiore festa popolare della nostra civiltà.
In sostanza ci pare quindi che il problema del presepe non venga poi sollevato veramente dai non cristiani ma da insegnanti iper-garantisti o magari più verosimilmente mossi da personali convincimenti antireligiosi. Teniamo presente però che la libertà religiosa non significa disconoscimento delle istanze religiose ma confronto costruttive fra le fedi: non si vede quindi perchè un alunno di altra religione possa essere disturbato nella sua fede da una pratica come l’allestimento del presepe che poi non implica per niente alcun particolare atto o manifestazione di culto.
Con questo non si vuol negare che in alcuni casi particolari gli insegnanti non debbano tener conto di una eventuale situazione di disagio di una parte dei propri alunni.

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