PUBBLICATO SU NUCLEOCULTURALE  novembre  2004              HOME 

 

 

“WA-HUM SÂGHIRÛN”:  LA FRUSTRAZIONE ARABA

A cura di Giovanni De Sio Cesari

 

UNA ESPERIENZA PERSONALE

 

Il corano usa il termine “wa-hum sâghirûn” per indicare la ”umiliazione” che l’autorità islamica può infliggere a  cristiani o ebrei che sono  “dimmy”   cioè  protetti (ma meglio sarebbe dire tollerati) nel “dar al islam” (terra  dell’islam).

Il  concetto  però negli ultimi anni viene usato invece per indicare lo stato di “umiliazione” o meglio di frustrazione che gli arabi dolorosamente sentono nei confronto dei cristiani e degli ebrei.

Il senso di “umiliazione” arabo è un elemento che spesso sfugge alla attenzione degli europei ma che a nostro giudizio  può spiegare molto delle reazioni del mondo arabo  che invece noi tendiamo ad interpretare diversamente, applicando ad esse categorie mentali derivanti dalla nostra esperienza e dal nostro universo concettuale.

 Il breve racconto di una  esperienza personale forse può fare intuire più chiaramente  il fenomeno .

 Nel mese di marzo  del 2003, durante  i preparativi della invasione dell’Iraq, mi trovavo a coordinare un scambio culturale  fra studenti egiziani e italiani tramite  internet. Tutti i giovani, italiani e egiziani sembravano essere assolutamente d’accordo sulla questione: tutti contrari all’intervento USA, tutti però anche assolutamente contrari  al regime di Saddam: lo scambio di e-mail era intensissimo, tutto focalizzato intorno alla questione irachena, nessun altro argomento veniva trattato. Lo scambio continuò all’inizio delle operazioni belliche quando sembrava che le forze anglo-americane si trovassero in difficoltà e si parlò dell’annuncio che gli iracheni avrebbero seppellito i caduti  americani secondo gli usi cristiani.  

 Ma quando i soldati americani entrarono in Bagdad, praticamente senza quasi resistenza e nella piazza centrale fu abbattuto  il monumento di Saddam, da parte  dei  giovani egiziani di colpo  cessarono del tutto  le e-mail sull’argomento. Sembrò all’improvviso che gli avvenimenti che avevano galvanizzato fino ad allora i giovani egiziani fossero spariti , non fossero mai esistiti. Naturalmente io pregai gli studenti italiani che erano  restati i perplessi di non parlare più dell’argomento “ Iraq” almeno fino a quando gli egiziani non ne avessero riparlato essi stessi. Stranamente  si finì a parlare delle feste tradizionali di carnevale e di Aid el adha ( festa del sacrificio ), dei cibi che si usava cucinare  in tali  circostanze. Mai più si parlò dell’argomento “Iraq” e in verità quell’anno l’iniziativa illanguidì e non ci fu nemmeno il viaggio al Cairo per un incontro diretto.

 Perchè questo strano, inaspettato atteggiamento da parte  egiziana? La risposta è chiara:la “umiliazione” degli arabi per i fatti dell’Iraq. Anche da altra fonte seppi che in tutto l’Egitto ( credo in tutto il mondo arabo) il successo americano fu seguito da un silenzio assordante: se prima dappertutto si parlava dell’intervento americano,quando apparve chiaro e incontrovertibile che le forze Usa avevano avuto, almeno sul piano militare, una vittoria eclatante nessuno aveva più voglia di parlarne perchè tutti si sentirono oppressi dalla ”umiliazione” e dall’amarezza. In effetti gli studenti egiziani del nostro gruppo si comportavano esattamente come tutti i loro connazionali.

 

 RADICI STORICHE

 

 Da dove nasce questo intenso senso di frustrazione  per la sconfitta di un Saddam, esecrato dittatore che tutti poi si auguravano che fosse abbattuto. ? Per dare una risposta dobbiamo dare uno sguardo  alla storia antica, recente e recentissima degli arabi e degli islamici in generale.

