PARTE TERZA

1) IL CASO DELL'ALUNNO CARMINE D.

Nei precedenti capitoli abbiamo descritto analiticamente  lo svolgimento della esperienza : cercheremo ora  di valutarne gli aspetti positivi e negativi,i limiti, i risultati generali dell'esperienza.

La personalità certamente più interessante che ci è balzata incontro è stata certamente quella dell'alunno Carmine D.  Senza altro è necessario indagare più a fondo dei riflessi  della esperienza nel suo animo.

Egli era certamente il più maturo socialmente, il più avveduto. E' stato infatti quasi sempre Carmine D a condizionare  positivamente o negativamente tutta la esperienza . C'è stata quasi una sorda lotta fra Carmine D e il maestro: il secondo cercava con ordinamenti sempre nuovi e complessi di lottare contro i tentativi fatti continuamente , ripetutamente dal primo di falsare a proprio vantaggio lo spirito se non la lettera dell'autogoverno. In fondo ci pare che sia Carmine D. a vanificare tutti gli sforzi  del maestro perchè   alla fine, come chiariremo altrove,  il maestro stesso è stato costretto a soffocare l'autogoverno  per ripiegare più modestamente e semplicemente sul "governo" della classe.

Riesaminiamo brevemente le tappe fondamentali dell'azione della classe  di Carmine D.

Alla prima elezione il 10  novembre è riuscito a farsi eleggere. Grava però il sospetto che in questa prima elezione Carmine D ha già cominciato a barare alle regole. Probabilmente infatti, come si ricorderà,egli è riuscito ad accordarsi con altri alunni promettendo loro in cambio gli incarichi. Alla luce degli avvenimenti posteriori  questo sospetto non può che divenire sempre più fondato. Si noti che i prescelti del capoclasse sono proprio i meno maturi: probabilmente  Carmine D.  ha avuto maggiori possibilità di accordarsi con essi proprio perchè questi  già  si rendevano conto di non poter essere eletti  e quindi si accontentavano di un incarico più modesto, non sentivano la rivalità di Carmine D.

Con le elezioni del 15 dicembre egli non compare così come pare assente nella  competizione elettorale  del 10 gennaio, Nessuno o quasi vota per lui: eppure durante il primo mese  egli aveva dimostrato energia e decisione nello svolgere il suo ruolo. Probabilmente la sua carriera "politica" sarebbe finita ma a richiamarlo dall'oscurità è proprio il maestro nominandolo "capofila " per affiancare l'incapace capoclasse  che era stato eletto.  Non sappiamo a che attribuire la sua momentanea scomparsa, possiamo supporre,  ma senza alcun riscontro obbiettivo, che forse ritenne che la prova data durante il suo primo mandato sarebbe stato titolo sufficiente  per la sua rielezione,  ritenendo inutile ogni altra eventuale azione di propaganda. Non potendo essere rieletto ( per una clausola non si poteva essere capoclasse per due volte di seguito), aveva atteso pazientemente lo scadere del mese seguente  e sarà stata dolorosamente sorpreso dell'insuccesso. Questi infatti , avendo bisogno di un ragazzo da affiancare all'incapace capoclasse che era stato eletto pensò proprio a lui  segno evidente della considerazione  nel quale lo teneva.

Ci si potrà stupire che l'insegnante abbia proprio scelto Carmine D. quando su di lui nutriva gia sospetti di brogli elettorali, ma in fondo si trattava solo di sospetti. Si aveva bisogno di qualcuno effettivamente capace ,gia sperimentato. la storia non si può fare con il senno di poi. Carmine D. si trovò di nuovo quindi inaspettatamente al posto di capo  durante il suo incarico di capofila: durante il suo incarico di "capofila" non si ebbero lamentele  e proteste: non sappiamo però se sin da questo momento pensasse di legare a sè in modo particolare un certo numero di compagni.

Certamente però per le elezioni successive ,il 15 febbraio, Carmine D. prese  accordi abbastanza precisi e impegnativi. Non solo promise incarichi  chi lo avesse votato ma anche favoritismi. Si creò così un certo seguito "clientelare": Ma questo meccanismo da lui stesso messo in moto, finì con il mettere in crisi il suo "potere" e insieme tutto l'autogoverno. Infatti una volta divenuto "capoclasse" dovette mantenere le promesse fatte.  Perse così ogni stima non solo dei danneggiati  ma anche di quelli che favoriva . Non riusciva più a padroneggiare la situazione e giorno per giorno essa diveniva sempre più ingovernabile.  Certamente , per quanto dotato di sensibilità sociale  non comune, anzi veramente eccezionale, non poteva prevedere che alla fine si sarebbe trovato coalizzati contro di lui l'insegnante, preoccupato per le sorti  del suo esperimento , i compagni trattati con ingiustizia insorti contro di lui e gli stessi compagni di " partito"  colpiti in fondo nel loro intimo e inflessibile senso di giustizia caratteristico dell'infanzia. Va notato che alla fine tentava lo stesso di agire con equità ma ormai il meccanismo che aveva messo in moto finiva con lo schiacciarlo implacabilmente.

Dopo la destituzione le attività sociali entrarono in una fase  di sospensione Carmine D. maturò evidentemente il convincimento di non poter più essere eletto. Il sistema delle elezioni non gli avrebbe consentito di essere al centro del gruppo: da ardente sostenitore ne diveniva quindi il più deciso avversario. Nella elezione del 30 marzo infatti sarà proprio lui a dare l'esempio seguita da tre o quattro compagni di votare per il più incapace. Per la sua azione principalmente l'autogoverno entrò nuovamente in crisi.

Soltanto con l'ultimo sistema di elezione adottato dal maestro ( la rosa di nomi) finalmente Carmine D. cessa di essere direttamente o indirettamente il protagonista dell'esperimento.  Ma ormai la esperienza agonizza,non riesce più ad avere l'interesse e il significato che avrebbe dovuto avere.

Come valutare dunque l'azione di questo alunno?

Se ci poniamo da un punto di vista di astratto moralismo, evidentemente la figura di Carmine D. ci appare totalmente negativa,ma considerarlo  il corruttore , il "cattivo"  sarebbe ottuso moralismo. Occorre comprendere alla radice il suo atteggiamento. Innanzi tutto possiamo considerarlo un soggetto che agisce coscientemente contro giustizia? La risposta ci pare debba essere assolutamente negativa. Infatti come può un fanciullo capire cosa è lecito e cosa non è lecito fare per essere eletto? L'acquisizione del concetto di lecito e illecito era propriamente il fine che si riprometteva l'esperienza di autogoverno. Senza quindi una chiara nozione del lecito ed dell'illecito  Carmine D. si è gettato nell'agone " politico" cercando i mezzi per essere eletto senza poter distinguere fra mezzi leciti e mezzi illeciti.

In un certo momento avrà ritenuto  sufficiente dare una buona prova di sè : ma poi quando si è reso conto  che ciò non bastava è passato ad altri mezzi. Si noti che  in effetti egli era il più adatto in fondo per l'incarico di " capoclasse": se ne rendeva perfettamente conto . Non se ne rendevano invece conto i suoi compagni  la cui incapacità lo defraudava  del "suo" posto.

Ci dobbiamo chiedere allora : fu Carmine D. a guastare il sistema o al contrario il sistema a guastare Carmine D.?

Noi propendiamo chiaramente  per la seconda ipotesi.