Pubblicato   da     www.americacallsitaly.org    febbraio    2007.                         HOME

"Dieci, cento mille Nassiriya" di Giovani De Sio Cesari

Nassiriya

 

OPERAZIONE

Antica Babilonia

 

Nel mese di marzo 2003 inizia l'operazione "Iraqi Freedom" (OIF), o seconda guerra del golfo, da parte di una coalizione composta principalmente degli eserciti britannico e statunitense e da altri Stati. Il 1 maggio 2003 la guerra è ufficialmente finita, anche se di fatto gli eserciti stranieri non hanno mai avuto il controllo pieno del territorio, subendo enormi perdite dovute ad attacchi terroristici ricorrenti.

La risoluzione ONU 1483 del 22 maggio 2003 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle ONU invita tutti gli Stati a contribuire alla rinascita dell'Iraq, favorendo la sicurezza del popolo iracheno e lo sviluppo della nazion

L'Italia partecipa attraverso la missione "Antica Babilonia" fornendo forze armate dislocate nel sud del Paese, con base principale a Nassiriya, sotto la guida inglese. La missione italiana è iniziata il 15 luglio 2003 ed è un operazione militare con finalità di peacekeeping (mantenimento della pace), che ha i seguenti obbiettivi:

  • ricostruzione del "comparto sicurezza" iracheno attraverso l'assistenza per l'addestramento e l'equipaggiamento delle forze, a livello centrale e locale, sia nel contesto della NATO sia sul piano bilaterale,

  • creazione e mantenimento della necessaria cornice di sicurezza,

  • concorso al ripristino di infrastrutture pubbliche ed alla riattivazione dei servizi essenziali,

  • rilevazioni radiologiche, biologiche e chimiche,

  • concorso all'ordine pubblico,

  • polizia militare,

  • concorso alla gestione aeroportuale,

  • concorso alle attività di bonifica, con l'impiego anche della componente cinofila,

  • sostegno alle attività dell'ORHA,

  • controllo del territorio e contrasto alla criminalità.

La missione termina il 1 dicembre 2006.

 

Attentati di Nassiriya del 12 novembre 2003

 

Il 12 novembre 2003 avviene il primo grave attentato di Nassiriya. Alle ore 10:40 ora locale (UTC +03:00), le 08:40 in Italia, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti la base militare italiana, provocando l'esplosione del deposito munizioni della base e la morte di diverse persone tra militari e civili. Il tentativo di Andrea Filippa, di guardia all'ingresso della base "Maestrale", di fermare, con il mitragliatore pesante in dotazione, i due kamikaze che erano alla guida del camion risulta vano, anzi, gli attentatori risposero al fuoco con i kalashnikov. I primi soccorsi furono prestati dalla nuova polizia irachena e dai civili del luogo. Nell'esplosione rimase coinvolta anche la troupe del regista Stefano Rolla che si trovava sul luogo per girare un documentario sui soldati italiani in missione.

 

Le persone coinvolte

L'attentato provoca 28 morti, 19 italiani e 9 iracheni. Inoltre provoca circa 140 feriti.

I militari caduti appartenevano alle brigate San Marco, Folgore, Trieste, Savoia, Trasimeno. Sono morti anche alcuni appartenenti alla brigata Sassari che stavano scortando la troupe cinematografica di Stefano Rolla.

La camera ardente per tutti gli italiani morti venne allestita nel Sacrario delle Bandiere del Vittoriano, dove fu oggetto di un lungo pellegrinaggio di cittadini. I funerali di Stato si svolsero il 18 novembre 2003 nella basilica di San Paolo fuori le mura, a Roma, officiati dal cardinale Camillo Ruini, alla presenza delle più alte autorità dello Stato, e con vasta e commossa partecipazione popolare; le salme giunsero nella basilica scortati da 40 corazzieri a cavallo. Per quel giorno fu proclamato il lutto nazionale.

