Pubblicato in "Osservatorio intenazionale  " agosto  05,n 27 ,anno III                    HOME  

 

 

Giovanni De Sio Cesari

 LE CONTRADDIZIONI DELL’ARABIA SAUDITA

 

La recente morte del re ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica le difficoltà nelle quali si dibatte in questi anni la politica del paese . Per comprenderle  bisogna analizzare  storicamente il fondamento culturale dell’attuale dirigenza.

 La casa regnante attuale  sono i Saud, discendente  da ibn Saud che alla fine del 700 sposò  la causa dei Wahabiti  identificandosi quasi completamente con essi . Il  movimento, fondato da  Muhammed Ibn Abd al-Wahab  intendeva tornare alle origini dell'islam respingendo tutte le tradizioni  posteriori: possiamo paragonarli ai calvinisti del 500 ed infatti  spesso le argomentazioni della polemica richiamano quelli fra protestanti e cattolici del 500. I Whahabiti condannarono, in particolare, il culto delle tombe e furono  avversi soprattutto agli sciiti che considerarono  eretici e di cui saccheggiarono quindi  anche le città sante. Per il loro radicalismo furono combattuti dai Turchi e da Mehemet Ali  kedive d'Egitto che li espulse dai Luoghi Santi ( Mecca e Medina ) che avevano conquistato.  All’inizio del 900 i  Sauditi ripresero l’iniziativa lottando contro altre famiglie e clan rivali e, dopo il crollo   dell'impero turco, riconquistarono i Luoghi Santi. Ottennero quindi dagli Inglesi il riconoscimento del regno che prese pertanto il nome di Arabia Saudita. La monarchia saudita pertanto  si identifica con il movimento Wahabita  in nome del quale ha sempre svolto la propria politica. L’Arabia quindi è stato sempre il paese islamico più integralista: insieme a qualche altro emirato della stessa zona era  l’unico nel quale la shari’ah costituiva effettivamente ancora  la legge dello stato mentre  in quasi tutti gli altri stati islamici vigeva una legislazione che in qualche modo tendeva più o meno vagamente  o direttamente al laicismo sull’esempio occidentale.

 Ma l’integralismo Wahabita di per sè non era in contrasto   con l’Occidente perchè si tratta di una questione tutta interna all’Islam che non coinvolge in nessun modo gli stati di altra fede.  Anzi  si creò una solida alleanza con l’Occidente contro il temuto  ateismo del comunismo e quindi contro i paesi arabi che guardavano a Mosca (l’Egitto  di Nasser, la Siria di Assad, l’Iraq di Saddam Hussein ecc. ).

D’altra parte  gli occidentali avevano pure riconosciuto il loro regno e soprattutto, con la scoperta nel 1938 di ricchissimi giacimenti di petrolio, vi erano forti  e solidi interessi comuni. Questo pero non impediva all’Arabia Saudita di mostrarsi intransigente nemico di Israele in nome della solidarietà araba ed islamica  ma  in realtà per la posizione geografica l’ avversione restava puramente teorica. Tuttavia dopo la guerra del Kippur del 1973, di fronte all’aiuto massiccio che gli USA avevano prestato ad Israele, l’Arabia Saudita promosse un embargo petrolifero contro l’Occidente che scatenò una profonda crisi petrolifera  e quindi economica in tutto l’Occidente. In Italia si promossero iniziative di risparmio energetico come la famose “domeniche a piedi”, l’ora legale, l’anticipazione della chiusura dei negozi, la riduzione  dell’illuminazione non necessaria. Tuttavia tutto questo non mise in discussione nel complesso i buoni apporti con l’Occidente .

 Quando poi i Russi intervennero in Afganistan  e quindi apparve una minaccia di espansione del comunismoin Medio Oriente   Arabia e America furono ben solidali  e appoggiarono la guerriglia  islamica  in quel paese, In questo quadro i sauditi e gli americani ugualmente  furono ben contenti e finanziarono  Bin laden , eroe saudita che combatteva contro i russi con una specie di legione straniera  islamica.

