Pubblicato su www.cattolici.net   lunedi  14/3/2005               HOME

Problemi e società

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TURISMO RELIGIOSO
di: Giovanni De Sio

 

 La Settimana Santa che sta per iniziare si caratterizza quest’anno come i precedenti, per le innumerevoli  manifestazioni popolari che hanno il loro culmine nei riti del Venerdì Santo.

 Tantissimi  piccoli centri celebrano con manifestazioni colorite , spesso ingenue, gli avvenimenti della Redenzione.

Dobbiamo però realisticamente notare che, particolarmente per le manifestazioni più note,  in effetti ci troviamo di fronte ad avvenimenti più turistici che religiosi. Le strade si affollano più  che di fedeli desiderosi di partecipare a un rito religioso, di persone venute da lontano per curiosità o interesse del folclore locale, si sentono più gli scatti delle macchine  fotografiche e delle telecamere che devote preghiere.

 Nulla di male, in verità: però noi riteniamo che le manifestazioni religiose dovrebbero conservare il loro carattere devozionale  e non dovrebbero essere confuse o confluire con manifestazioni di richiamo turistico.

 Ogni centro grande e piccolo  ha riscoperto (più spesso reinventato)  a scopo di promozione turistica tornei cavallereschi, banchetti medioevali, strumenti musicali desueti.

 Le manifestazioni religiose tendono a confondersi con tutto questo (pseudo ) folclore : il turista allo stesso modo in cui vuole ascoltare la tarantella, ( che nessun napoletano balla più) o andare in gondola  (che nessun veneziano usa più) cosi  vuole anche assistere alla processione del Venerdì Santo sul mare di Procida ,alla processione dei Bianchi di Sorrento

 Ma i riti religiosi non sono ricordi di una realtà che non esiste più (come tornei, gondole e tarantelle). Essi sono invece testimonianza di una religiosità collettiva, di un atto di fede della comunità espressione di una società solidaristica e comunitaria che celebra la sua fede nei modi che gli sono propri.

Occorre allora mantenere  a queste manifestazioni il loro significato , non declassarli a manifestazioni folcloristiche : se i partecipanti fossero molto di meno, magari anche solo pochi, non importa. Non conta il numero ma le genuità  dell’ ispirazione per qualsiasi  rito   religioso. D‘altra parte se certe manifestazioni  ormai  non fossero  più sentite  dai fedeli allora meglio sarebbe lasciare che si estinguano: ci saranno forme più moderne più consone all’attuale società  che potranno proficuamente sostituirle. Non si confonda il fatto religioso che è universale con la manifestazione che è  storica e locale

 Analogamente  noi dissentiamo da programmi di viaggio in cui sono presenti  insieme il pellegrinaggio  a San Giovanni Rotondo e  la visita alle isole Tremiti, la supplica alla Madonna a Pompei e una puntatine a Capri.

 

 Per critiche e commenti: giovannidesio@libero.it

Per approfondimenti: www.giovannidesio.it