 Per mille anni (dal VII al XVII secolo)  gli arabi islamici hanno combattuto con il mondo cristiano con alterne vicende: talvolta   sono stati sconfitti, a volte hanno subito qualche controffensiva come come quella dei “ Frangiest “ ( i Franchi in arabo, cioè le Crociate, termine non usato nell’Islam) ), la perdita della Sicilia, soprattutto della Sefar (Spagna in arabo) ma nel complesso l’islam si è diffuso dalle lontane isole dell’Indonesia ai Balcani. Nel 1683 un esercito turco pose l’assedio a Vienna ma fu sbaragliato a Kalhenberg disastrosamente da un esercito cristiano guidato dal Sobieski. Fu L’ultima volta che un esercito islamico e un esercito cristiano  si affrontarono ad armi pari. In seguito l’islam conobbe solo dolorose sconfitte che si acuirono nell’800.

 Il piccolo corpo di spedizione francese di Napoleone sconfisse ripetutamente e con irrisoria facilità i Mammelucchi che era una aristocrazia guerriera che aveva dominato l’Egitto per quasi  500 anni.

A Navarrino nel 1827  la flotta franco inglese distrusse senza ricevere alcun danno la flotta di Mehemet Ali, kedive d’Egitto.

 Nel 1898 le forse del madhi ( i cosi detti dervisci) caddero in massa di fronte all’esercito inglese a Kartum (  i dervisci ebbero  11.000 morti,      gli inglesi solo circa 40 ).

 Alla fine della prima guerra mondiale  in pratica tutto il mondo arabo e anche tutto quello islamico era controllato dalle potenze cristiane salvo qualche eccezione (soprattutto la Turchia di Kemal Ataturk ma che era  fortemente Occidentalizzata). Secondo il linguaggio coranico  il “dar al islam” ( terra dell’islam)  era dominato dal “dar al harbi “ (terra della guerra)  cioè da quel modo nel quale i mussulmani dovevano  portare la guerra per stabilire la supremazia dell’islam e che invece al contrario  ora affermava la sua supremazia sull’islam in contrasto con ogni promessa divina.

Dopo la II Guerra Mondiale tuttavia il colonialismo ebbe termine  e quindi gli arabi (e gli  islamici in generale) recuperarono la indipendenza  politica

 Tuttavia una nuova fonte di “umiliazione” si  presentava per gli arabi: la formazione dello stato di Israele.  In effetti gli Ebrei, a differenza dei cristiani, non si erano mai posti come nemici dei mussulmani perchè non avevano una propria entità politica e in genere avevano convissuto per oltre mille anni in pace nelle terre islamiche. Tuttavia non va sottovalutate  la loro presenza dei luoghi e nei tempi nei quali  con Maometto era sorto l’islam che aveva quindi dovuto anche confrontarsi con essi.  Data la importanza fondamentale dei primi momenti dell’islam essi assumono una grande importanza  nell’immaginario religioso : fenomeno molto simile d’altronde a quello cristiano che vide negli ebrei i “ nemici” perchè responsabili dell’uccisione del Cristo anche se poi in effetti gli ebrei non hanno mai minacciato in nessun modo  i cristiani.  Gli ebrei comunque erano, come i cristiani dei “ dimmy” dei tollerati dei subordinati e l’autorità spettava sempre ai mussulmani , la “parte migliore” come si  esprime il corano

 Ma in Palestina accadde l’inconcepibile: gli ebrei si crearono un loro stato in terra araba cacciandone i fedeli e alla fine hanno pure conquistata al Qods ( “la santa” per gli arabi,cioè  Gerusalemme) dalla cui sommità fu assunto in cielo lo stesso Muhammed  , nel luogo dove vi è la moschea di al-aqsa  ( la splendente ).

 Si tenga presente che lo stato di Israele che poi si pone in condizioni di superiorità  militare rispetto al mondo arabo in effetti è un piccolo stato. Forse 600 mila ebrei  nel 48  di fronte a eserciti regolari di grandi nazioni arabe, nel 67 al tempo della guerra dei 6 giorni la popolazione israeliana poteva contare circa due milioni di abitanti.  E ‘vero che può contare sul potente appoggio americano ma questi poi non sono mai intervenuti direttamente nella guerra: fatte le proporzioni è come se il Belgio da solo riuscisse sconfiggere  Francia e Germania e tenesse in scacco tutta l’Europa. 

