Pubblicato   da    www.americacallsitaly.org   ott.2006.          HOME

 e su IL RIFLETTERE, sett. 2005

 

 

SIGNORINELLE, ZAMPOGNARI E PANE CAFONE

Giovanni De Sio Cesari                                     

 

Nei paesi dell'interno del sud i giovani di buona famiglia venivano a studiare a Napoli all'università, lasciando per un pò  l'isolamento dei loro paesi montani.  Qui intrecciavano romantici amori con le ragazze (signorinella "pallida ": delicata, gentile secondo il canone della bellezza romantica). Poi tornavano ai loro paesi, sposavano le ragazze,  che avevano ricca dote, loro destinate dalle famiglie, vivevano bene e tranquilli ma restava loro un sentimento di malinconia per un sogno che le fredde ali della realtà avevano spazzato via.

 Un caso simile ma alcontario nvece  viene presentato da "'O ZAMPUGNARO 'NNAMMURATO"  Il zampognaro era una tipica figura natalizia: si trattava di un montanaro  che vestiva all'antica (mantello a ruota e calzettoni alti) e suonava la novena presso le case . Nella canzone  di GIll questi viene travolto da un’insana passione per una donna, dimentica la “innamorata “al paese. La scena finale della ragazza che piange  disperando di poter sposare il suo amato perso in un altro mondo è tristissima

 Ma quelli che si vedono ora sono zampognari finti, quelli veri  si estinsero negli anni 50,: finirono come finì tutto un mondo, una civiltà che i nostri padri tagliarono con l'ascia e gettarono nel fuoco.

 Ora vi sono ricostruzioni per uso turistico di concerti di mandolini, di tarantelle, di tornei cavallereschi, di processioni,  di  piatti contadini. di antichi sapori che sono spesso grossolane falsificazioni.

 Gli spaghetti al pomodoro non si fanno più a Napoli, io li ho stranamente trovati solo a Londra, cosi come la pizza alla napoletana non è la "margherita".

A Napoli chiamiamo pane "cafone" ( cioè contadino, l'aggettivo non ha necessariamente una connotazione dispregiativa) un certo tipo di pane cotto a legna: ma è un falso: il pane dei contadini era invece tutto un' altra cosa. Veniva preparato non con il lievito ma con il "crescito". cioè un pezzo di pasta conservato dall'infornata precedente. Questo permetteva al pane di essere conservato per una settimana perchè il pane non si comprava ma veniva cotto in forni comuni a parecchie famiglie. E se qualche donna non aveva nulla da infornare  ugualmente aveva la sua parte  perchè le altre donne  provvedevano senza dir nulla. Una pagnotta di questo tipo di pane mi viene regalato a Pasqua: in verità non è tanto buono quanto quello che si compra, ma io lo mangio sempre, quasi con devozione religiosa: penso che questo cibo per  tante  generazioni ha rappresentato la differenza fra la vita e la morte per fame, che era un "peccato" gettarne sia pure una piccola parte , che ci si segnava prima di mangiarlo, capisco anche il senso della preghiera  principe dei cristiani "dacci oggi il nostro pane quotidiano",  E penso che era il punto focale di una società solidaristica in cui tutti si occupavano di tutti, in cui i poveri potevano pure sfamarsi, i vecchi, gli infermi, gli handicappati trovavano un loro posto.

 Certo io preferisco il Big Mac menu: pur tuttavia per prenderlo devo fare lo slalom fra  emarginati, vecchi e non, che affollano nei loro cartoni  la stazione ferroviaria e fingere,  come tutti, di non vederli: ma chi mangiava il vecchio pane cafone (quello vero) ne lasciava sempre una parte a chi non lo aveva.