I morti ed i feriti dell'attentato sono stati insigniti della Croce d'Onore con una cerimonia tenutasi il 12 novembre 2005 presieduta dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Alle vittime dell'attentato, inoltre, sono state intitolate numerose vie, piazze e monumenti un po' in tutta Italia

 

Le inchieste

 

Si sospetta che Abū Mussab al-Zarqāwī sia il mandante degli attentati, appoggiato dagli estremisti sunniti, mentre per la parte finanziaria si pensa ad un professore di teologia che lavora all'ateneo di Bagdad. Un'altra ipotesi porta verso il coinvolgimento di una cellula terroristica libanese molto vicina agli ambienti di al-Qāeda, infatti le modalità dell'attacco ricordano altri attentati accaduti in Libano ed, inoltre, alcuni terroristi arrestati a Beirut avrebbero raccontato diversi particolari della strage di Nassiriya. Entrambe le piste portano, comunque, ad un coinvolgimento di persone venute da fuori della provincia di Dhī Qar a prevalenza sciita e questo confermerebbe quanto affermato dai vertici della base "Maestrale", cioè che non c'erano motivi particolari di preoccupazione in quanto la popolazione locale non era ostile verso i militari italiani e gli estremisti locali venivano monitorati con attenzione.

 

Undici colpevoli per Nassirya

Nel febbraio del 2007 i le indagini sono giunte alle seguenti conclusioni  
Sono stati undici uomini - tra cui il capo di Al Qaida in Irak, Abu Musab Al Zarqawi, ucciso il 7 giugno 2006 in Irak - i responsabili della strage di Nassirya, il 12 novembre 2003, nella quale morirono 19 cittadini italiani e 9 iracheni. A queste conclusioni sono giunti i carabinieri del Ros, che hanno ricostruito l’organizzazione e la dinamica dell’attentato.
Uno dei terroristi - Abu Omar Al Kurdi, detenuto a Bagdad dove è in attesa di essere impiccato - è stato raggiunto nei giorni scorsi da una ordinanza di custodia cautelare spiccata dai magistrati di Roma, che hanno anche denunciato altri cinque responsabili della strage, tra cui Abu Omar Al Masri, ritenuto il successore di Al Zarqawi. Altri quattro, pure essi tutti identificati, sono nel frattempo deceduti. Al Kurdi, condannato a morte anche per numerosi altri attentati e delitti, venne arrestato dalle truppe Usa a Falluja.
Gli altri cinque responsabili, e ancora vivi, sono Abu Anas Al Shami, 38 anni, giordano, un emiro, capo del «Consiglio della Shura», organo supremo ideologico-religioso dell’organizzazione terroristica che ha compiuto la strage; Abu Adnan, portavoce dell’organizzazione; Abu Omar Al Masri, egiziano, 41 anni; Abu Salman Al Shami e Abab Turki, componenti della stessa organizzazione.

 

 

 

REPUBBLICA del 19 giugno 2004)

E' stato gridato più volte in un corteo di pacifisti
Secondo la questura erano poco più di 50 persone
"Dieci, cento, mille Nassiriya"
A Mestre torna lo slogan infame
Bruciata anche una bandiera a stelle e strisce
 

MESTRE - "Dieci, cento, mille Nassiriya". Lo slogan che un gruppo di antagonisti aveva gridato verso le forze dell'ordine il 4 giugno a Roma durante la visita del presidente George W.Bush, è risuonato oggi nelle strade di Mestre. Condannato duramente da tutti gli schieramenti politici, lo slogan è stata riesumato durante una manifestazione di pacifisti veneziani.
Per tre ore i pacifisti hanno sfilato a piazza Donatori di sangue, a Mestre. "Dall'Iraq se l'Italia non va via, dieci, cento, mille Nassirya", hanno gridato alcuni dei partecipanti alla manifestazione, una cinquantina di persone secondo la questura di Venezia, esponenti dei Cpc (i comitati proletari per il comunismo) e del centro sociale padovano "Gramigna".

Nel corso dell'iniziativa, preannunciata alla questura come manifestazione "per la pace nel mondo e contro tutte le guerre", è stata bruciata anche una bandiera a stelle e strisce. Tra gli obiettivi di slogan e striscioni la prigione di Guantanamo, la Cia e anche il governo peruviano per la sua politica di repressione contro l'organizzazione eversiva "Sendero Luminoso".