Per un occidentale la formazione dello stato di Israele è una ingiustizia storica a danno degli arabi ( anche se si ammette poi  la impossibilità della sua soppressione e quindi il diritto alla sua esistenza ) ma per gli arabi non è solo una ingiustizia, ve ne sono tante nella storia: è una ”umiliazione” che ogni arabo sente nel profondo del suo essere.

 Si noti che l’Egitto è  riuscito a fare la pace con Israele solo dopo che la guerra del Kippur poteva essere considerata una vittoria e quindi  si poteva anche fare pace con un nemico dopo una vittoria senza essere “umiliati”.

 Negli ultimi anni la ”umiliazione” degli Arabi si è  poi  aggravata e moltiplicata. 

Nel 91 Saddam ha sfidato gli Usa, ha promesso la “madre di tutte le battaglie” ma un corpo di spedizione occidentale  ha disfatto, senza subire praticamente perdite, l’intera armata irachena che per 8 anni aveva pure tenuto testa agli iraniani : certo era prevedibile  una vittoria americana ma non in questi termini.

 Dopo l’11 settembre forze armate USA hanno preso il controllo dell’Afganistan con facilità: i talebani che avrebbero dovuto combattere fino all’ultimo uomo in una specie di clima da Nibelunghi islamico sono scomparsi dopo i primi scontri preceduti, per la verità, dai loro capi: il mullah Omar  è si è nascosto da qualche parte senza  affrontare quel “ martirio” che additava ai suoi seguaci.  E lo stesso  hanno fatto quelli di al-Qaeda che hanno lasciato nelle mani degli americani i loro archivi quasi intatti, segno di una fuga precipitosa e ingloriosa.

 Arriviamo quindi al marzo  2003 nel quale Saddam mostrò un Iraq inespugnabile , una Bagdad imprendibile.  Ma un poco numeroso  corpo  di spedizione americano ha conquistato l’intero paese  quasi senza perdite  nello spazio di pochi  giorni. appena il tempo di percorrere le grandi distanze nel deserto.  Famosa la scena del buon ministro dell’informazione irachena ( pare un semplice e cortese   professore di inglese,per niente implicato nei crimini di Saddam) ) che parlava dell’impossibilità della  caduta di Bagdad  e un giornalista che gli mostrava un carro armato americano sul ponte principale della città. E ancora maggiore “umiliazione” l’esercito vittorioso era composto in parte addirittura da donne.

E poi anche lo stesso Saddam mostrato come un bestia nascosta in una tana  senza dignità ed onore, lui che era stato, anche magari nel male, ma comunque sempre un grande capo arabo. 

 Capitolo a parte  è poi Abu graig: non si tratta solo di torture: erano cose comuni in Iraq, non fanno poi tanta impressione ma è la “umiliazione” della nudità in  un paese in cui anche gli uomini si coprono accuratamente ( a ben vedere non vi  è poi gran differenza fra uomini e donne nel coprirsi).  E poi le donne che spogliano gli uomini in un mondo in cui la iniziativa sessuale spetta strettamente agli uomini, la omosessualità  in una cultura che ne ha orrore. Ma Abu graig possiamo pure considerarlo un capitolo a parte, un incidente di percorso .

 La “umiliazione” nel mondo arabo è comunque enorme, insopportabile. Spinge alle imprese più disperate e inutili.

 

CAUSE DELLA “UMILIAZIONE”

 

 In verità  fin dagli inizi dell’800 gli arabi si posero il problema delle cause dei propri insuccessi. Ad esempio dopo Napoleone  in Egitto non tornarono al potere i Mammelucchi ma Mehemet Ali che si ispirò a modelli Occidentali .  Anche negli anni 20 la fondazione dei ” Fratelli  mussulmani” poi divenuta una organizzazione integralista  aveva nei  suoi scopi una modernizzazione  del mondo arabo ricreando in modo originale modelli Occidentali  pressappoco come era avvenuto nel Giappone alla fine dell’800.