Ma proprio in quegli anni  iniziò a una serie di avvenimento che mise in crisi in seguito i buoni rapporti fra integralismo arabo e Occidente.  In  Iran scoppiava una rivoluzione popolare contro lo scia, laico e  amico degli Usa  in nome di un radicalismo islamico propugnato da Khomeini. Contrariamente alla tradizionale alleanza fra religiosi islamici e Occidente in chiave anticomunista, Khoimeni, infatti, identificò l’America con il “grande satana”:  in quanto da essa  ( e in genere dall’Occidente) provenivano tutte quelle idee ( che noi definiamo “diritti umani” ) che sarebbero contrarie all’islam. Nasceva cioè l’idea che la purezza dell’Islam era  insidiata ugualmente sia dal  comunismo  che dal liberismo americano in quanto si trattava di due facce di una stessa visione laica della  vita in contrasto con la religiosità islamica. Bisognava quindi rovesciare tutti i governi laici, non importa che fossero filo-ccidentali  come lo scia  o guardassero a Mosca  come l’Iraq e la Siria: tuttavia gli iraniani erano tutti sciiti e per il momento i Sauditi si trovarono ancora in alleanza con gli USA  perché gli sciiti erano i nemici giurati dei Wahabiti ed infatti sostennero il” piccolo satana”  (cioe Saddam Hussein secondo la definizione di Khomeini ) nella guerra contro l’iran .

 Quando poi nel 1991, del tutto  inaspettatamente,  l’Iraq invase il Queit l’Arabia minacciata chiese e ottenne  l’intervento occidentale   (pagandone  anche le  spese) che la liberò dalla minaccia.Ma  intanto  però la identificazione  degli occidentali come  causa dell’abbandono rigoroso dell’islam passò  anche nel mondo sunnita e quindi in ambienti dei Wahabiti :  bin Laden e tanti altri fecero lo stesso ragionamento di Khomeini e quindi ritennero che per tornare al vero Islam, quello delle prime generazioni ( salafismo) bisognava abbattere i governi “laici” vicini all’occidente  e quindi convincere l’occidente a non intervenire in loro aiuto in medio oriente . A tal fine bisognava terrorizzare l’Occidente inducendolo a ritirarsi dal Medio Oriente: l’attentato dell’11 settembre  non fu il primo ma il più clamoroso  di questa strategia  del terrore .

 A questo punto l’Arabia Saudita si trova in mezzo a gravi contraddizioni.: non può o non vuole abbandonare l’alleanza con gli USA  ma il movimento Wahabita da sempre al potere  è fortemente contagiato dalle idee alla bin Laden : si trova cosi in  gravi contraddizioni perchè è costretta ad appoggiare gli USA  contro la sua stessa base ideologica. Molti dei suoi  esponenti  sono vicini alle posizioni di bin Laden stesso. Gli integralisti accusano l’Arabia di permettere che soldati americani e quindi non islamici stazionino in Arabia che per tradizione è luogo sacro che non permette la presenza di cristiani ( che sono invece ammessi in tutti gli altri paesi islamici). Naturalmente l’accusa  è espressione di un più ampio  movimento che vorrebbe escludere l’influenza occidentale da tutto i mondo islamico.  Da parte  occidentale non si considera  più l’integralismo come nel passato,  cioè un fatto tutto interno al mondo islamico che  si può anche disapprovare culturalmente ma con il quale non c’è motivo di entrare  in conflitto. Insomma un occidentale poteva avere orrore del taglio della mano al ladro ma questo alla fine era considerato un fatto che non lo riguardava. Ormai l’Occidente teme che dal radicalismo nasca il terrorismo. Per combattere il terrorismo si ritiene che bisogna combattere il radicalismo che è il terreno di cultura del  terrorismo. In realtà non necessariamente gli integralisti ( “Wahabiti”) sono nemici dell’Occidente, anzi fino ad ora sono stati sostanzialmente  loro amici ed alleati. Tuttavia se è vero che non tutti i radicali sono terroristi pero è anche vero che tutti i terroristi islamici sono dei radicali. Sembra cioè tramontata  la possibilità, fino ad ora  del tutto incontrastata, che si spossa seguire la shari’ah e insieme essere alleati con l’Occidente perchè   gli avvenimenti in Medio Oriente  mettono tutti di fronte  alla scelta fra l radicalismo e modernismo Se gli USA intendono portare la democrazia o almeno il laicismo in Medio Oriente perchè ritengono che il radicalismo islamico  generi terrorismo allora l’Arabia Saudita insieme radicale e amica dell’occidente non trova più una sua collocazione.