Anche a Roma ad intonarlo furono poco più di dieci persone che parteciparono, durante le iniziative di protesta della mattinata (che precedettero la manifestazione pacifista del pomeriggio), al corteo dei "duri" del movimento, quello dei Cobas, della rete antagonista toscana, di Acrobax e degli antagonisti napoletani e torinesi. All'altezza della Piramide, mentre il corteo partito da Testaccio si dirigeva a piazza della Repubblica, dalla coda si alzò il grido "Dieci, cento, mille Nassiriya".

"Uno spettacolo indegno", "Uno slogan infame", "Un'offesa ai nostri militari": era stata unanime la condanna delle forze politiche, a destra come a sinistra. E lo stesso leader dei Cobas Piero Bernocchi si era dissociato da quelle parole. "Se qualcuno ha gridato quello slogan non sono stato io", aveva assicurato.
 

 

DIECI ,CENTO, MILLE NASSIRIYA

 

Giovanni De Sio Cesari

 

Di tanto in tanto in qualche corteo si alza questo grido:tutti gli uomini politici prendono immediatamente le distanze :lo slogan infatti sembra inneggiare alla morte di nostri giovani in divisa militare, di persone cadute nell’adempimento del proprio dovere, comunque innocenti e la cosa appare intollerabile, dissacrante: ma al di la di questo aspetto, diremmo umano e macabro, tuttavia lo slogan ha un sua ragion d’essere, una sua logica.

Per comprenderne il senso dobbiamo brevemente analizzare la opposizione alla politica dell’amministrazione Bush in Italia ( ma anche nel mondo e nella stessa America )

In realtà noi abbiamo due forme di opposizione ben distinte che appaiono ogni volta che si affronta concretamente la questione. Vi è una opposizione che chiameremo per comodità di espressione moderata ( di sinistra moderata come Pds, Margherita, ) e l’altra antagonista ( della sinistra alternativa, come parte di Rifondazione, dei Verdi e soprattutto la galassia dei gruppuscoli di estrema sinistra)

La inconciliabilità delle due opposizione è venuta fuori, ad esempio, a momento in cui si è trattato di rifinanziare la spedizione in Afganistan

Secondo la prima opposizione, quella moderata, si criticano i mezzi o, meglio, alcuni dei mezzi con cui l’amministrazione Bush ha affrontato il terrorismo islamico ma non si mette in dubbio che esso costituisce un grave pericolo contro il quale bisogna lottare.

Per la seconda opposizione, quella antagonista, invece si nega che il terrorismo sia un reale pericolo ma che esso è semplicemente un pretesto degli USA per una politica imperialista: non sono tanto in discussione, quindi, i mezzi ma il significato stesso degli avvenimenti.

Il punto essenziale, quindi, è la interpretazione della situazione internazionale. L’opposizione moderata condivide con Bush la convinzione che il terrorismo del fondamentalismo islamico sia un pericolo per l’Occidente, per la stabilità e la pace del mondo intero ,oltre ad essere la principale causa dell’arretratezza del mondo arabo mussulmano.

Per l’opposizione antagonista invece il terrorismo è un aspetto accidentale, sostanzialmente secondario, della arretratezza economica del mondo arabo mussulmano dovuta allo sfruttamento, agli interessi e interventi degli Occidentali in generale e dell’America in particolare. Conseguentemente non si tratta quindi di combattere contro il terrorismo ma contro il capitalismo che è la causa del terrorismo stesso: ogni intervento diretto nelle cose arabe non fa altro che creare altro terrorismo

Per i primi, effettivamente, a prescindere da aspetti particolari, l’11 settembre è stato un attacco all’America di un fondamentalismo che d’altra parte era gia responsabile di una lunga serie di attentati e soprattutto avevano innescato  una serie di guerre e rivoluzioni in Medio Oriente che avevano provocato gia milioni di vittime