 Si poneva  il problema del perchè gli Inglesi vincevano sempre. Alcuni rispondevano perchè avevano cannoni, altri perchè avevano la disciplina. Al di la delle semplificazioni il problema permane. Gli insuccessi arabi sono dovuti alla superiorità tecnologica degli Occidentali  o  alla loro organizzazione sociale? Gli israeliani hanno vinto la guerra dei sei giorni perchè gli armamenti forniti loro dagli americani erano superiori a quelli forniti dall’URSS agli arabi o perchè la loro organizzazione sociale e politica ( diciamo pure civile )  è superiore  a quella degli arabi? La schiacciante vittoria americana si deve alla sua superiorità tecnologica o anche a un livello civile molto più avanzato ed efficiente? 

 In effetti una causa  non esclude l’altra. Effettivamente gli Occidentali  hanno una superiorità tecnologica: tuttavia è anche innegabile che i paesi arabi hanno una fragilità politica, un arretratezza civile che li riporta al disastro. Gli americani possono essere pure molto divisi nell’intervento in Iraq  e magari la maggioranza è addirittura contraria ma nel momento in cui l’autorità legittima, democraticamente eletta (il Presidente )  da l’ordine dell’attacco  ognuno fa prevalere la disciplina sulle proprie personali convinzioni. L’Iraq invece è un paese retto  da un presidente  autoproclamatosi tale a vita e che si regge sulla forza della repressione violenta e sanguinaria , è un paese dilaniato da mille odi e rivalità fra gruppi etnici, religiosi  in ciascuno dei quali poi vi sono infiniti conflitti fra clan, tribù, fazioni tutti esplodenti in violenze incontrollate.

E l’Iraq non è  certo una eccezion in una area in  cui i capi di stato vengono chiamati all’occidentale “Presidenti” ( in arabo Rais) ma che in realtà lo restano a vita e in genere riescono a trasmettere il loro potere anche ai loro discendenti cosi come mille anni fa facevano emiri, califfi e sceicchi vari e il pacifico avvicendamento al potere usuale in Occidente pare sia pressocchè ignoto. 

Divisi su tutto gli arabi pare che abbiamo come unico collante l’Islam: ma a ben vedere questo non è nemmeno vero.

Innanzi tutto il mondo arabo non è affatto tutto islamico , vi sono anche significative presenze cristiane seppure in  diminuzione percentuale  che sono gli eredi di un Medio Oriente tutto cristiano prima dell’invasione araba.  Poi l’islam stesso è diviso fra sciti e sunniti fra loro inconciliabili: si pensi che il famoso mausoleo di Ali fu saccheggiato nel 1802 da altri mussulmani sunniti , precisamente dai wahabiti,   punto di riferimento degli attuali estremisti islamici come  al-Qaeda. Anche nell’Afganistan  le popolazioni di lingua Dari e tagika (lingue iraniane ) e quindi vicine all’estremismo  religioso degli eredi di Koemenini si sono opposti ai talebani di etnia pashto (diffusi anche nel Pakistan) e sunniti. Nello stesso Pakistan attentati a  moschee scite sono fatti comuni. Nell’ambito delle stesse confessioni vi è una pletora di autorità religiose in disaccordo fra di loro e che  emettono “ fatwe” (sentenze islamiche ) in contrasto fra i loro e che quindi si delegittimano a vicenda.

Nel mondo islamico non esiste una gerarchia religiosa, in  teoria nemmeno un clero, niente quindi di paragonabile alla nostra Chiesa Cattolica che possa rappresentare   tutti i credenti e sufficientemente autonoma dal potere politico. In Italia non è stato possibile stipulare  un concordato con i mussulmani perchè non vi è  nessun autorità mussulmana effettivamente rappresentativa. In realtà i vari consigli di Ulema, i reggitori delle mosche più importanti , i professori delle università islamiche, in pratica, sono nominati su pressione dei rispettivi governi. (cosi come avveniva in Russia per i patriarcati ) Per questo abbiamo spesso che le autorità religiose del Cairo si trovano su  posizione del tutto opposte a quelle di Kartum

 

 

REAZIONI  ARABE 

 

 Come allora mettere fine a questo stato di “umiliazione” del mondo arabo e mussulmano. Un risposta può essere quella di appropriarsi non  solo della tecnologia  occidentale ma anche delle conquiste  civili che pare diano agli Occidentali  ancora maggiore potenza. La strada è stata seguita per prima dai Turchi sotto la guida illuminata e allo steso tempo inflessibile e spietata di Kemal “ataturk” ( padre dei turchi) e seguita ma con scarso successo anche in Afganistan dal re Amanullah.

