Pubblicato in  Italianotizie  12/03/21   Home

 

L’Iraq visitato da Francesco

 

 

 

Giovanni De Sio Cesari

 

L’iraq è un paese distrutto da 40 di guerre e disordine:  pur avendo grandi risorse di petrolio, il suo popolo si trova nell’estrema miseria e carente  delle strutture moderne fondamentali ( dall’acqua alla elettricità)

La tragedia  iniziò con la Prima Guerra del Golfo contro l’Iran di Khomeini che comportò  un milione di morti, enormi sprechi di risorse e  fini nel nulla. Poi Saddam pensò di rifarsi invadendo il Kuwait 1990 , scatenando la  Seconda Guerra del Golfo  nella quale  gli americani  annientarono con irrisoria facilità l’esercito iracheno  e soprattutto le strutture del paese.  Seguirono poi dieci anni di sanzioni, di bombardamenti, disordini e alla fine nel 2003, nel quadro della lotta al terrorismo, la Terza Guerra del Golfo nella quale gli americani occuparono tutto il paese. Questi si intestardirono   nell’imporre nel  paese  una democrazia rappresentativa di tipo occidentale. Alla fine ci riuscirono dopo sanguinosi  e lunghi conflitti. Ma la democrazia  però  non ha mai funzionato veramente perché non si formarono partiti nazionali ma ogni gruppo etnico religioso finisce per votare per i propri candidati. I curdi già si erano  ritagliato un proprio stato autonomo anche se formalmente ancora parte dell’ Iraq. Gli sciiti, avendo la maggioranza  elettorale,  hanno monopolizzato il potere emarginando i sunniti  che invece avevano sempre  gestito il potere. Si è creato  quindi un continuo e inestinguibile conflitto   che spiega  l’ incredibile  e fulmineo successo dell’ ISIS  nel 2015, visto dai sunniti come una liberazione.  Contro l ISIS si è avuta una lunga e sanguinosa  guerra sostenuta da USA e paesi arabi con devastant bombardamenti ma combattuta sul terreno soprattutto da milizie sciite

 Quello pero che è pochissimo noto in Occidente è che negli ultimi due anni sono esplose manifestazioni popolari di sciiti e sunniti insieme contro il disastroso sistema settario: la repressione è stata  spietata e sanguinosa   da parte del potere, praticamente degli sciiti, nell’assoluto disinteresse dell’Occidente

 

In questa situazione  disastrosa va visto la tragedia particolare  dei cristiani  Questi sono i discendenti dei cristiani che abitavano quelle  terre prima della invasione araba (chiesa di San Tommaso) . Staccato dal  resto della cristianità, come tanti altri gruppi, formarono una chiesa a parte denominata caldea ( i caldei non c’entrano niente  , erano siriaci)   con qualche  punto dottrinale diverso  (nestoriani)  che pero  si ricongiunsero   alla Chiesa Cattolica nel 1700 tranne un piccolo numero ancora presenti definiti  caldei pre-calcedoniani

  Gli islamici non imposero  direttamente  le propria religione ma praticarono tolleranza per  cristiani ed ebrei (Ahl al-Kitab: popoli del  libro ). Pero bisogna chiarire che la tolleranza islamica è cosa diversa da quella occidentale : non i tratta  di liberta individuale ma del riconoscimento di comunità costituite.  Ebrei e cristiani erano protetti dalle  autorità   (dimmy) in cambio di un tassa (gizha ), di un  atteggiamento dimesso (Wa-hum saghirum )  e di lealtà verso il potere  Quindi cittadini di seconda categoria senza la pienezza dei diritti civili ma che costituiscono comunità autonome spesso fiorenti ed evolute.  Un tale  equilibrio è durato più di un millennio. Con la egemonia  europeo anche in quei paesi si è fatta strada la libertà religiosa in senso occidentale e i governi nazionalisti (compreso quello di Saddam) hanno  dato anche ai cristiani la pienezza dei diritti. Nel governo di Saddam, come  è noto, il ministro degli esteri  era un cristiano , Tarek Aziz

Con la fine di Saddam pero sono risorti gli estremismi e le  rivalità  religiose  e quindi anche la antica concezione  dei dimmy-  Soprattutto si è cominciato a pensare che i cristiani fossero la quinta colonna dei correligionari americano occidentali ( i crociati secondo il termine di bin Laden  ) e quindi visti come nemici.   I cristiani quindi sono entrati nel mirino degli estremisti e hanno subito pressioni  e ogni sorta di intimidazione . Con l ISIS si è giunti a vere e proprie persecuzioni  non solo verso i cristiani come verso gli  Yazidi e soprattutto verso gli sciiti. Scomparso l ISIS  nel sangue e nella distruzione generale, la  insofferenza verso i cristiani tuttavia è rimasta  Il numero dei cristiani era di circa un milione e mezzo  : non sappiamo quanti siano rimasti ora , si parla di un  decimo, gli altri sono  si sono dispersi cercando paesi meno pericolosi
   A questo punto si pone il viaggio del  papa il cui scopo essenziale è quello di mostrare che i cristiani sono iracheni come tutti gli altri, parte della nazione e  non una quinta colonna degli stranieri-  Il papa lo ha detto,  ripetendo in ogni modo e in ogni luogo  che i cristiani sono parte dell’Iraq , una filo dell’ordito che costituisce la nazione secondo un fiorito paragone di stampo arabo .

 Il punto più importante del  viaggio può considerarsi l’incontro con al Sistani  il novantenne  capo religioso  degli sciiti iracheni

Al- Sistani è nato ed educato in Iran ma non condivide la concezione  komeinista del “Velayat-e faqih, " (letteralmente: tutela del giurisperito) Con questo termine  si indica il principio che la autorità religiosa debba  controllare quella politica ( una specie di primato medioevale del papa)  che contrariamente a quello che generalmente si crede non è dottrina tradizionale degli sciiti  ma una invenzione  di Khomeini

Ora  al Sistani ha un grande ascendente fra i suoi correligionari: quindi l’incontro  cordiale  con il papa può essere, almeno si spera, un segnale per tutti gli sciiti  e smussare almeno la animosità anticristiana_  L incontro con al  Sistani fa da contraltare a quello del papa con l’iman di  al Azhar del Cairo. la massima  autorità dei sunniti  nel 2019

 La speranza è che il viaggio contribuisca a ridare un minimo di serenità ai rapporti fra caldei e islamici:  gli  effetti si vedranno nel tempo

Tuttavia solo un ritorno al laicismo  può essere la soluzione al problema,  ritorno che vediamo quanto mai lontano