Per i secondi invece l’attentato dell’11 settembre è un messa in scena dei servizi segreti degli USA o almeno essi non lo hanno coscientemente impedito con il fine di usarlo come un pretesto per una politica aggressiva : negano inoltre la sostanzialità, la importanza delle motivazioni religiose –politiche delle recenti vicende politiche medio orientali . Ad esempio il conflitto iran iraq degli anni ‘80 non è visto come una lotta fra integralismo religioso ( Komeini ) e laicismo ( Saddam Hussein) ma come lotta per procura dell’America che avrebbe spinto l’Iraq contro l’Iran per motivi di predominio politico

La opposizione moderata, quindi, non è contraria pregiudizialmente a interventi militari mirati. È stata favorevole in Afghanistan approvando incondizionatamente la necessità che il nucleo di al Qaeda fosse smantellato anche se ora ritiene che bisognerebbe lasciare agli Afgani stessi o alle organizzazioni internazionali di gestire la situazioni e pensano a un ritiro graduale,
Ma per i secondi al Qaeda è poco più di una invenzione americana, non costituisce affatto uno pericolo per l’Occidente : lo stesso intervento afgano non era dettato dalla esigenza di difendersi da un insistente pericolo terrorista ma da interessi economici e politici variamente individuati (oleodotto, business di imprese americane, controllo strategico dell’area ecc ): il pericolo vero consiste nel fatto che l’intervento americano scatena veramente il terrorismo.

Conseguentemente il modo migliore per combattere i terrorismo e rendere più stabile e sicuro il mondo è semplicemente quello di ritirare le truppe dall’Afganistan

Per l’Iraq vi è stata sempre forte opposizione all’intervento perché si riteneva che esso avesse più aspetti negativi che positivi, più pericoli che vantaggi. L’idea fondamentale dell’amministrazione Bush era quella di poter installare una democrazia in Iraq che fosse di esempio per tutti i paesi dell’area ( effetto domino): la opposizione moderata non era certamente contraria a una tale prospettiva ma la riteneva irrealistica

Per la opposizione antagonista invece gi americani non avevano alcuna intenzione si impiantare una democrazia in Iraq ma semplicemente di impadronirsi del suo petrolio, di imporre la propria egemonia a tutta l’area e, in prospettiva, a tutto il mondo

Di fonte al fenomeno del diffondesi in Iraq della violenza, degli attentati delle bande di "insurgent", i primi vedevano confermati le loro pessimistiche previsioni sulla effettiva possibilità di uno sviluppo democratico ma comunque essi venivano identificati come sostenitori di Saddam o estremisti islamici o sciti o sunniti

I secondi parlavano invece di una resistenza ( esplicito paragone con la Resistenza antinazista) di fonte all’invasore americano : un popolo insomma che si solleva contro lo straniero al di là delle differenze politiche etniche e religiose cosi come era avvenuto nell’Europa invasa dai Tedeschi

L’opposizione moderata pur essendo stata contraria a suo tempo all’impresa riconosce comunque la difficoltà del ritiro dall’Iraq temendo che si risolva nella vittoria dell’estremismo islamico che creerebbe situazioni di ulteriore disordine e instabiità : I secondi invece vedono nella ritirata americana la vittoria dei popoli oppressi dal predominio americano capitalistico

In conclusione possiamo dire che la opposizione moderata vede nei soldati americani ( e italiani) presenti in Iraq comunque i "nostri" anche se ne auspica il ritiro mentre la sinistra antagonista vede invece i "nostri" , cioè quelli che combattono per un mondo più giusto negli insurgent iracheni : il grido di "una cento mille Nassirya" non è un assurdo ,è una conseguenza logica di questo discorso

Cosi come i giovani del 68 gridavano "dieci, cento, mille Viet-nam" nella convinzione che in quella terra lontana si combattesse "il male", identificato, allora come oggi dagli" americani" non in quanto facenti parte del popolo americano ma in quanto agenti del capitalismo imperialista

Esula dal nostro assunto esaminare criticamente le ragioni degli uni e degli altri:basti in questa sede di averne messo in luce i caratteri