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Problemi e società

Ragione e fede

Giovanni De Sio

LLunedi,22 ottobre 2012
Spesso di dice che la religione in generale sia contraria alla ragione “moderna” e che quindi il campo della religione debba essere relegato nella irrazionalità, qualcosa cioè in cui non non è vietato credere, c’è libertà di pensiero ancora, ma che comunque rimane ai margini del pensiero.
Ma oltre che essere abbastanza diffusa, ha qualche fondamento questa tesi? Procediamo con una sommaria analisi Si parla di ragione “moderna” sottintendo che nel passato la religione poteva anche avere delle motivazioni razionali ma che ora ormai le ha perdute definitivamente. Ma questa tesi non ha riscontro nella storia del pensiero. In realtà, fin dagli inizi nel pensiero cristiano sono presenti due concezioni: secondo la prima, la religione è un fatto di fede che non ha bisogno di alcuna dimostrazione razionale e secondo l’altra invece la fede è e deve essere supportata dalla ragione
Infatti il rapporto fra fede e ragione è stato il tema principale intorno al quale è ruotato tutta la filosofia medioevale. Alcuni sostenevano il primato della ragione (intellego ut credam: capisco per credere) ed altri il primato della fede (credo ut intellegam: credo per capire) Le due tesi sono state variamente armonizzate soprattutto da San Tommaso che diede una soluzione poi rimasta fondamentale fino ai nostri giorni Tuttavia permane nel pensiero cristiano una accentuazione maggiore o minore dell’una o dell’altra tesi.
Quindi il rapporto fra fede e regione non è affatto un problema moderno ma è costitutivo fin dalle origini del pensiero cristiano
Ciò che invece è proprio della cultura moderna è che il sacro viene respinto dal quotidiano: nel passato in ogni avvenimento, che piovesse o ci fosse siccità, si vedeva la volontà diretta di Dio: nel presente invece pioggia e siccità vengono spiegate con la meteorologia. C’è quindi un atteggiamento mentale per cui l’uomo moderno, a differenza di quello medioevale, non vede nella natura, nella storia, nella vita di ogni giorno il segno di Dio ma solo avvenimenti casuali e discendenti da una serie di cause del tutto terrene Però questo modo di pensare non esclude affatto Dio. Certo, ogni fatto ha una causa immediata i fatti sono ma questo non significa che Dio non possa essere la causa prima L’alternarsi delle stagioni dipende da fatti astronomici individuabili scientificamente ma ciò non esclude che Dio, Creatore e Provvidenza ne sia la causa prima
Il fatto è che la ragione moderna viene identificata nella scienza e quindi, essendo chiaramente Dio, per definizione, al di fuori del campo della scienza, evidentemente non è un fatto scientificamente verificabile Ma in realtà questo atteggiamento poggia su una confusione concettuale: la scienza si afferma limitando il suo campo a quanto possa essere sperimentalmente verificabile. Questo non significa che tutto ciò che non sia scientificamente sperimentabile sia irrazionale o fuori della ragione.
E’ facile osservare che la stragrande maggioranza delle nostre idee e conoscenze non deriva affatto dalla scienza : il diritto, la morale, la politica, l’educazione, i rapporti familiari, il rapporto umano, il nostro porsi proprio come uomini non ha e non può avere una sua verifica scientifica come il corso degli astri e l’interazione fra le particelle. Se noi volessimo limitarci al campo puramente scientifico perderemmo ogni consistenza umana considerando pure che poi il campo della scienza vera e propria è praticamente appannaggio di poche persone, ciascuno competente per il suo campo sempre più specifico. Quindi non possiamo limitare la nostra ragione semplicemente al campo scientifico. D’altra parte anche i fondatori della scienza moderna, da Galilei a Newton furono sinceri credenti La scienza nasce limitando il suo campo al sensibile e quindi, per definizione, esclude Dio ma proprio per questo motivo non può affermare nè che esiste nè che non esiste

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