Pubblicato su www.cattolici.net   lunedi 18/10/04      HOME

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DIBATTITI NELLA SCUOLA
di:
Giovanni De Sio


La democrazia ha come presupposto che i cittadini siano in grado di formarsi liberamente proprie opinioni che poi potranno far valere nella conduzione della società e particolarmente dello Stato. Conseguentemente occorre formare i giovani a questo non facile capacità. Si tratta di un principio pedagogico indiscutibile, fondamentale, noi aggiungeremmo non solo nella democrazia ma nella formazione dell’uomo in quanto tale a prescindere dalla forma politica dello stato. L’uomo è libertà e la libertà si sostanzia nella capacità di scegliere coscientemente
Opportunamente in tale quadro da molto tempo quindi nelle nostre scuole, si è affermata l’idea che gli alunni debbano essere attivi, e quindi debbano essere invitati a non accettare passivamente l’insegnamento dei professori ma debbano esser invitati ad esprimere proprie opinioni, a discutere, a confrontarsi. E’ un principio assolutamente condivisibile, non si vede chi possa contestarlo.
Ciò che invece lascia perplessi. e non poco, è l’applicazione di questo indiscutibile principio che spesso, troppo spesso si fa di esso nelle nostre scuole superiori e spesso anche nelle università.
Il buon senso, prima ancora prima che una qualunque concezione pedagogica, psicologica o filosofica, comporterebbe che i giovani PRIMA di esprimere le proprie opinioni acquisissero gli elementi fattuali e concettuali del problema sul quale si esprimono. Se vogliamo che i giovani esprimono opinioni sulla guerra in Iraq, essi dovranno conoscere i principali fatti storici e di attualità, le concezioni filosofiche politiche e religiose in questione, le principali teorie interpretative dei fatti. Il docente potrebbe proporli egli stesso,sarebbe una soluzione molto pratica e semplice ma non esente da limiti (avremmo sempre una prospettiva del docente) o meglio far acquisire tali elementi attraverso letture o magari un insieme dei due sistemi. Ma comunque è assolutamente necessario che i giovani conoscano i termini fondamentali della questione .
Invece avviene spesso purtroppo che i giovani esprimano le loro cosi ”opinioni” su argomenti di cui non hanno la benché minima conoscenza. Nei dibattiti in classe , nelle assemblee più o meno consentite, nelle manifestazioni più o meno osannate i giovani parlano di tutto: dal terrorismo all’economia , dal divorzio all’eutanasia senza aver acquisito su questi temi la benchè minima conoscenza. Vengono fuori quindi discorsi che non tengono conto dei fatti più elementari (che sono sconosciuti ), discorsi illogici, contradditori. essenzialmente superficiali, insulsi e essi vengono ricevuti e considerati come un prezioso contributo, come un fatto di libertà e democrazia. Il professore fa i suoi complimenti a tutti senza distinguere fra qualcuno che ha detto qualcosa di fondato e i tanti che hanno detto solo e semplicemente delle “sciocchezze”: sarebbe politicamente non corretto, bloccherebbe la creatività giovanile, sarebbe intervento censorio. Soprattutto però senza un quadro di riferimento ai fatti e soprattutto ai criteri interpretativi (cultura) come si potrebbe distinguere fra opinioni fondate e opinioni non fondate? Senza il confronto con i fatti tutte le opinioni sono equivalenti, tutto è vero e tutto è falso anche perchè verità e falsità non avrebbero senso.
Da questo nei nostri giovani nasce un pericoloso atteggiamento: invece di acquisire la coscienza della problematicità, della difficoltà, della complessità dei problemi, essi ritengono di avere la soluzione a tutto, chiara e irrefutabile e non si capacitano come i dirigenti degli stati, consigliati dai migliori esperti delle nazioni, non accettino la loro soluzione che è cosi ovvia: qualcosa non va , ci deve essere qualcosa di torbido , fiorisce la dietrologia più fantasiosa.
Si forma così una pericolosa miscela di ignoranza e arroganza. di puerilismo semplicistico e pretesa di verità che è quanto di più lontano dalla democrazia si possa pensare.
A un giovane che pontificava sul terrorismo islamico consigliai di cominciare a leggere o dare almeno una occhiata al corano: mi rispose che mai lo avrebbe fatto, che era inutile poiché lui gia conosceva perfettamente e con certezza cause e finalità del terrorismo di cui si sentiva in grado di parlare per ore. In realtà. secondo la mia personale esperienza, se si chiariscono bene i termini del problema che trattiamo il dibattito sarà molto meno ampio: qualcuno dirà qualcosa di fondato, qualcuno dimostrerà che non aver compreso quanto prima detto ma sarà ripreso dagli altri, ma l’importanza formativa di un dibattito non si misura dal numero e lunghezza degli interventi ma dalla loro qualità. Un solo concetto fondato è approfondito forma la personalità, mille sciocchezze confondono soltanto.