Pubblicato su www.cattolici.net   lunedi ,25/4/05               HOME

Problemi e società

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SCRISTIANIZZAZIONE

di: Giovanni De Sio

 

Il mondo moderno sembra, almeno a prima vista, avere fra i suoi caratteri peculiari e caratterizzanti l’apparire dell’ateismo. Fino al ‘600 infatti l’ateismo era un fenomeno praticamente sconosciuto, mancava addirittura il termine per indicare chi non seguisse alcuna religione. L’ateismo cominciò ad apparire fra le elittes culturali nell’illuminismo, alla fine dell’Ottocento si diffuse ampiamente nel mondo della cultura e nelle classi medie ( Positivismo): nel corso del 900 è dilagato anche tra le masse ed attualmente i credenti effettivi ( non quelli battezzati) non costituiscono più la maggioranza nei paesi europei. Si è pertanto parlato di una “scristianizzazione” del modo moderno individuando fra le sue cause il Positivismo, lo scientismo il comunismo e quanto altro. Tuttavia a noi pare che il fenomeno debba essere meglio analizzato. In realtà nel mondo pre-moderno il cristianesimo (e la religione in generale) era elemento fondante di una qualunque comunità sociale. Dichiararsi non credente significava porsi al di fuori della comunità : i non cristiani , come gli ebrei, erano infatti considerati stranieri, componenti di una altra comunità. Partecipare alle funzioni religiose era considerato praticamene un dovere sociale: la messa domenicale, come la festa patronale era un‘attività che coinvolgeva l’intera comunità che in esse si riconosceva. Ma in realtà i partecipanti erano poi effettivamente credenti? Difficile distinguere il fedele convinto dal semplice praticante. In effetti se noi guardiamo alla condotta delle persone, agli usi effettivi politici e sociali non possiamo poi affermare che si trattasse di comunità veramente seguace dei precetti evangelici. Avidità, egoismo, violenze e ingiustizia non erano poi minori che nella nostra età. Il fatto è che nella nostra realtà moderna la pratica religiosa ha perduto il suo carattere di obbligatorietà sociale per assumere invece la funzione di una libera scelta individuale. Questo significa che chi attualmente interviene alle funzioni religiose lo fa non per una pressione della società che non esiste più ma per una personale ed effettiva convinzione personale. Pertanto se osserviamo, facendo ad esempio, che le funzioni domenicali sono seguite attualmente dal 40 % dei cittadini mentre un tempo erano seguite dal 99% sarebbe semplicistico e improprio affermare che abbiamo avuto una diminuzione del 59 % dei fedeli. In realtà ci è praticamente impossibile conoscere quanti di quel 99% che interveniva lo facevano per personale convinzione o per semplice rispetto di un uso sentito come doveroso socialmente, per non autoemarginarsi. Un ragazza ad esempio che non frequentasse i sacramenti avrebbe immediatamente fatto nascere delle chiacchiere sulla propria condotta morale, rischiava una “cattiva” fama che le avrebbe reso problematico il matrimonio. Ma attualmente noi possiamo ritenere che quelli che affollano le chiese sono realmente dei credenti non degli opportunisti. A nostro parere pertanto è errato parlare di “scristianizzazione”: non abbiamo nessun motivo per pensare che il numero dei credenti sia poi neanche realmente diminuito specie osservando le tante iniziative a carattere religioso e caritativo che fioriscono nella società d’oggi e negli ultimi giorni anche le folle che sono accorse a Roma Non crediamo nemmeno che poi i movimenti anti religiosi che si manifestano indubbiamente nella nostra società siano i responsabili principali del fenomeno che nella sua essenza è legato invece all’emergere della libertà individuale: se la scelta cristiana è una scelta libera e individuale (come deve essere) non possiamo poi aspettarci che tutti la compiano.

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