 Dopo gli anni 50 sorge poi il socialismo arabo in  una serie di regimi che si ispira all’Occidente  nella sua variante della sinistra moderata  e con una propensione internazionale verso l’URSS del tempo in funzione antiamericana e antioccidentale. Si affermano  il nazionalismo  di Nasser che ispira grande entusiasmo e speranza  in tutto il mondo arabo e non solo in esso,  il partito bath (socialista) che prende il potere  in Siria e Iraq, la “rivoluzione verde” di Gheddafi , i FNL dell’Algeria. e anche i Palestinesi sotto la guida di Arafat stringono legami con la sinistra rivoluzionaria europea  ( pare anche con le Brigate Rosse in Italia)  mentre   l’Afganistan si avvicina sempre di più al comunismo e una fazione dei Curdi si dichiara pure marxista (guidata da  Ochalan, poi riparato anche in Italia).

 Tuttavia questa politica  non riesce a togliere gli Arabi dalla “umiliazione”. Tutte le guerre con Israele vengono perse e anzi Israele  diviene ormai invincibile, il progresso economico non  è  sufficiente a lenire le grandi storiche miserie, i governanti  modernisti appaiono incapaci e corrotti , le riforme danno risultati modesti e a volte  controproducenti. Il mondo islamico già molto indietro rispetto all’Occidente  viene ora anche ampiamente  superato  dalla Cina (Canton  ha più grattacieli di Detroit) e anche l’India mostra uno sviluppo superiore (l’India già aveva vinto facilmente due guerre con l’Islamico pakistan). Gli arabi    cominciano a sentirsi gli ultimi della terra

 Allora comincia a diffondersi scetticismo verso i modelli  europei che poi erano compresi e apprezzate solo dalle poco numerose elittes culturali.

 Nasce quello che viene  spesso definito il  “vittimismo” arabo. Gli insuccessi vengono spiegati con oscuri  complotti internazionali con le improbabili  trame intessute in tutto il mondo dal sionismo internazionale. La guerra dei sei giorni è stata persa  perché gli  aerei americani sono intervenuti di nascosto,  il Libano è stato invaso dagli israeliani perché gli americani li hanno aiutati , la CIA è onnipotente, corrompe tutti, ogni male è ascrivibile al suo oscuro e segreto intervento. Sono tesi poco plausibili per di più in una serie di stati i cui regimi si dichiaravano per principio anti-americani. Ricordano un pò il complotto pluto- giudaico di cui favoleggiava Mussolini. In questa situazione negli anni ottanta si afferma un forte ritorno alla tradizione religiosa  connessa a un rifiuto dei modelli Occidentali  ormai falliti.

 Il primato deve spettare agli islamici che sono la parte prediletta da dio. Se Allah si è espresso nel corano in lingua araba non è certo un caso. Vi è una predilezione divina verso questo popolo e verso i credenti che sono “la parte  migliore” del modo e, in prospettiva,  tutto il mondo un giorno sarà islamico e a Londra e a New York le donne indosseranno l’  “jjab” (velo islamico).  Come allora  si spiega il predominio dei “safr” (degli infedeli) ? E’ cosa innaturale. Si fa largo l’idea che la decadenza degli arabi non sia dovuto alla incapacità a gestire i modelli occidentali  ma dal fatto che essi hanno lasciato o attenuato la sharia’ah ( la strada) che Dio ha indicato a tutti gli uomini.

La “umiliazione” dei mussulmani dipende da questo tradimento verso Dio: se la nazione tornerà alla vera fede la “umiliazione” cadrà sui miscredenti ( cristiani e ebrei) come è giusto che sia e come è sempre stato.

 La fede, non la tecnologie o i modelli Occidentali  sono  la vera arma dei mussulmani per ricacciare la “ umliazione” da se stessi,  per rigettarla dove essa deve ricadere.

 Il radicalismo esplode in un grande rivoluzione in Iran: ma forse è il posto sbagliato:gli Iraniani non sono arabi e appartengono alla minoranza scita: gli eserciti di Komeini vengono sanguinosamente fermati nelle paludi di Bassora, un intera generazione si sacrifica ma  la generazione che la segue pare molto meno entusiasta del rigorismo  islamico.

 Esplode  anche la rivolta in Algeria dove gli eredi  della gloriosa  lotta di liberazione soffocano la  incipiente  vittoria del Fronte islamico ma la rivolta finisce in uno stillicidio  sanguinoso e inconcludente nel generale silenzio e disinteresse del mondo.

 Dove invece il radicalismo appare vittorioso è nell’Afganistan dove un miliardario saudita ha lasciato i comodi stili di vita occidentale per combattere contro l’ateismo russo e comunista: bin Laden è diventato un eroe, tutti fanno a gara  nel dare il  nome di Osama  ai propri figli.

 Dall’Afganistan i Russi debbono andare via: in verità i motivi sono più interni e politici che militari, non di meno esso appare come una radiosa vittoria dell’Islam: finalmente la ”umiliazione” non è più sui fedeli ma sugli infedeli. E se nel nome  di Allah si è sconfitto una super potenza, forse sarà possibile sconfiggere anche l’altra. Cosi nasce il progetto di al-Qaeda e dei tanti gruppi che più o meno seguono la stessa ideologia

 

CONTRADDIZIONI ARABE

 

Tale atteggiamento spiega alcuni atteggiamenti che a noi possono sembrare contradditori o incomprensibili.

 L’attentato dell’11 settembre non viene approvato dagli Arabi sia per  motivi, diciamo, religiosi e umani sia perchè non possono non rendersi conto della ricaduta negativa che essi possono avere sulla causa araba e soprattutto sulle comunità islamiche sparse nel mondo occidentale. Tuttavia essi dimostrano ugualmente che un pugno di persone decise può infliggere rovine e distruzioni in  quella America  che è  la maggior nazione di quel mondo cristiano che li ha umiliati da secoli.

 Emblematico l’entusiasmo popolare fra i Palestinesi e l’intervento dell’autorità per scindere  ogni responsabilità, anche morale, con gli attentatori delle torri.

Tutto il modo arabo, praticamente senza eccezioni era nemico di Saddam: pur tuttavia la sconfitta del suo esercito è percepita come la ennesima sconfitta umiliante di un esercito arabo e mussulmano contro il mondo  Occidentale, o meglio cristiano, crociato  ( occidentale non è  termine usato dagli arabi). Ogni arabo vedeva con piacere la caduta di Saddam ma in pari tempo si augurava una buona resistenza del suo esercito.

 Quando dei soldati americani vengono uccisi vediamo lo spettacolo orrendo della folla, bambini compresi, che balla sui cadaveri: in realtà non si deve pensare che poi vi sia un particolare odio verso gli americani ( non ve ne sarebbe poi ragione)   ma semplicemente è un modo per dimostrare che essi non sono invincibili , la gioia di un momento in cui pare che la ”umiliazione” sia cancellata.

 Anche la terribile, macabra sceneggiata delle decapitazioni con ostaggi che piangono e si umiliano per aver salva la vita serve a dimostrare che i nemici dell’islam sono dei paurosi

 Il concetto fondamentale  rimane quello enunciato dopo gli attentati di Atocha:” noi mussulmani vinceremo perchè i nostri giovani sono pronti a morire mentre i vostri vogliono solo salvarsi  la vita”

La situazione pare allora avvitarsi in una spirale senza  fine: più gli arabi si sentono umiliati più cresce il terrorismo che è l’unico mezzo per lottare poichè gli eserciti regolari sono apparsi assolutamente inadeguati.  Ma d’altra parte  più cresce il terrorismo  e più gli eserciti occidentali  intervengono  in Medio Oriente e umiliano gli arabi.

Occorrerebbe che gli Occidentali  comprendessero che il terrorismo è anche una reazione alla ”umiliazione” e che gli Arabi si rendessero conto che il terrorismo non può che generare altri disastri e ancora quindi altra umiliazione.

  

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